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Green pass per i buoni pasto, chiuso il caso Castelfidardo: “Frase errata ha creato equivoco”

L’iniziativa a sostegno delle famiglie più in difficoltà ha scatenato le polemiche, che dal Comune in provincia di Ancora sono arrivate fino in Parlamento. Il sindaco Ascani ribadisce: “Nessuna discriminazione”.
A cura di Stefano Iannaccone
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Nessuna discriminazione, ma solo un’incomprensione, sulla richiesta di green pass per accedere ai buoni spesa destinati alle persone in difficoltà. Il caso di Castelfidardo si chiude quindi con un chiarimento. Lo ha confermato a Fanpage.it il sindaco, Roberto Ascani, specificando che l’errata formulazione di una frase ha creato l'equivoco. In realtà, secondo quanto racconta il primo cittadino, la stretta era stata ideata per evitare che ci fosse qualche “furbetto”. Una situazione che è comunque partita dal Comune, di circa 19mila abitanti in provincia di Ancona, ed è arrivata a lambire il Parlamento con l’intervento della componente L’Alternativa.

Il caso è scoppiato con la pubblicazione della comunicazione da parte del Comune marchigiano sugli aiuti per “l’acquisto della spesa alimentare e generi di prima necessità alle persone i nuclei familiari che si trovano in temporanea difficoltà economica per effetto della riduzione o sospensione dell’attività lavorativa esercitata in via autonoma o alle dipendenze nel corso dell’anno”. Tutto normale fin qui. Poi, proseguendo lungo la lettura del documento, è apparso un requisito: “Sono esclusi dall’erogazione del buono alimentare coloro che non sono in regola con il green pass e si autosospendono dal lavoro senza percezione del reddito”. Insomma, letta così sembrava proprio che la certificazione fosse un elemento fondamentale per ottenere i buoni. Una discriminazione di fatto, che ha scatenato la presa di posizione degli ex del Movimento 5 Stelle, ora confluiti ne L’Alternativa.

Il comune marchigiano di Castelfidardo, per erogare i buoni spesa per l’acquisto di generi alimentari ai cittadini in difficoltà economiche ha chiesto tra i requisiti, oltre al reddito, anche il possesso del green pass. Sembra uno scherzo ma non lo è: nel documento è scritto nero su bianco”, hanno scritto i parlamentari, in una nota comune. Aggiungendo: “In pratica usano i buoni spesa come arma di ricatto contro cittadini in difficoltà per costringerli alla vaccinazione. Una vergogna”. Da qui la rettifica giunta da Castelfidardo. “L’Amministrazione comunale precisa che nell’avviso pubblico non si è preclusa la partecipazione a nessun soggetto e l’intento era quello di evitare che soggetti in possesso di reddito da lavoro superiore ai limiti di 1000 € o 1500 € mensili, si autosospendano dal lavoro al fine di beneficiare del buono alimentare e pregiudichino gli aventi diritto”, hanno puntualizzato in una comunicazione ufficiale.

C’è stata anche l’ammissione dell’errore: "Si riconosce tuttavia che la dicitura, così come formulata nell’avviso – ‘Sono esclusi dall’erogazione del suddetto buono alimentare coloro che non sono in regola con il green pass e pertanto si autosospendono dal lavoro senza percezione del reddito’ – può dare adito a diversa interpretazione, ma si ribadisce che ai soggetti che non sono in possesso del green pass non verrà preclusa alcuna possibilità di accesso al beneficio”. Ascani, contattato da Fanpage, ha ribadito: “Nessuno è stato discriminato sul possesso del green pass. Abbiamo accolto le domande in base ai requisiti previsti, ma non all’esibizione della certificazione”.

La mossa, insomma, è stata pensata per dissuadere eventuali “furbetti del buono spesa”, cioè qualcuno che riferisse di essere disoccupato solo perché sospeso dal lavoro, a causa dell’assenza del green pass. Ma che non vive in stato di indigenza. Una tesi che tuttavia non ha convinto Paolo Giuliodori, deputato de L’Alternativa. “Anche con questo chiarimento resta la discriminazione”, afferma. “Chi viene sospeso dal lavoro, per la mancanza di green pass, può trovarsi improvvisamente in una condizione di difficoltà. E poi a me sembra improbabile che ostenti la perdita del lavoro per avere accesso a un buono pasto, che è di modesta entità”.

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