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Debito, l’Italia rischia una multa da 3,5 miliardi di euro. Salvini: “Ridiscutere ora i vincoli Ue”

Con la lettera della Commissione Ue in cui si chiedono chiarimenti sui fattori che hanno fatto aumentare il debito italiano, potrebbe arrivare anche una multa da svariati miliardi di euro all’Italia. Matteo Salvini, che aveva già annunciato di voler ridiscutere i vincoli europei se avesse vinto le elezioni, ha affermato: “Lo spread aumenta perché c’è a chi conviene che l’Italia rimanga sotto scacco”.
A cura di Annalisa Girardi
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Entro la settimana, che si è aperta con l'indiscussa vittoria della Lega alle elezioni europee, la Commissione Ue potrebbe mandare una lettera al Tesoro per chiedere chiarimenti riguardo ad alcuni "fattori rilevanti" che hanno portato all'aumento del debito. Annessa potrebbe arrivare verso l'estate una sanzione da svariati miliardi di euro. La crescita del debito pubblico italiano, che dal 131,4% del 2017 è passato al 132,2% del Pil lo scorso anno invece di scendere, trasgredisce infatti le direttive del Patto di stabilità, sottoscritto dagli Stati membri per mantenere la sicurezza e solidità della zona euro. Il rapporto sarebbe contestuale alla stesura di un nuovo documento che analizza l'andamento del debito italiano e che dovrebbe essere pubblicato il prossimo 5 giugno. A seconda del contenuto, i ministri delle Finanze potrebbero decidere di proporre l'avvio di una procedura d'infrazione per l'Italia.

Ad anticiparlo è l'agenzia Bloomberg, che cita fonti vicine al dossier spiegando che il nostro Paese rischia una multa da 3,5 miliardi di euro. Il Corriere della Sera precisa che l'Italia non è l'unico Stato a cui Bruxelles chiederà chiarimenti: fra questi vi sarebbe anche il Belgio. La Commissione aveva già annunciato di voler riprendere in esame i conti pubblici italiani. Appena usciti i risultati delle europee Matteo Salvini ha subito affermato la sua intenzione di voler ridiscutere i vincoli sul deficit con i vertici Ue. "Vediamo se arriverà questa letterina da Bruxelles in cui ci multano per il debito passato", ha dichiarato il ministro dell'Interno, precisando che "l'era della precarietà è finita". Lo spread oggi è tornato a sfiorare i 290 punti: nelle scorse settimane il differenzia fra Btp italiani e Bund tedeschi era volato a livelli record in seguito a delle affermazioni di Salvini sul debito.

Debito, lo spread sfiora i 290 punti

"Il debito scende se gli italiani lavorano. Lo spread è a 290: pensate italiani che birbantelli che siete. Siete diventati tutto d'un tratto fascisti, razzisti, egoisti, nazisti, populisti, squadristi, sovranisti e fate aumentare lo spread", ha detto sarcasticamente Salvini in diretta dal suo profilo Facebook. "Lo spread aumenta perché c'è qualcuno che ha convenienza a che l'Italia e il governo italiano siano vincolati a regole vecchie che tengono il Paese sotto lo scacco della precarietà, della disoccupazione, dell'ansia e della paura. Siamo tutti uguali in Europa con una moneta unica, non si capisce perché qualcuno specula e qualcuno paga", ha aggiunto il leader del Carroccio. Rispondendo inoltre a chi afferma che "chi vota Lega vota spread e debito", Salvini ha sottolineato: "No, chi ha votato Lega ha scelto di rivedere delle vecchie norme europee, delle regole superate che hanno portato il debito a crescere e il lavoro a scendere".

In mattinata Salvini aveva già considerato che "di tagli ed eccesso di prudenza l'Italia ha rischiato di spegnersi", definendo il risultato delle elezioni "un invito a fare il contrario di quello che ci è stato imposto fino all'anno scorso per il bene dell'Europa e dei mercati". Il ministro dell'Interno aveva poi concluso affermato che "l'Italia cresce se le aziende e i lavoratori pagano meno rispetto a quello che si paga oggi. Non siamo noi che vogliamo sforare. Se noi fossimo costretti a rispettare numeri e vincoli vecchi, il debito crescerebbe. Noi vogliamo ridurlo e avere il credito delle istituzioni europee per fare il contrario di quello che hanno fatto i Monti i Gentiloni: ossia restituire soldi".

Da Bruxelles: "Se un Paese è fuori dalle regole, arrivano le sanzioni"

Il commissario europeo degli Affari economici e monetari, il francese Pierre Moscovici, ha affermato che probabilmente avrà "uno scambio di vedute con il governo italiano su misure aggiuntive che potrebbero essere richieste per essere in linea con le regole". Tuttavia, ha continuato, "non prediligo le sanzioni". Deve essere chiaro, "se un Paese ad un certo punto è totalmente fuori dalle regole, non compatibile con esse, le sanzioni ci sono", ha precisato Moscovici, aggiungendo che di norma queste "sono principalmente dissuasive, ma possono essere anche dissuasive".

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