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L’inutile sgombero di Ventimiglia

Uno sgombero non è una passata di scopa che pulisce. E uno sgombero non risolve il problema. Mai.
A cura di Saverio Tommasi
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Voi, se chiedete uno sgombero, non avete mai visto uno sgombero. Ed è soprattutto a voi che voglio raccontarvi cos'è, davvero, uno sgombero.

Chiedere uno sgombero, come se lo sgombero fosse una soluzione, è diventata la moda di chi non ha soluzioni. Io capisco, umanamente, se qualcuno si barrica in casa tua rubandoti le chiavi, oppure se smette di pagarti l'affitto anche se l'affitto potrebbe permetterselo. Ma sono casi limite, e come tali andrebbero trattati. Nella maggioranza dei casi, chi chiede uno sgombero, non sa cosa chiede.

Uno sgombero non è una passata di scopa che pulisce. Uno sgombero non è un panno disinfettante che toglie la polvere dal mobiletto della nonna. Uno sgombero non è qualcosa che ricuce una situazione disperata. Uno sgombero, con la situazione disperata, ci va a letto, se la scopa e riproduce la disperazione alla velocità di un Gremlins.

Se poi lo sgombero è invocato (come fosse un miracolo o un dio, "invocato") da un rappresentante della politica, significa che siamo alla frutta e che la frutta è marcia. Perché uno sgombero non sgombera il problema ma lo sposta, con un aggravio di sofferenza e di costi. Vediamo di capirci bene, andando per punti ma partendo proprio dalla questione soldi, che per me non è però il cuore del problema, nel senso che se qualcuno va aiutato non si può stare a trattare la sua dignità con il metro del nostro portafoglio; altrimenti avrebbe ragione Martin Shkreli, il ragazzetto di 32 anni che ha fondato la Turing Pharmaceuticals, ha comprato i diritti su un farmaco salvavita per i sieropositivi e ne ha aumentato il prezzo del cinquemila per cento, portando il costo della terapia da 13 dollari e 50 a pastiglia a 750 dollari a pastiglia.
I costi, dicevo, per me non possono essere il metro del giudizio sulla salvezza della vita altrui, ma in ogni caso, come le amministrazioni comunali sanno bene, costa meno l'integrazione di uno sgombero. Solo che l'integrazione è più lunga e inizia a dare risultati nelle amministrazioni successive, per questo quasi tutte le amministrazioni scelgono gli sgomberi.

Gli sgomberi, però, non risolvono il problema. Mai. Chi viene sgomberato da un luogo, penso oggi ai migranti a Ventimiglia, oppure alle famiglie rom nei campi, una volta sgomberato non diventa automaticamente cittadino residente con casa vista mare, ma si tramuta in un fantasma in giro per la città, o piantato sugli scogli di Ventimiglia, che aspetta l'occasione giusta che gli è stata negata. Ma l'aspetta senza l'acqua potabile e il giaciglio che prima aveva.
Per questo evitare gli sgomberi è anche una questione di sicurezza, perché è più sicuro avere un gruppo di persone in un luogo attrezzato che molteplici singolarità incerte in giro per la città.

Ogni volta che vi viene voglia di dire "sgombero", riflettete sul suo significato. Vi chiedo solo questo. Sgombero sono i quaderni dei bambini sotto la ruspa, sgombero sono le coperte portate dai volontari e distrutte dalla ruspa proprio ora che l'autunno ha abbassato le temperature e l'inverno bussa alla porta. Sgombero sono i cellulari che non si è fatto in tempo a riprendere e sono rimasti schiacciati, quelli con cui era possibile chiamare la moglie, o la mamma, al di là del Mediterraneo. Sgombero è doversi cambiare le mutande a cielo aperto, mostrando culo e intimità, ammesso che le mutande non siano rimaste sepolte fra le lamiere.
Sgombero sono le matite con cui si ingannava il tempo disegnando un sole da colorare per Amina, la bambina di quattro anni che oggi aspetta sugli scogli.
Sgombero è tutte le volte che abbiamo paura e abbandoniamo l'immaginazione per il potere, che vestiamo di legalità solo perché non sappiamo declinare la parola giustizia.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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