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Cos’è successo tra Report e il Garante della privacy e perché le opposizioni ora chiedono di scioglierlo

Da diversi giorni prosegue la polemica sul Garante della privacy, che ha coinvolto uno in particolare dei suoi membri: Agostino Ghiglia, eletto in quota FdI. Ma cos’è successo tra Report e il Garante e perché ora le opposizioni chiedono lo scioglimento di tutto il collegio?
A cura di Giulia Casula
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Dopo l'ultima puntata di Report sul Garante della privacy la segretaria del Pd Elly Schlein ha chiesto le dimissioni dell'intero consiglio denunciando una gestione "opaca", caratterizzata da "numerosi conflitti di interesse e da una forte permeabilità alla politica". La polemica attorno all'Authority va avanti da diversi giorni e ha visto coinvolto uno in particolare dei suoi membri, Agostino Ghiglia, eletto in quota Fratelli d'Italia. Ma cos'è successo tra Report e il Garante e perché ora le opposizioni ne chiedono lo scioglimento?

La multa a Report per l'audio sul caso Boccia-Sangiuliano

Tutto ha inizio con la multa comminata dal Garante nei confronti della trasmissione di Sigfrido Ranucci lo scorso 23 ottobre. Il programma infatti è stato colpito con una sanzione da 150mila euro per aver trasmesso a dicembre 2024 un audio relativo al caso Boccia-Sangiuliano. Nello specifico la registrazione riguardava una telefonata tra l'ex ministro della Cultura e la moglie, Federica Corsini, che secondo l'Authority non sarebbe stata dovuta andare in onda in quanto privata e quindi coperta dalle norme sulla privacy.

La visita del Garante nella sede di FdI

Nella puntata successiva alla notizia della multa Report ha trasmesso un video che mostrava uno dei componenti del Garante, Agostino Ghiglia, entrare nella sede di Fratelli d'Italia il giorno prima del voto relativo alla sanzione. Il membro dell'Authority aveva riferito di essersi recato in via della Scrofa per incontrare Italo Bocchino (versione supportata dallo anche dal direttore del Secolo d'Italia), di aver salutato brevemente Arianna Meloni ma di non aver avuto alcun colloquio con lei.

Tuttavia le tempistiche non tornano. Bocchino infatti ha raccontato di essersi intrattenuto con Ghiglia per una ventina di minuti, ma secondo quanto riportato da Report la sua visita nella sede di FdI sarebbe durata molto di più.

La diffida di Ghiglia contro Report

Ad ogni modo, successivamente, il componente del collegio (ex militante di Alleanza nazionale) ha deciso di diffidare Report dalla messa in onda della puntata che ricostruiva nei dettagli i suoi movimenti e l'incontro con Meloni. Secondo Ghiglia il programma avrebbe utilizzato corrispondenza privata e acquisito informazioni in maniera illecita. La puntata è andata comunque in onda, nonostante la diffida. Ma lo scontro si è inasprito, con Report che ha accusato il Garante di voler "mettere il bavaglio" al servizio pubblico.

Dopo la diffida inoltre, Report è stato invitato dal Garante ad astenersi dal trasmettere il nuovo servizio dedicato all'Authority nella puntata di domenica scorsa. Al centro dell'inchiesta la decisione su una multa milionaria sugli smart glasses di Meta, attenzionati per aver violato le norme sulla privacy e che sarebbero dovuti esser colpiti con una sanzione da 44mila euro, poi ridotta a 12 milioni e mezzo. Il giorno prima del voto però, Ghiglia avrebbe incontrato Angelo Mazzetti, responsabile istituzionale di Meta in Italia durante un evento.

La nuova inchiesta di Report sul Garante e la polemica delle opposizioni

La questione ha sollevato nuove polemiche sull'indipendenza e terzietà del Garante portando le opposizioni a invocare le dimissioni. "Sta emergendo un quadro grave e desolante sulle modalità di gestione dell'Autorità Garante per la Privacy che rende necessario un segnale forte di discontinuità. Io penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell'intero consiglio", ha dichiarato Elly Schlein. "Le inchieste giornalistiche di Report hanno rivelato un sistema gestionale opaco, caratterizzato da numerosi conflitti di interesse e da una forte permeabilità alla politica. Senza un azzeramento e una ripartenza sarà impossibile ricostruire la fiducia dei cittadini nell'istituzione che deve tutelarne i diritti e assicurare la necessaria terzietà del collegio, anche rispetto alla politica".

