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Riforma fiscale

Tasse, come funziona il concordato preventivo biennale e cosa cambia rispetto al passato

Il concordato preventivo biennale è parte della riforma fiscale voluta dal governo Meloni: permetterà a partite Iva e piccole imprese di mettersi d’accordo con l’Agenzia delle Entrate sulla quantità di tasse da versare per due anni. In cambio, eviteranno controlli. Ecco chi può aderire e come.
A cura di Luca Pons
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Il concordato preventivo biennale è entrato in vigore per il 2024. La misura, contenuta nella riforma fiscale varata dal Parlamento lo scorso anno, è stata definitivamente approvata dal governo la settimana scorsa, sollevando anche delle critiche perché potrebbe risultare vantaggiosa per chi evade. Si tratta di patto tra il singolo contribuente e l'Agenzia delle Entrate, che sostanzialmente prevede questo: i due soggetti si mettono d'accordo su una certa quantità di tasse da versare per i successivi due anni, e se questa viene rispettata il Fisco non effettua controlli. L'idea quindi è di premiare chi aumenta le sue entrate, perché pagherà meno tasse nel secondo anno.

Chi può usare il concordato preventivo

Possono accedere al concordato preventivo biennale le partite Iva e le piccole imprese, basta che applichino gli Isa o utilizzino il regime forfettario. Per quanto riguarda gli Isa, questi sono indici si affidabilità fiscale, che vengono espressi come dei voti dell'Agenzia delle entrate da uno a dieci. Per i forfettari, il concordato nel 2024 sarà limitato a un solo anno in via sperimentale. La platea, nel complesso, dovrebbe essere di circa quattro milioni di contribuenti.

Ci sono, però, alcuni limiti fissati per legge. Non potrà utilizzare il concordato, infatti, chi ha un debito tributario superiore a 5mila euro, inclusi interessi e sanzioni. Escluso anche chi non ha regolarmente presentato la dichiarazione dei redditi nei tre anni precedenti, così come chi è stato condannato per reati tributari o riciclaggio negli ultimi cinque anni.

Come funziona e le scadenze nel 2024

Entro il 15 giugno 2024, l'Agenzia delle Entrate metterà a disposizione dei contribuenti il software per acquisire le informazioni necessarie a calcolare la proposta. Nelle settimane successive, il Fisco formulerà quindi una proposta sul livello di tasse da versare nei successivi due anni, che sarà presentata al contribuente. La partita Iva o impresa coinvolta potrà decidere se accettare o meno nel corso del mese di luglio.

Nei prossimi anni, la data per decidere se aderire o meno al concordato preventivo sarà sempre fissata al 30 giugno. Per il 2024 però, visto che la misura è nuova e ha bisogno di più tempo per essere messa in pratica, la data ultima per decidere se aderire alla proposta di concordato sarà il 15 ottobre, la stessa scadenza della dichiarazione dei redditi.

Una volta approvato e avviato, il concordato può decadere solo se emerge che ci sono redditi di grande entità non dichiarati. Lo stesso avviene se si scopre che ci sono dei debiti arretrati che non erano stati considerati prima, o se il contribuente non versa la somma concordata.

Perché c'è il rischio che aiuti l'evasione

La misura è stata contestata perché in una prima versione poneva un paletto ben preciso: poteva partecipare al concordato preventivo biennale solo chi aveva un punteggio Isa pari o superiore a otto. Questo è il punteggio che normalmente distingue le partite Iva e le imprese considerate "affidabili" dal Fisco. All'ultimo, però, questo limite è stato rimosso, e sono rimasti solo quelli sui debiti e le condanne arretrate.

Questo ha permesso di allargare molto la platea (prima erano escluse quasi un milione e mezzo di partite Iva che hanno un punteggio più basso), ma ha creato anche un possibile cortocircuito. L'Agenzia delle Entrate, infatti per due anni allenta molto i controlli sulle partite Iva che utilizzano il concordato. Ma se possono usarlo anche i "non affidabili", cioè coloro che sono considerati come possibili evasori, per loro diventa possibile continuare a evadere, pagando meno tasse del dovuto, e per di più senza controlli.

A una domanda di Fanpage.it sulla questione, il viceministro all'Economia Maurizio Leo ha risposto che "l'obiettivo è quello di contrastare i fenomeni elusivi", e che già oggi si effettuano pochi controlli fiscali sulle partite Iva che hanno un punteggio sotto l'otto. Perciò, lo scopo del concordato è anche "portare tutti i contribuenti a un livello più alto". Anche se non è molto chiaro come questo accadrà.

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