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La Cgil dice che Giorgia Meloni non capisce l’emergenza lavoro e la nuova “mancia elettorale” è inutile

In un’intervista a Fanpage.it, il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo ha commentato il nuovo decreto Primo maggio del governo Meloni, incluso un bonus da 100 euro che sarà erogato a gennaio 2025 ad alcuni lavoratori. Si tratta di misure “elettorali”, ha detto Gesmundo, che dimostrano come il governo non capisca la “condizione di emergenza” dell’Italia.
A cura di Luca Pons
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Il governo Meloni ha varato un nuovo decreto in cui, tra le varie misure fiscali, c'è anche un bonus da cento euro per i dipendenti con figli a carico che hanno un reddito al di sotto dei 28mila euro, che dovrebbe essere erogato a gennaio dell'anno prossimo. Per Pino Gesmundo, segretario confederale della Cgil, si tratta di un "provvedimento elettorale" che non coglie nessuno dei punti più importanti per il mondo del lavoro: si limita a un bonus "una tantum" che peraltro viene finanziato "con un condono alle imprese". In un'intervista a Fanpage.it, Gesmundo ha commentato le mosse del governo e come si arriva al Primo maggio quest'anno.

La novità più discussa è il bonus da cento euro che arriverà a gennaio 2025 ai lavoratori dipendenti con reddito sotto i 28mila euro e con figli a carico. Come lo giudicate?

A parte che si considerano solo le famiglie con un figlio, come se le famiglie fossero tali solo se sono monoreddito e con figli. Ma in più su quel provvedimento non c'è copertura finanziaria. L'ha detto lo stesso viceministro Leo: le risorse dovrebbero arrivare dal concordato fiscale. Quindi non sappiamo quante risorse arriveranno, se arriveranno. Un provvedimento elettorale, con un un po' di mance alle imprese e (forse) ad alcuni dipendenti, ma nulla di strutturale e importante.

L'opinione è negativa anche sugli sconti fiscali per le aziende che assumono?

Pensare a decontribuire sulle assunzioni senza impostare una vera politica di investimento e industriale è inutile. Le assunzioni non è che si creano per decreto, si creano investendo nello sviluppo, sui territori. Se crei le condizioni per l'occupazione, poi quelle misure aggiuntive possono dare qualche risposta. Ma abbiamo già verificato che le medesime misure, fatte più o meno nello stesso modo in passato, non hanno dato nessuna risposta, né nel Mezzogiorno né altrove. D'altra parte, proprio in tema di occupazione, non si fa nulla per gestire le grandi transizioni, quella digitale e quella energetica, che stanno mettendo in difficoltà lavoratori, lavoratrici e imprese. Di questo non c'è proprio niente nei provvedimenti.

Pino Gesmundo, segretario confederale Cgil
Pino Gesmundo, segretario confederale Cgil

Il governo però rivendica che i numeri dell'occupazione salgono.

Noi abbiamo una verifica empirica della situazione. Le nostre strutture continuano ad accogliere poveri, anche gente che lavora e resta povera. L'occupazione è precaria e i giovani se ne vanno a centinaia di migliaia. I dati parlano di oltre 4 milioni e mezzo di famiglie in condizioni di povertà in questo Paese. Possono raccontare quello che vogliono, ma non è la verità.

È il secondo anno di fila che il governo approva delle misure sul lavoro in prossimità del primo maggio. Una mossa di propaganda?

Più che altro mi fa pensare a un governo che non ha ben chiare le priorità del mondo del lavoro, le esigenze vere. Così si trova a varare provvedimenti che non risolvono nulla. Provano a fare operazioni spot, ma sono distanti dal sostegno ai lavoratori. Sono tutte misure a favore delle imprese. La decontribuzione sulle assunzioni? Varrà il 120 o 130%, quindi oltre a non pagare i contributi le aziende avranno anche indietro dei soldi. Non ci sono misure vere a favore dei lavoratori.

Neanche il bonus da cento euro?

Alla fine anche quello, quando anche arrivasse, sarà finanziata facendo sostanzialmente un condono alle imprese, perché questo è il concordato fiscale. Quindi ancora un regalo alle imprese.

Il bonus dovrebbe essere una misura provvisoria, l'intenzione dichiarata è detassare le tredicesime. Sarebbe un passo avanti?

Intanto questa detassazione non c'è. Quello che abbiamo al momento è un bonus che ieri il viceministro Leo ha definito esplicitamente ‘una tantum'. Si fa – se va bene e le risorse arrivano dal condono – soltanto una volta e a gennaio,  perché deve gravare sull'anno successivo.

Ieri sera, a Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio vi aveva anticipato le misure. Come è andata?

Un po' come come sta andando di solito: un incontro assolutamente inutile. Non c'è nessun tipo di confronto vero, si continuano a convocare le organizzazioni sindacali soltanto per fare delle semplici comunicazioni – peraltro preannunciate abbondantemente dagli organi di stampa. Questo governo, a partire dalla presidente del Consiglio, non comprende che il dialogo sociale è tutt'altra cosa. Non c'è stata nessuna possibilità di entrare nel merito, e per di più sono incontri in cui non abbiamo nemmeno un pezzo di carta davanti: nessun documento per verificare concretamente le comunicazioni che ci vengono fatte.

Il viceministro Leo ha detto oggi che con le nuove norme fiscali e sul lavoro il governo "viene incontro a delle esigenze che sono state presentate anche dai sindacati". Non è vero?

Basta dire che noi abbiamo rappresentato, tra le esigenze prioritarie, la conferma strutturale del taglio del cuneo fiscale. La presidente del Consiglio si è limitata a dirci che non era quello il luogo per parlarne. Anche perché devono trovare 10 miliardi, che non ci sono. Il resto è fatto da misure una tantum o interventi che aiutano solo le imprese.

Che primo maggio sarà domani?

Diverso dagli altri, perché siamo in una condizione di emergenza che il governo non comprende. Siamo nel mezzo delle grandi transizioni, degli investimenti del Pnrr, nella ripresa post-Covid con le risorse che ci erano dati – ridurre i divari generazionali, di genere, territoriali – e invece stiamo continuando a fare le solite politiche. Mentre gli altri Paesi investono, nel mondo anche a causa delle guerre si ricompongono gli equilibri globali, e noi competiamo all'interno dell'Europa con i bonus una tantum di cento euro.

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