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Decreto anti rave party approda in Senato: prime crepe nel governo, Forza Italia vuole cambiarlo

Il decreto anti-rave approda in Senato. Forza Italia ha chiesto di apportare delle modifiche al testo, per delimitare l’ambito del reato. Per Fdi la norma potrebbe essere utilizzata anche per i palazzi occupati.
A cura di Annalisa Cangemi
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Le prime crepe nella maggioranza ruotano attorno al nuovo decreto del 31 ottobre, che contiene la discussa norma contro i raduni illegali. Per Forza Italia la norma che prevede una stretta sui rave party è da cambiare, sostanzialmente perché prevede pene troppo severe da una parte, e perché è troppo vaga dall'altra. Per questo ha promesso di modificarla in Parlamento. Oggi inizia al Senato l'iter parlamentare del decreto varato dal governo e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, che contiene anche il rinvio della riforma del processo penale, l'ergastolo ostativo e la fine anticipata dell'obbligo di vaccinazione per il personale sanitario. Nell'Aula di Palazzo Madama il testo sarà presentato alle 15.

La questione principale riguarda l'ambito di applicazione delle legge: nel testo infatti non vengono menzionati affatto i rave party, e il dubbio avanzato soprattutto dalle opposizioni è la norma che possa poi essere utilizzata anche per punire e sanzionare eventi di altro tipo, come per esempio manifestazioni studentesche. Del resto la preoccupazione sembra legittima, stando alle parole dell'esponente di Fdi Federico Mollicone, secondo cui la legge può essere applicata "ai palazzi occupati pubblici o privati come accade a Roma, Capitale d'Italia del Sindaco Gualtieri, penso al centro storico, all'Esquilino, dove c'è lo Spin Lab, dove facevano le feste di Capodanno a pagamento, per lucro, senza misure di sicurezza, tre piani sotto terra".

Il testo, nella forma attuale, introduce un nuovo reato, il 434 -bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). Nel testo ufficiale del decreto, all’articolo 5, si legge:

L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica.

Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000.

Nonostante le rassicurazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del ministro Piantedosi, che ieri ha detto che ieri ha dichiarato di trovare "offensiva" l'attribuzione di una "volontà di intervenire in altri contesti, in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti a cui la norma chiaramente non fa alcun riferimento", la norma potrebbe subire delle modifiche.

Forza Italia vuole cambiare la norma anti-rave

"È una norma che rivendico e di cui vado fiera perché l'Italia dopo anni di governi che hanno chinato la testa di fronte all'illegalità – non sarà più maglia nera in tema di sicurezza". Così la premier ha difeso le misure anti-rave, premettendo di voler rassicurare tutti i cittadini "qualora ce ne fosse bisogno" perché "non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso".
Il partito di Silvio Berlusconi presenterà propri emendamenti ma se si trovasse una convergenza nella maggioranza non è escluso che possa intervenire anche il governo con delle correzioni.

Al momento, secondo fonti governative, il testo dovrebbe arrivare in Aula "nella forma approvata all'unanimità dal Consiglio dei ministri" e pubblicata in Gazzetta ufficiale. Fonti parlamentari di opposizione, consultate da Askanews, riferiscono di di "correzioni già pronte da parte del Governo", correzioni (magari destinate a delimitare l'ambito si applicazione del nuovo reato) che però, a quanto si apprende, saranno eventualmente oggetto di esame in Commissione.

"Il Parlamento potrà e forse dovrà in qualche maniera intervenire nella discussione sulla conversione del decreto legge. Bisogna evitare assolutamente una norma che possa, anche intuitivamente, essere applicata alla legittima manifestazione di un dissenso", ha spiegato il sottosegretario alla Giustizia Sisto. Ancora più chiaro il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè: "Non è una legge liberticida, è un decreto legge da modificare e migliorare in Parlamento. Ha due criticità: è un decreto che interviene con urgenza per un fatto che era in corso". Per l'ex sottosegretario alla Difesa "il problema nasce dalla genericità della norma e della sua ampiezza. La seconda è la pena che a mia giudizio è spropositata rispetto a reati come la rapina o l'omicidio colposo". 

La sanzione, come si è visto, può arrivare a un massimo di 6 anni con l'introduzione della confisca dei beni. Ed è proprio sulla confisca dei beni che punta il responsabile dell'Interno, per uniformare l'Italia ad altri Paesi, come la Francia. In Consiglio dei ministri il vicepremier Tajani ha sottolineato che bisogna fare attenzione al tema delle intercettazioni. L'ipotesi sul tavolo è quella di diminuire la sanzione. "Credo sia interesse di tutti contrastare i rave illegali. Trovo invece offensivo attribuirci la volontà di intervenire in altri contesti, in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti a cui la norma chiaramente non fa alcun riferimento", ha affermato il responsabile del Viminale in una intervista al Corriere della Sera.
La Lega invece ha difeso il provvedimento: "La norma anti rave è chiara e utile", ha detto ieri Nicola Molteni. "Vedremo se potranno esserci miglioramenti e aggiustamenti".

Fratelli d'Italia comunque ha aperto a modifiche: "La norma tutela i beni giuridici dell'incolumità e della salute pubblica, nel momento in cui questi beni sono esposti ad un pericolo. Essa non incide, né potrebbe incidere minimamente sui sacrosanti diritti della libera espressione del pensiero e della libera riunione, quale che sia il numero dei partecipanti. La sua formulazione complessa è sottoposta al vaglio del Parlamento, al quale è devoluta la funzione di approvarla o modificarla secondo le sue intenzioni sovrane", ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio.

"Come ha detto già il ministro Nordio, è sua la competenza, il parlamento è sovrano e può migliorare ovviamente la norma. Era necessaria? Sì, lo abbiamo detto in tempi non sospetti con un documento ufficiale del Copasir in una relazione pubblica al Parlamento dopo i fatti di Viterbo", ha detto Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, intervistato da Tgcom24.

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