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Il sottosegretario Amendola a Fanpage.it: “Pnrr è un patrimonio per l’Italia, un’impresa nazionale”

Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, Enzo Amendola, il Piano nazionale di ripresa e resilienza è “una grande missione nazionale che deve unire tutti”. Serve a “sanare le ferite economiche della crisi dovuta al Covid, ma anche a rilanciare questo Paese su un’economia sostenibile e digitale – ha spiegato intervistato dal direttore di Fanpage.it – è un patrimonio per l’Italia dei prossimi decenni”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è, di fatto, la grande scommessa dell'Unione europea. È un patrimonio per le nuove generazioni, ma anche una responsabilità importante per chi è chiamato ad organizzarlo e gestirlo. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, Enzo Amendola, ha spiegato in un'intervista al direttore di Fanpage.it, Francesco Cancellato, qual è il cuore di un passaggio storico per il futuro dell'Italia e dell'Europa. "Considero questo piano una grande missione nazionale, non un dibattito tra partiti, governo e Parlamento – ha sottolineato – È una di quelle tipiche missioni che devono unire tutti: sindacati, imprenditori, forze politiche, i media". Il piano è "Italia Domani" e "serve per sanare le ferite economiche della crisi dovuta al Covid, ma anche per rilanciare questo Paese su un'economia sostenibile e digitale". Si tratta di "205 miliardi più 30 che aggiungerà lo Stato", parliamo di "un patrimonio non per questo governo, ma per l'Italia dei prossimi decenni". E forse "sarebbe il caso che fossimo tutti uniti per sostenere questa grande impresa nazionale".

Il Pnrr "deve arrivare in ogni angolo del Paese". Le scelte fatte hanno delle "grandi missioni": la prima è "l'economia sostenibile", che significa "neutralità climatica", perché "tutti abbiamo l'ambizione a livello europeo di difendere il pianeta dal riscaldamento climatico". Quindi significa "investire su energie di nuova generazione, produzione energetica, consumi legati al fabbisogno del nostro Paese", ma anche "curare il nostro territorio". Allo stesso tempo "bisogna investire nell'economia circolare e nella rivoluzione digitale", che si traduce in "una pubblica amministrazione completamente differente", ma bisogna anche "dare alle imprese le risorse per comprare macchinari di nuova generazione che le mettano in competizione sul mercato". Per il sottosegretario Amendola il cuore del Next generation eu "è l'investimento di più di 30 miliardi sulla formazione". E cioè "asili, scuole primarie, dove spingeremo molto anche sulle competenze digitali, Its, università".

L'Italia, però, non ha dei record nell'assorbimento delle risorse europee: "Insieme a questi 230 miliardi ci saranno altri 100 miliardi di fondi europei del bilancio ordinario per l'agricoltura, coesione, sviluppo e ricerca – ha ricordato Amendola – È un enorme assegno di fiducia per il nostro Paese, perché siamo quelli che hanno sofferto di più e abbiamo negoziato un buon accordo". Ora però "dobbiamo essere all'altezza non solo dei nostri desideri, ma dobbiamo cambiare quello che nel passato non ha funzionato". Qui c'è "da trasformare il nostro sistema economico". Siamo "la prima economia circolare d'Europa, abbiamo tante startup e tanti ragazzi che devono essere sostenuti".

Non solo il Pnrr e il futuro, ma anche il presente, che significa Covid, vaccino e green pass. Il sottosegretario Amendola ha sottolineato che "l'Europa è riuscita, dopo alcuni errori iniziali, a fornire vaccini". Molti Paesi "usano il green pass", e "l'Italia ha scelto una via più chiara e netta". Ma attenzione: "La scelta di libertà è far si che gli altri stiano bene e non rischino la vita per non utilizzare i vaccini, che ci stanno dando la forza di riprenderci e soprattutto di tornare a vivere in tranquillità". Intanto in Italia è cominciata la somministrazione della terza dose: "Per ora si utilizza sulle persone più fragili, poi la valuteremo per contrastare le varianti", ma "dobbiamo essere alleati della scienza per difendere e proteggere i cittadini".

Tornando all'Europa e all'Unione europea, invece, è pesata la mancanza di una politica estera comune sull'Afghanistan: "La difficoltà sta nel chiudere accordi sull'immigrazione e negoziati sull'armonizzazione fiscale, così come nell'avere una politica estera comune che dia all'Europa il suo posto nel mondo". Il sottosegretario ha ricordato che "siamo il mercato economico più grande al mondo, una parte del pianeta guardata da tutti per la ricchezza". Ma "non facciamo politica estera, abbiamo vissuto la questione siriana e le guerre in Medio Oriente, abbiamo visto la fine delle operazioni in Afghanistan quasi con un disarmo morale". Amendola ha spiegato di provare dispiacere nel "guardare l'Europa disarmata discutere delle crisi del mondo solo per fare il calcolo dei rifugiati e dei profughi che arriveranno ai nostri confini". Ora, però, "è il momento di cambiare, abbiamo lottato insieme nella crisi del Covid, per gli investimenti del Next Generation, è il tempo di avere una politica estera che porti fuori dall'Europa pace e sicurezza comune". Il sottosegretario ne è certo: "L'Europa ha la forza e le capacità di farlo, è mancata la volontà politica".

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