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Il Pd non deve insabbiare i guai delle primarie di Napoli

È ragionevole pensare che a Napoli la ‘festa della democrazia’ non c’è mai stata? E che al suo posto c’è stato un remake della triste storia delle primarie di 5 anni fa? È ragionevole chiedere che i vertici del Pd non insabbino questa storia e invece vadano a fondo, costi quel che costi?
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Ma sì. È andata proprio così come ci hanno raccontato. Alle primarie del Partito Democratico a Napoli non era necessario vigilare, né tanto meno i giornalisti avrebbero dovuto perdere il tempo a ficcare il naso nei seggi. Perché tutto si è svolto alla perfezione. A San Giovanni a Teduccio un uomo buono, vedendo una vecchina che aveva freddo ed era senza un euro, ha pensato di darle una moneta e farla così partecipare alla grande festa della democrazia. Nello stesso quartiere, un onesto padre di famiglia, incrociava moglie, figlia e genero ai seggi – pure loro senza un euro in tasca – e generosamente decideva di tirarne fuori 10 per farli contribuire sempre alla stessa imponente festa della democrazia.

È andata così. Noi ci crediamo. Crediamo che nel seggio di Scampia i due personaggi legati al centrodestra che vide nell'ex sottosegretario berlusconiano Nicola Cosentino il suo leader, stessero fornendo agli elettori disinteressate istruzioni sul voto del partito di centrosinistra. Crediamo fossero lì soltanto per consentire agli interessati di non perdere l'opportunità di essere protagonisti d'una grande festa della democrazia.

Così è (se vi pare). Ma se invece, per puro caso, mettendo in fila tutte queste spiegazioni, scuse e giustificazioni, arrivereste a giudicare il quadro più simile a una scenetta di Benny Hill che alla procedura di selezione del candidato sindaco del primo partito del Paese nella terza città d'Italia, beh, allora sareste in seri guai.

Sareste iscritti d'ufficio da rappresentanti regionali di partito fra gli autori di «macchinosi tentativi di infangare» il Pd. Sareste tra coloro che «strumentalizzano per calcolo politico» poche isolate vicende. Sareste, per almeno tre esponenti politici, persone cui destinare una querela per diffamazione. E, infine, diverreste bersaglio di calunnie per una plètora di variopinti esponenti del sottobosco politico che trova solo sui social network sgraziati motivi d'espressione e di esistenza.

Decidete voi, dunque, se voler stare da una parte o dall'altra. Fatelo non prima di aver visto e rivisto i video reportage che in questi giorni vi stiamo proponendo; fatelo non prima di esservi posti una domanda: è ragionevole pensare che a Napoli domenica 6 marzo 2016, dalle ore 8 alle ore 21 al di là dei protagonisti Valeria Valente e Antonio Bassolino, questa festa della democrazia non c'è mai stata? E che al suo posto c'è stato un remake della triste storia delle elezioni primarie partenopee di cinque anni fa? È ragionevole chiedere che i vertici del Partito Democratico (Matteo Renzi, Deborah Serracchiani, Lorenzo GueriniMatteo Orfini) non insabbino questa storia e invece vadano a fondo, costi quel che costi?

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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