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I campioni di “assenteismo” in Parlamento? I verdiniani e i forzisti

Un mini-dossier elaborato dall’associazione Open Polis mette in luce le problematiche relative al calcolo delle presenze parlamentari e della produttività degli onorevoli eletti nel 2013, stilando una classifica dei deputati e senatori più assenteisti. Alla Camera svettano gli onorevoli di Forza Italia, mentre al Senato i più assenteisti sono i parlamentari di Ala.
A cura di Charlotte Matteini
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Alla Camera trionfa l'assenteismo, manca un deputato su cinque

Ma quanto lavorano davvero gli onorevoli italiani in parlamento? La polemica relativa all'assenteismo di alcuni esponenti politici è da sempre molto popolare, ma di pari passo non sempre è chiaro ai più come siano effettivamente organizzati i lavori parlamentari e il metodo di calcolo delle presenze in Aula. A questo proposito, l'associazione Open Polis ha elaborato un mini-dossier relativo per cercare di chiarire la questione. Secondo quanto dispongono l'articolo 48 del regolamento della Camera e l'articolo 1 del regolamento del Senato, i parlamentari hanno il dovere di partecipare ai lavori in Aula e in Commissione. Allo stato attuale, le presenze di senatori e deputati vengono calcolate tenendo in considerazione non le sedute giornaliere in Aula, ma le sole votazioni elettroniche perché, come spiega Open Polis, all'interno di una stessa seduta ci possono essere più votazioni e se si tenesse conto solamente delle sedute in Aula, un parlamentare potrebbe risultare presente partecipando a una sola delle votazioni di giornata.

Come si monitorano le presenze in Aula e la produttività parlamentare?

"Esistono tre tipi di votazioni: ad appello nominale (per appello o con votazione elettronica), a scrutinio segreto, o per alzata di mano. Per la quasi totalità dei casi si tratta di votazioni elettroniche: da inizio legislatura ce ne sono state 20.172 alla camera e 16.036 al senato", rileva l'associazione, sottolineando inoltre che "nelle commissioni parlamentari, come denuncia la campagna #ParlamentoCasaDiVetro, attualmente le votazioni elettroniche non sono istituzionalizzate. Questo da un lato non ci permette di capire chi sia responsabile di quali decisioni, dall’altro ci impedisce di analizzare i dati delle presenze nelle commissioni, vero cuore del processo legislativo. Il lavoro delle commissioni parlamentari rimane quindi escluso dalla possibilità di monitoraggio completo e di analisi". 

Non solo sussiste quindi un problema di monitoraggio delle presenze in commissione, ma a complicare il calcolo delle presenze effettive in Aula, e conseguentemente della produttività di ciascun parlamentare, interviene anche l'esistenze della cosiddette assenze giustificate, ovvero delle missioni parlamentari. In caso un onorevole non partecipi al voto perché impegnato a svolgere compiti istituzionali fuori sede, può risultare comunque presente ai lavori proprio in virtù di questa sorta di assenza giustificata. Il problema delle missioni parlamentari è che sono regolate in maniera piuttosto controversa e poco trasparente:

Ma la poca trasparenza della materia non è trascurabile. Alla fine di ogni seduta il presidente dell’aula elenca i parlamentari in missione e ne specifica per ciascuno la commissione per cui stanno lavorando. Tuttavia non si precisa l’attività esatta che ne giustifica l’assenza né la durata. In altre parole è possibile sapere chi non è presente perché in missione, ma non per quale motivo di preciso e per quanto tempo non ci rimarrà. Inoltre nei resoconti delle votazioni elettroniche i congedi e le missioni sono segnati allo stesso modo. Una confusione peggiorata dal fatto che anche se formalmente in concedo o in missione, i parlamentari possono partecipare lo stesso ai voti più importanti della seduta.

