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Inchiesta sui fondi della Lega, spunta fiduciaria panamense in Svizzera

Le indagini della Procura e della Guardia di finanza di Milano, che due giorni fa hanno portato ai domiciliari i tre commercialisti vicini al Carroccio, vogliono chiarire il passaggio e la destinazione finale di parte degli 800mila euro incassati con l’affare del capannone venduto alla Lombardia Film Commission.
A cura di Biagio Chiariello
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Il passaggio di parte degli 800mila euro, incassati dalla presunta vendita gonfiata dell'immobile per la Lombardia Film Commission, dall'Italia alla Svizzera su una fiduciaria panamense basata nel paese elvetico. Questa la novità sui fondi della Lega al centro delle indagini della Procura e della Guardia di Finanza di Milano, che due giorni fa hanno portato ai domiciliari tre commercialisti vicini al Carroccio. L’obiettivo è chiarire qual è la “destinazione finale” di parte della provvista (pare quasi 300mila euro) creata con la presunta operazione immobiliare illecita: il passaggio del denaro dall’Italia alla Svizzera e, in particolare, sulla fiduciaria panamense. È stata avviata da giorni dai magistrati una rogatoria per seguire i flussi del denaro.

Secondo l’accusa, attraverso un’operazione immobiliare gonfiata 800mila euro di fondi regionali sarebbero stati in parte intascati dal “gruppo” di commercialisti e in parte si sarebbero dispersi in altri rivoli. Anche il nome di Matteo Salvini è finito nelle carte della vicenda per una cena a fine maggio scorso a Roma insieme al vicepresidente del Senato Roberto Calderoli (che però all’Ansa smentisce di aver partecipato), il senatore Stefano Borghesi e Andrea Manzoni, revisore contabile alla Camera per la Lega e arrestato due giorni fa nell’inchiesta milanese sul caso Lombardia Film Commission. Il particolare, come scrivono oggi ‘la Repubblica’ e ‘il Fatto Quotidiano’, emerge da un’informativa della Gdf agli atti delle indagini. In quel periodo Manzoni e Alberto Di Rubba, direttore amministrativo per la Lega al Senato e anche lui arrestato, erano impensieriti per il licenziamento di Marco Ghilardi, all’epoca direttore della filiale di Seriate (Bergamo) della banca Ubi, per alcune operazioni sospette sui conti aperti dai due commercialisti nell’istituto di credito. Come era venuto fuori, tra l’altro, stando ad una testimonianza dello stesso Ghilardi, i due gli avevano chiesto di aprire “conti” intestati alle “associazioni regionali” del Carroccio, ossia articolazioni territoriali del partito. Operazione non andata a buon fine.

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