Il presidente M5S Giuseppe Conte ha rincarato la dose: "Non potendo tollerare che il Garante della Privacy sia diventato un coacervo di conflitti di interessi, di posizioni e atteggiamenti e soluzioni proni ai politici di turno, che sono nel governo, noi ne chiediamo l'azzeramento. Questo componente del Garante della Privacy – il riferimento è ad Agostino Ghiglia – lavora così sodo e così zelante nei confronti di tutti i cittadini o lavora solo per i capi di Fratelli d'Italia? Rappresenta il Garante della Privacy o rappresenta soltanto il Garante delle sorelle Meloni? Guardate che le istituzioni di garanzia non possono diventare succursali di un partito e neppure di Colle Oppio".

All'attacco anche Angelo Bonelli di Avs: "Dopo quello che è emerso con l'inchiesta di Report non ci sono più alibi. Non siamo davanti a una questione tecnica, ma a un quadro gestionale opaco, con conflitti di interesse e una permeabilità alla politica che è incompatibile con la natura stessa dell'Autorità: il Garante della Privacy deve essere indipendente, credibile, inattaccabile. Lo dico con chiarezza: non basta una difesa d'ufficio, non basta prendere tempo. Serve l'azzeramento. Serve che l'intero consiglio si dimetta subito".

Ieri, in serata, Giorgia Meloni è intervenuta sulla questione e ha detto che "l'authority è eletta dal Parlamento", quindi "non abbiamo competenza sulla possibilità di azzerarla. È una decisione che, semmai, spetta al Collegio, non ho nulla da dire su questo". La premier ha replicato agli attacchi delle opposizioni: "Questo Garante  è stato eletto durante il governo giallorosso", quindi in "quota Pd e M5s. Ha un presidente in quota Pd, e quindi dire che sia pressato dal governo di centrodestra mi sembra ridicolo. Cioè, se il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico non si fidano di chi hanno messo all'Authority della Privacy, non se la possono prendere con me. Forse dovevano scegliere meglio".

A questo proposito, Ranucci ha commentato: "Meloni ha detto sulle dimissioni del Garante che spetta ‘al collegio decidere, messo da Pd e M5S'? Ci sono anche uno della Lega e uno di Fratelli d'Italia, anzi l'unico proprio organico a FdI è proprio Ghiglia mi pare. La frase della premier però è corretta dal punto di vista istituzionale". E ha aggiunto: "Questo è stato l'anno più complicato per Report considerando le condizioni in cui abbiamo lavorato. Credo che dopo quanto emerso sia difficile che possano continuare a prendere decisioni diverse dalla logica con cui le hanno prese fino ad oggi".

Il nodo delle dimissioni

Per ora però, le dimissioni sembrano lontane. Ghiglia ha escluso l'ipotesi: "Non c'è nessun motivo per farlo, perché la politica che lo chiede deve mettersi d'accordo con se stessa: o questo è un Garante indipendente, e quindi non dipende dalla politica, o questo è un Garante dipendente, e quindi dipende dalla politica. Non si può andare a giorni alterni: la politica o c'è o non c'è. Visto che siamo indipendenti non teniamo conto delle suggestioni della politica".

Così pure Guido Scorza, uno dei quattro componenti del collegio, in quota M5s: "Vediamo cosa succederà nelle prossime ore. Quella di un mio passo indietro è stata una riflessione che ha preceduto qualsiasi altra. La scelta, per ora, è stata quella di restare. Gettare la spugna mi dispiacerebbe e la vivrei come una sconfitta ma, naturalmente, è un'opzione che lascio sul tavolo e che farei mia se mi rendessi conto che è utile al bene dell'Autorità e di un diritto tanto fragile quanto importante come la Privacy"

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