"Nella XVII legislatura i deputati sono risultati in missione nell’11,56% delle votazioni elettroniche. I gruppi con la media più alta sono Area popolare, Fratelli d’Italia e Democrazia solidale – Centro democratico. Media leggermente inferiore al senato (8,74%), con in cima alla classifica Aut-Psi-Maie, Area popolare e Lega Nord. Per entrambi i rami l’alta percentuale per i singoli gruppi può essere dovuta a tanti fattori: dall’alta incidenza di membri con incarichi istituzionali alla composizione del gruppo", spiega Open Polis, sottolineando che "le missioni sono importanti anche per il conteggio del numero legale, cioè il numero minino di presenti – fissato nella metà più uno dell’aula – necessario affinché le deliberazioni dell’aula siano valide. Mentre al senato per raggiungere il numero legale non si contano i parlamentari in missione o in congedo, alla camera sì".

 
 

La problematica dei doppi incarichi

Prendendo quindi in considerazione questi elementi, ovvero il programma dei lavori parlamentari, la rilevazione delle presenze e le missioni istituzionali, si può analizzare e interpretare il dato relativo all'assenteismo di ogni onorevole. Il perno fondamentale sono i cosiddetti doppi incarichi: nell'attuale legislatura 12 ministri su 19, compreso il presidente del Consiglio Gentiloni, sono anche parlamentari (63%), allo stesso modo 47 membri di governo su 61 ricoprono il doppio incarico, per una percentuale totale del 77%. Questo tipo di doppio incarico comporta chiaramente una diradata presenza alle votazioni in Aula: i dati infatti rilevano che i parlamentari a capo di un ministero in media partecipano al 10% delle votazioni elettroniche, contro una media della Camera del 66,5% e del 73, 7 al Senato. Fanalino di coda il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che risulta aver partecipato allo 0,77% delle votazioni, seguita da Alfano all'1,18% e Franceschini al 2,29%.

I meccanismi di penalizzazione per gli assenteisti

Nel tentativo di porre un argine al fenomeno dell'assenteismo parlamentare, è stata introdotta una penalità economica nei confronti di quegli onorevoli che risultano essere assenti durante i lavori dell'Aula che colpisce la cosiddetta diaria, ovvero la somma riconosciuta a titolo di rimborso spese per il soggiorno a Roma per lo svolgimento dell'attività parlamentare. Per ogni giorno di assenza dalle sedute dell'Aula, agli onorevoli vengono trattenuti 206,58 euro dai 3.500 euro mensili di diaria. Per essere considerati presenti, però, non occorre partecipare a tutte le votazioni elettroniche della seduta, ma solo al 30% di esse. "Si registra una totale mancanza di trasparenza sulle modalità con cui queste regole vengono fatte rispettare e sull’entità delle eventuali decurtazioni applicate. Queste informazioni non vengono pubblicate né per le singole sedute né con report di riepilogo che facciano il punto sul fenomeno nel corso della legislatura", sottolinea Open Polis.

Chi sono i parlamentari più assenteisti?

Stando ai dati rilevati dall'associazione Open Polis, alla Camera i parlamentari più assenteisti sono tutti di Forza Italia, mentre invece al Senato gli onorevoli maggiormente assenteisti sono di Ala, Forza Italia e Gal. In media alla Camera i deputati sono assenti al 21,68% delle votazioni elettroniche. Il gruppo con la media più alta è Forza Italia (39,98%), seguito da Fratelli d’Italia (32,31%) e il gruppo Misto (30,32% e i tre deputati con la percentuale più alta di assenze alle votazioni elettroniche sono Antonio Angelucci (Fi – 99,57%), Marco Martinelli (Fi – 90,75%) e Francantonio Genovese (Fi – 90,45%).

 

Al senato, invece, la media di assenze in Aula durante le votazioni elettroniche è leggermente inferiore e si ferma al 17,53%. Il gruppo con la media di assenteismo più alta è Ala-Sc (30,49%), davanti a Forza Italia (28,59%) e Gal (28,25%). I tre senatori con la percentuale più alta di assenze alle votazioni elettroniche sono Nicolò Ghedini (Fi – 99,21%), Denis Verdini (Ala-Scclp – 89,91%) e Giulio Tremonti (Gal – 81,70%).

 
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