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I poveri finanziano le pensioni dei ricchi perché muoiono prima

Dal rapporto annuale dell’Inps, presentato da Tridico alla Camera, emerge che le pensioni dei più ricchi le finanziano i più poveri. Chi ha un reddito più basso vive meno e quindi percepisce la pensione per meno tempo, a differenza di chi ha un reddito da lavoro più alto e un’aspettativa di vita più lunga. Il presidente dell’Inps promette: “Questo aspetto deve cambiare”, ma la forbice negli anni si è allargata sempre di più.
A cura di Tommaso Coluzzi
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I poveri pagano le pensioni dei ricchi, perché hanno un'aspettativa di vita minore e, una volta lasciato il lavoro, muoiono prima. "I cittadini con le pensioni più basse e che vivono meno a lungo finanziano i cittadini con le pensioni più alte che vivono più a lungo e questo per l’Inps deve cambiare", ha spiegato ieri Pasquale Tridico, presentando il ventesimo rapporto alla Camera dei deputati. Il presidente dell'ente previdenziale si è soffermato sulla questione dei lavori più usuranti, riferendosi a un focus di Simone Ghislandi e Benedetta Scotti, contenuto negli allegati al rapporto presentato a Montecitorio.

Lo studio si concentra sui dati degli archivi dell'Inps, selezionando i lavoratori che sono nati tra il 1930 e il 1957, valutando il reddito del loro impiego e la qualifica. "Gli uomini nati tra il 1930 e il 1939 appartenenti al quintile di reddito più ricco vantano un vantaggio medio in termini di speranza di vita a 50 anni rispetto agli appartenenti al quintile più povero di circa 3 anni – si legge nel testo – Per gli uomini della coorte 1950-1957, tale vantaggio si allarga a circa 4,5 anni". Insomma, i più poveri vivono nettamente meno dei più ricchi, e in più la forbice si sta allargando nettamente nel corso del tempo.

La presenza di disuguaglianze di longevità "solleva criticità rispetto a politiche previdenziali che ignorano tali eterogeneità, quali l’ancoraggio dell’età pensionabile alla speranza di vita media della popolazione o l’utilizzo di coefficienti di trasformazione indifferenziati per il calcolo delle pensioni secondo il metodo contributivo", si legge ancora. "Tali misure, infatti, penalizzano gli individui appartenenti a categorie caratterizzate da profili di mortalità sistematicamente sfavorevoli rispetto alla mortalità della popolazione generale". Se l’allungamento della vita media "rende necessaria l’adozione di misure atte a garantire la sostenibilità e l’equità intergenerazionale del sistema previdenziale, le disuguaglianze che si celano dietro l’invecchiamento della popolazione pongono questioni di equità intra-generazionale altrettanto pressanti". Insomma, un messaggio chiaro all'Inps e al presidente Tridico, che ha già detto che la forbice tra ricchi e poveri non si può più ignorare.

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