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Cosa prevede la proroga dello stato di emergenza al 31 marzo, le ipotesi sulla decisione del governo

Lo stato di emergenza, in vigore da gennaio 2020, è in scadenza alla fine dell’anno. Può essere prorogato con delibera del Cdm fino a gennaio 2022, dopodiché servirà un intervento normativo ad hoc. Vediamo cosa prevede e cosa comporterebbe la proroga in Italia.
A cura di Annalisa Girardi
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Il 31 dicembre, tra poco più di due settimane, scadrà lo stato di emergenza proclamato da Giuseppe Conte nel gennaio 2020 per far fronte alla crisi scoppiata con l'epidemia di coronavirus. Il governo pensa a rinnovarlo fino al 31 marzo 2022. In realtà può essere prorogato con semplice delibera del Consiglio dei ministri solamente fino al 31 gennaio 2022: dopo quella data servirà invece un intervento normativo ad hoc.Lo stato di emergenza è regolato dalla legge istitutiva della Protezione Civile del 1992 (poi modificata quest'anno con decreto legislativo) e afferma che questo possa essere proclamato per 12 mesi e rinnovato per ulteriori 12: due anni in tutto. Oltre questo limite di tempo serve appunto una legge.

Negli ultimi due anni la proroga dello stato di emergenza è stato motivo di accesa discussione tra le forze politiche. Durante il governo di Giuseppe Conte l'opposizione di centrodestra aveva spesso criticato i rinnovi del regime speciale e l'utilizzo dei Dpcm. Ora alcuni partiti di centrodestra però sono al governo. Matteo Salvini ha detto di voler aspettare alcuni dati per prendere una decisione sullo stato di emergenza e non si è voluto esprimere ulteriormente. Il Partito democratico, invece, ha detto di essere a favore della proroga per continuare ad affrontare in modo efficace la pandemia. Anche gran parte dei virologi si sono espressi a favore

Cosa comporta la proroga dello stato di emergenza

Lo stato di emergenza, di fatto, comprende sia poteri normativi che poteri amministrativi. Grazie allo stato di emergenza il governo può adottare Dpcm, ordinanze eccezionali e procedure amministrative in deroga. Questo significa, ad esempio, che nell'acquisto di mascherine, tamponi o vaccini il governo non deve indire una gara per l'appalto, come vorrebbero le procedure ordinarie, ma può rivolgersi direttamente a un fornitore accorciando notevolmente le tempistiche. Non solo. Lo stato di emergenza è anche la modalità che in questi anni ha consentito di disciplinare le lezioni a distanza e lo smart working. Da questo regime speciali dipendono strutture come il Commissario straordinario o la cabina di regia, che hanno affiancato il governo nella gestione dell'emergenza. Infine, grazie allo stato di emergenza sindaci e governatori hanno il potere di emanare speciali ordinanze per affrontare criticità sul territorio.

Cosa cambia senza lo stato di emergenza

Di fatto, se venisse prorogato tutte queste specifiche rimarrebbero in vigore. Per i cittadini, quindi non cambierebbe nulla rispetto agli ultimi due anni. Invece, se il governo decidesse di non rinnovarlo, cambierebbero alcune cose. Il Commissario straordinario, a cui è stata affidata la responsabilità della campagna vaccinale, perderebbe l'autonomia e i poteri che gli sono stati conferiti. Si dovrebbe poi intervenire per regolare la modalità di lavoro da remoto, che fino a questo momento è a capo di accordi diretti tra datore di lavoro e dipendenti (anche se nel settore privato il governo ha redatto un Protocollo in vigore dal prossimo 1° gennaio). Infine, cambierebbero i procedimenti per l'acquisto di tamponi, mascherine e vaccini, con conseguenze sulla tempestività delle forniture.

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