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I 5 Stelle vanno in campagna: big a cena in agriturismo per decidere la nuova guida del Movimento

Il reggente M5S riunisce ministri e sottosegretari 5 Stelle in un agriturismo fuori Roma, dove i big grillini si confrontano dal pomeriggio fino a dopo cena. Ufficialmente l’incontro è convocato per parlare dell’agenda di governo e del percorso di riorganizzazione interna, che passa dai prossimi Stati Generali. Ma dietro le quinte il summit è anche il tentativo di mettere fine alle liti interne e dare rapidamente una nuova guida al Movimento.
A cura di Marco Billeci
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Il reggente Vito Crimi arriva al summit di governo M5S in un agriturismo alle porte di Roma
Il reggente Vito Crimi arriva al summit di governo M5S in un agriturismo alle porte di Roma

Probabilmente chi ha scelto l’agriturismo Cobragor – periferia nord ovest di Roma – per la giornata di ritiro dei vertici 5 Stelle non lo ha fatto per la storia movimentista che accompagna il luogo. La cooperativa che gestisce il casale, infatti, nasce dall’occupazione del terreno da parte di un gruppo di disoccupati guidati da Paolo Ramundo, oggi affermato architetto, all’epoca animatore del gruppo degli “Uccelli”, importante realtà politica del ’68 romano. Uno spirito rivoluzionario che magari oggi tornerebbe comodo ai grillini alla ricerca di una nuova identità. E invece la lunga riunione di ministri e sottosegretari assomiglia molto di più a un caminetto vecchia maniera, un tentativo di comporre le fratture interne e trovare una via d’uscita condivisa per dare una nuova guida al Movimento.

Un summit (poco) segreto

“Doveva essere segreto”, esclama il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà di fronte al muro di telecamere che lo aspettano all’ingresso del ritrovo. Già, perché in teoria il riserbo sulla sede del vertice convocato dal reggente Vito Crimi era assoluto, così da tenere alla larga i cronisti. In realtà ben presto la notizia circola e decine di giornalisti percorrono la strada privata che parte proprio accanto al drive-in per i tamponi Covid di Santa Maria della Pietà e porta nel mezzo della prima campagna romana, dove ha sede l’agriturismo.

Intendiamoci, non sembra proprio che i big M5S siano particolarmente sorpresi o infastiditi dalla presenza delle telecamere, anzi ci tengono a far sì che questa prova di compattezza sia immortalata a dovere. Passano sorridenti Di Maio e Patuanelli, Pisano e Azzolina. Il ministro della Giustizia Bonafede dice che “il Movimento è cresciuto, è pronto ad affrontare le nuove sfide”. Allora no, forse la scelta del posto non è davvero un tentativo per tenere lontani i giornalisti, ma qualcos’altro.

“Questo luogo ha un significato simbolico, è un ritorno alle origini, un ritorno alla natura, ai temi cari al Movimento 5 Stelle”, afferma il reggente Vito Crimi arrivando ai cancelli del casale poco dopo le 16, orario fissato per l’inizio del summit. C’è chi come il sottosegretario Carlo Sibilia rievoca un'altra giornata simile, quella dell’Aprile 2013 in cui i parlamentari appena eletti si ritrovarono con Beppe Grillo in un ristorante tra Fregene e Bracciano. Solo che all’epoca i neo-onorevoli si muovevano caricati su tre grandi autobus turistici, oggi arrivano a bordo delle auto governative. “Non sono auto blu, sono auto di servizio”, spiega Sibilia con una distinzione che difficilmente sarebbe stata accettata dagli stessi 5 Stelle all’epoca degli slogan anti-casta.

Il capogruppo M5S al Senato Gianluca Perilli
Il capogruppo M5S al Senato Gianluca Perilli

Una nuova guida per il Movimento

Quindi questa riunione è un tentativo di ridare un’immagine dei 5 Stelle come quella di un tempo, dentro ma fuori dai palazzi? Sì, ma forse c’è dell’altro. Perché un evento del genere serve pure a tenere alla larga le anime più inquiete dei pentastellati, da Davide Casaleggio ad Alessandro Di Battista, fino a Beppe Grillo. Mette al riparo anche dai mugugni del gruppo parlamentare e delle realtà territoriali sempre più in subbuglio. E così l’incontro diventa un lungo redde rationem tra chi oggi tira davvero le fila del Movimento. Ai cronisti arrivano pochi echi della discussione che si svolge all’interno. Ogni tanto nelle pause sigaretta si sente qualche voce alzarsi di tono, il viceministro Buffagni si sbraccia mentre discute concitato con i colleghi di governo Tofalo e Castelli.

Ufficialmente, i temi affrontati sono quelli dell’agenda di governo e del percorso per la riorganizzazione interna, rigorosamente senza fare nomi per la futura leadership.  Si parla anche del ruolo sempre più controverso della piattaforma Rousseau, gestita da Casaleggio. Ma qualcos’altro emerge dalle poche parole che Crimi offre ai cronisti poco dopo le 20, a riunione ancora in corso. A chi gli chiede quando verrà scelto il suo successore, il reggente risponde: “L’indicazione che mi arriva dai membri del governo è di fare in tempi rapidi, per poi concentrarsi sui temi che interessano ai cittadini”.

Il viceministro Stefano Buffagni discute con la collega di governo Laura Castelli
Il viceministro Stefano Buffagni discute con la collega di governo Laura Castelli

Insomma, chi siede nelle stanze del potere non vuole un congresso lungo, che passa da una serie di assemblee territoriali e da settimane di confronto sui contenuti, per affrontare solo alla fine del percorso la questione della leadership. Eppure un percorso di questo tipo è stato caldeggiato da più parti e ipotizzato nei giorni scorsi dallo stesso Crimi. Ma per i ministri è troppo alto il rischio di lasciare ancora i pentastellati senza una guida legittimata e autorevole, capace di contenere le fughe in avanti dei parlamentari e trattare ai tavoli di governo con un Pd, rinfrancato dal risultato delle regionali.

L’alternativa principale è quella di decidere in fretta l’assetto dei nuovi vertici, probabilmente attraverso l’istituzione di una segreteria collegiale, che tenga insieme tutte le diverse anime grilline, ratificata con un voto online. Al congresso vero e proprio sarebbe invece lasciata la discussione sulla nuova agenda delle priorità per rilanciare il progetto 5 Stelle. Un’operazione studiata a tavolino che avrebbe anche il pregio di tagliare anche le gambe di chi, come Alessandro Di Battista, aspira a prendersi la guida proponendosi come capo politico unico acclamato dalla base.

La discussione si prolunga fino a cena, tra un risotto alla crema di zucca e guanciale, un’arista con patate al forno e una crostata di pesche (menù fisso a prezzo popolare di 25 euro a persona). Sul fatto che il reale scopo della riunione fosse quello di siglare un patto per chiudere rapidamente il dibattito sulla leadership, attraverso un’opera di ricomposizione e spartizione, non ci sono conferme. Ma entro fine settimana, Vito Crimi chiuderà il giro di consultazioni e delineerà il percorso definitivo degli Stati Generali. Allora si capirà meglio se questa giornata infinita di faccia a faccia sarà stata un ritorno alle origini, un maquillage di immagine o un tentativo di sfruttare l’aria di campagna e la buona tavola per mettere un punto al continuo scontro interno al Movimento.

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