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Gimbe: “Nuove restrizioni sono insufficienti. Servono chiusure mirate, o si va dritti al lockdown”

“L’epidemia già fuori controllo in diverse aree del Paese. Il continuo tentennamento di Sindaci e Presidenti di Regioni nell’attuare lockdown locali stanno spingendo l’Italia verso la chiusura totale. Senza immediate chiusure in tutte le zone più a rischio, serviranno a breve almeno 4 settimane di lockdown nazionale per abbattere la curva dei contagi”: questo l’avvertimento del dottor Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe.
A cura di Annalisa Girardi
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La curva dei contagi continua a crescere: il monitoraggio della fondazione Gimbe, un think tank che si occupa di ricerca in ambito sanitario, sottolinea come nell'ultima settimana (tra il 21 e il 27 ottobre) rispetto al precedente periodo preso in esame, si sia registrato un aumento dei nuovi casi del +89% e dei decessi del +108%. Sempre più pazienti vengono ricoverati negli ospedali e nelle terapie intensive. I dati e le evidenze scientifiche dimostrano che le misure introdotte dal governo con gli ultimi Dpcm sono "insufficienti e tardive", sottolinea la fondazione Gimbe. Ma non solo: emergerebbe anche che i valori dell'indice Rt sottostima ampiamente la velocità con cui si diffonde il virus.

I dati dell'ultima settimana

Tra il 21 e il 27 ottobre, rispetto alla settimana precedente, la fondazione Gimbe ha registrato un incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi. Sono aumentati anche i tamponi e test rapidi effettuati, ma soprattutto è cresciuto nettamente il rapporto tra esiti positivi e casi testati. Sono sempre di più gli attualmente positivi e sul fronte degli ospedali si rileva un costante aumento dei ricoverati.

  •  Decessi: 955 (+108,1%)
  • Terapia intensiva: +541 (+62,2%)
  • Ricoverati con sintomi: +5.501 (+65,1%)
  • Nuovi casi: 130.329 (+88,9%)
  • Casi attualmente positivi: +112.351 (+78,7%)
  • Casi testati +91.641 (+14,5%)
  • Tamponi totali: +147.423 (+14,4%)
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"I dati dell’ultima settimana documentano il crollo definitivo dell’argine territoriale del testing & tracing, confermano un incremento di oltre il 60% dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva e fanno registrare un raddoppio dei decessi. In alcune aree del Paese non è più procrastinabile il lockdown totale per arginare il contagio diffuso e ridurre la pressione sugli ospedali", ha commentato il presidente di Gimbe, il dottor Nino Cartabellotta, segnalando che in generale i principali indicatori stanno peggiorando in tutte le Regioni.

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Crescono i ricoverati in ospedale e nelle terapie intensive

"Al di là dei numeri assoluti preoccupano i trend esponenziali con cui aumentano i pazienti ospedalizzati e in terapia intensiva, con un tempo di raddoppiamento di circa 10 giorni da 3 settimane consecutive", prosegue Cartabellotta. Gimbe cita poi il professore Enrico Bucci, della Temple University, secondo cui "mantenendo questi trend di crescita, all’8 novembre si stimano 31.400 (IC 95%: 30.000-33.000) ricoverati con sintomi e 3.310 (IC 95%: 3.200-3.400) in terapia intensiva; numeri che potrebbero ridursi per l’eccesso di letalità da sovraccarico ospedaliero". E superando la soglia del 30% di posti letto occupati da pazienti Covid, dopo la cancellazione degli interventi chirurgici programmati e delle prestazioni sanitarie che possono essere rimandate, si assisterà inevitabilmente all'incremento della mortalità non solo per quanto riguarda il coronavirus, ma anche indirettamente per le altre patologie.

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"L'effetto delle misure restrittive sulla curva sarà minimo"

Cartabellotta prosegue poi parlando delle misure restrittive introdotte dal governo, sottolineando che "il loro effetto sulla flessione della curva dei contagi sarà minimo, sia perché le misure non sono state “tarate” su modelli predittivi a 2 settimane, sia perché le blande misure dei primi due Dpcm  sono già state neutralizzate dalla crescita esponenziale della curva epidemica". Viene poi citato uno studio pubblicato su Lancet Infectious Diseases che ha studiato l'impatto delle misure di contenimento analizzando i dati forniti da 131 Paesi. Renata Galli, ricercatrice della fondazione Gimbe, ha spiegato: "In relazione ai risultati ottenuti dall’introduzione di ciascuna misura di contenimento è stata stimata l’efficacia sul valore di Rt di quattro possibili gruppi di interventi a 7, 14 e 28 giorni. Se da un lato gli effetti dipendono dal numero e dalla tipologia di restrizioni, dall’altro non sono affatto immediati. Infatti, per dimezzare il valore di Rt servono 28 giorni di lockdown totale, tempi che in Italia potrebbero dilatarsi ulteriormente per il ritardo sempre maggiore nella notifica dei casi".

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"Stiamo andando verso la chiusura totale"

Secondo la fondazione, le misure dell'ultimo Dpcm del 24 ottobre dovrebbero ridurre il valore Rt di circa il 20-25% tra due settimane: una percentuale però totalmente insufficiente a piegare la curva dei contagi. "«Peraltro l’indice Rt oggi sottostima ampiamente la velocità di diffusione del virus perché, oltre ad essere calcolato solo sui casi sintomatici (circa 1/3 del totale dei contagiati), si basa su dati relativi a due settimane prima e pubblicati dopo circa 10 giorni. In altri termini, le decisioni vengono prese sulla base di un Rt che riflette contagi di circa un mese fa", ha sottolineato Cartabellotta.

Secondo un recente studio dell'Istituto superiore di sanità, l'indice Rt medio di 1,5 (IC 95%: 1,09-1,75) è calcolato su dati riferiti al periodo 1-14 ottobre. "L’epidemia già fuori controllo in diverse aree del Paese da oltre 3 settimane insieme al continuo tentennamento di Sindaci e Presidenti di Regioni nell’attuare lockdown locali stanno spingendo l’Italia verso la chiusura totale. Senza immediate chiusure in tutte le zone più a rischio, serviranno a breve almeno 4 settimane di lockdown nazionale per abbattere la curva dei contagi e permettere di assistere i pazienti in ospedale, al fine di evitare una catastrofe sanitaria peggiore della prima ondata. Perché questa volta, oltre al dilagare dei contagi anche nelle regioni del Sud, meno attrezzate dal punto di vista sanitario, abbiamo davanti quasi 5 mesi di stagione invernale con l’influenza in arrivo", ha concluso Cartabellotta.

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