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Il governo litiga sul codice degli appalti, cosa sta succedendo

Da un lato chi crede che il decreto semplificazioni sia un assist alle mafie, dall’altro chi lo vede come un aiuto che permette ai sindaci di ripartire più velocemente. Da un lato il Pd, dall’altro Lega e Forza Italia. Intanto la Cgil è pronta a proclamare lo sciopero generale se il dl dovesse passare così com’è. Draghi da Bruxelles raffredda gli animi: “È una bozza preliminare, si tratterà di trovare un punto d’incontro”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il decreto semplificazioni è in dirittura d'arrivo, ma il governo continua a litigare. E non solo: si schierano anche in sindacati, che minacciano lo sciopero generale. Sul dl previsto tra le riforme che chiede la Commissione europea, per velocizzare le opere infrastrutturali e in generale l'applicazione del Recovery plan, non c'è accordo nella maggioranza. Il punto centrale dello scontro è il codice degli appalti, che alcune forze politiche vogliono assolutamente preservare, mentre altre lo vorrebbero azzerare, citando il modello del Ponte di Genova. E sul quale è intervenuto ieri anche il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), Giuseppe Busia.

Un assist alle mafie o un aiuto ai sindaci. Sono queste le posizioni agli estremi sul decreto semplificazioni che, nella bozza, prevede l'eliminazione del massimo ribasso e la liberalizzazione del subappalto. Significherebbe, sostanzialmente, rivedere profondamente il codice degli appalti. Il Partito Democratico non ci sta e chiede che le modifiche siano riviste, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, minaccia lo sciopero generale parlando di "scelta indecente". L'associazione Libera avverte: "Sarebbe un vero e proprio liberi tutti per mafia e corruzione". Dall'altro lato Forza Italia e soprattutto la Lega mirano all'azzeramento del codice degli appalti, con il potere che andrebbe tutto in mano ai sindaci, velocizzando le procedure. La paura di Pd e Cgil, però, è che le condizioni dei lavoratori peggiorino. La destra risponde che quella è una questione di controlli, che prescinde dagli appalti.

Intervistato ieri da Repubblica, Busia ha commentato: "Il codice degli appalti non può essere sospeso, perché le direttive europee non disciplinano tutti gli aspetti ed avremmo pericolosi vuoti normativi su parti essenziali". Il presidente dell'Anticorruzione è d'accordo che vada "aggiornato e migliorato in alcune parti", ma "usando il bisturi e non l'accetta". La soluzione sta nella "digitalizzazione", grazie alla quale "diventa possibile controllare anche i subappaltatori, fare verifiche su di loro e non tollerare la presenza di mafiosi". Oggi Draghi ha raffreddato gli animi: "Si tratta di una bozza preliminare – ha spiegato in conferenza stampa a Bruxelles – Sono cambiamenti profondi, mi aspetto ci sia una diversità di veduta". Si tratterà di trovare "un punto d'incontro senza che venga snaturato l'obiettivo principale di questo sforzo", cioè "di costruire un'Italia più equa, più produttiva e più competitiva, quell'Italia che vediamo nel Pnrr".

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