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Ddl fine vita, Camera approva primi due articoli: bocciato però l’emendamento che apriva a eutanasia

La proposta di legge sul fine vita prosegue l’esame alla Camera, ma è stato bocciato l’emendamento dei Radicali che provava a modificare il testo aprendo, di fatto, all’eutanasia attiva.
A cura di Giacomo Andreoli
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La proposta di legge sul fine vita prosegue il suo iter alla Camera e si avvicina a un primo ok dell'aula tra domani e venerdì, anche se gli equilibri tra favorevoli e contrari sono precari. Il Ddl recepisce la cosiddetta "sentenza Cappato" della Consulta del 2019: garantisce quindi a persone con malattie irreversibili di chiedere il suicidio assistito, senza che medici, infermieri e personale che li aiutano possano più essere accusati di istigazione o aiuto al suicidio e omissione di soccorso.

Il tentativo di inserire l'eutanasia nel ddl sul fine vita

Il radicale Riccardo Magi e l'ex 5 stelle Doriana Sarli hanno però provato a far votare un emendamento all'art.1 della legge per introdurre la morte medicalmente assistita. Una sorta di ritorno dell'eutanasia, dunque, dopo che la Corte Costituzionale ha bocciato la richiesta di referendum promossa proprio dai Radicali. La proposta puntava ad abrogare parzialmente l'art. 579 del codice penale, l'omicidio del consenziente). L'emendamento al Ddl fine vita è stato bocciato con 389 voti contro e solo 52 a favore.

Questo il testo dell'emendamento:

  Al comma 1, sopprimere le parole: e autonomamente

Conseguentemente all'articolo 2, comma 1:

sopprimere la parola: autonomo;

sostituire le parole: propria vita con le seguenti: vita della persona affetta da patologia irreversibile;

all'articolo 8, comma 1, alla parola: 580 premettere le seguenti: 575, 579

In maniera simile è stato proposto dai due un emendamento all'art. 2 che riproponeva lo stesso tema. Anche questo è stato bocciato. Qui il testo:

Al comma 2, sopprimere la parola: attuale.

Conseguentemente:

all'articolo 3, comma 1, dopo le parole: e consapevoli aggiungere le seguenti:, salvo il caso di richiesta da parte del fiduciario indicato secondo le modalità di cui all'articolo 4 della legge 22 dicembre 2017, n. 219 in caso di incapacità sopravvenuta dell'interessato,;

all'articolo 4, comma 1, aggiungere in fine il seguente periodo: La richiesta può essere fatta dal fiduciario di cui all'articolo 4 della legge 22 dicembre 2017, n. 219 secondo le modalità previste dallo stesso articolo.;

dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:

Art. 4-bis.
(Modifica della legge 22 dicembre 2017, n. 219, recante norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento)

1. All'articolo 4 della legge 22 dicembre 2017, n. 219, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, alle parole «trattamenti sanitari» sono premesse le seguenti: «morte volontaria medicalmente assistita, nell'ipotesi in cui egli successivamente venga a trovarsi nelle condizioni che la legge prevede,»;

b) dopo il comma 1, è aggiunto il seguente:

«1-bis. La richiesta di accesso alla morte volontaria medicalmente assistita deve essere chiara e inequivoca e non può essere soggetta a condizioni. Essa deve essere accompagnata, a pena di inammissibilità, da un'autodichiarazione, con la quale il richiedente attesta di essersi adeguatamente documentato in ordine ai profili sanitari, etici e umani ad essa relativi. La conferma della richiesta da parte del fiduciario deve essere chiara ed inequivoca, nonché espressa per iscritto».

Gli emendamenti bocciati dal centrodestra

Per il resto, però, regge l'asse giallorosso tra Pd, M5s, LeU e Italia Viva sulla legge. Ieri sono stati infatti respinti a scrutinio segreto diversi emendamenti del centrodestra che puntavano a sopprimere gli articoli 1 e 2. In particolare Fratelli d'Italia ha provato a far passare la riformulazione del primo, trasformandolo in un testo per mettere fine "a qualsiasi forma di accanimento terapeutico", non regolamentando l'accesso al fine vita, ma mettendo solo un limite alle cure inutili. Ancora una volta, però, il centrodestra non ha votato in maniera compatta: i voti a favore si sono fermati a 180, sotto il numero dei complessivi di tutta l'alleanza. I voti contrari sono stati invece 252, con 5 astenuti.

Cosa prevede la proposta di legge alla Camera

Ecco cosa prevede la proposta di legge alla Camera. Il supporto sarebbe fornito direttamente dal Sistema sanitario nazionale, ma il paziente deve rispondere a quattro caratteristiche definite dalla Consulta: oltre alla malattia, essere tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, avere forti sofferenze fisiche e psichiche, essere assistito o aver rifiutato le cure palliative. La richiesta di morte deve avvenire per iscritto, in modo esplicito, consapevole e informato e si indirizzerebbe al proprio medico. Il suicidio assistito potrebbe quindi avvenire in casa del paziente o in una struttura ospedaliera pubblica. Infine andrebbe considerato ai fini di legge una "morte per cause naturali".

La Camera ha approvato i primi due articoli del testo. Il primo "disciplina la facoltà della persona affetta da patologia irreversibile e con prognosi infausta di richiedere assistenza medica" per mettere fine "volontariamente e autonomamente alla propria vita, alle condizioni previste dalla legge" e nel rispetto di "Costituzione, Convenzione europea dei diritti dell’uomo e Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea". Il secondo contiene invece la definizione di fine vita. La morte volontaria assistita medicalmente è il decesso "causato da un atto autonomo, con cui si pone fine alla propria vita in modo dignitoso, volontario e consapevole, con l'aiuto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale".

Fine vita, la mediazione per arrivare al primo ok entro fine settimana

Visti i tentativi falliti dei partiti conservatori Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, ora si attende un via libera dell'aula. Ma i numeri tra centrodestra e centrosinistra sono comunque equilibrati e la destra ha presentato in tutto circa 200 emendamenti. Per questo si tenterà una mediazione fino all'ultimo, anche per non spaccare la maggioranza che sostiene il premier Draghi, facendo votare un testo anche a Lega e Forza Italia.

Intanto, però, nel campo del centrosinistra si chiede al contrario di allargare le maglie della legge. Alcuni deputati del Pd, come Barbara Pollastrini e Michele Bordo, vorrebbero eliminare il requisito per cui si può accedere al suicidio assistito solo se attaccati a macchine di sostegno o quello per cui si debba passare prima per le cure palliative. Il relatore dem Alfredo Bazoli, però, è contrario, perché teme che in questo modo non si riesca a portare a casa la legge.

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