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Coprifuoco alle 22, perché il governo ha deciso di mantenere la misura nel nuovo dl Covid

Franco Locatelli spiega perché il governo ha deciso di mantenere il coprifuoco: “Fissare un’ora di restrizione di movimento è una strategia prudenziale per mantenere una situazione di controllo dei contatti sociali che possono avvenire la sera ed essere connotati da un particolare profilo di rischio. Poi la decisione del governo potrà essere rivalutata nelle prossime settimane”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Nel braccio di ferro tra governo e Regioni sul coprifuoco ha avuto la meglio la linea della prudenza. Lo stop alla circolazione notturna dalle 22 alle 5 rimarrà almeno fino a metà maggio. Con il nuovo decreto Covid che entra in vigore lunedì 26 aprile e resta valido fino al prossimo 31 luglio, si può uscire di casa dopo le 22 solo per ragioni di lavoro, salute o necessità. Una misura di sicurezza che è stata mantenuta nonostante la Lega di Matteo Salvini chiedesse di spostare l'orario del coprifuoco alle 23, a sostegno soprattutto della categoria dei ristoratori.

Da lunedì riaprono infatti i locali anche di sera, ma possono ripartire solo quelli che hanno tavoli all'aperto. Secondo i governatori un'ora in più di libera circolazione avrebbe dato un po' di respiro ai proprietari dei ristoranti, lasciando più tempo ai clienti per tornare a casa dopo cena. Invece il governo ha optato per il mantenimento della misura restrittiva, per poi rivalutare tra due settimane la situazione epidemiologica ed eventualmente, se le condizioni saranno in miglioramento, far slittare il coprifuoco.

Le ragioni di questa scelta, contestata da molti governatori, le spiega Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts: "Fissare un'ora di restrizione di movimento è una strategia prudenziale per mantenere una situazione di controllo dei contatti sociali che possono avvenire la sera ed essere connotati da un particolare profilo di rischio. Poi la decisione del governo potrà essere rivalutata nelle prossime settimane alla luce dell'evoluzione del quadro epidemiologico". 

Ma secondo lo scienziato Matteo Bassetti la decisione di non far variare l'orario del coprifuoco è solo "una ripicca nei confronti delle Regioni, che chiedevano un’ora in più. Ci voleva coraggio. I contagi sono vicini allo zero. Gli esercizi pubblici sono i primi, nel loro stesso interesse, a rispettare le norme della sicurezza".

Locatelli: "Obiettivo è aprire per non chiudere più"

"Apriamo in un contesto decisamente più favorevole di quello di alcune settimane fa. Siamo nella quinta settimana consecutiva di riduzione della diffusione del nuovo Coronavirus e fortunatamente osserviamo anche un calo della pressione sui servizi sanitari. Ovviamente, riaprendo, un pochino di ripresa dei casi potrà esserci, però come ha detto il presidente del Consiglio stiamo adottando una strategia graduale e progressiva, per ripristinare attività economiche e sociali rispetto alle quali vi era un’importante sofferenza del Paese a tutti i livelli. L’obiettivo è di riaprire per non chiudere più, per questo sono importanti gradualità e progressività. Senza queste caratteristiche il rischio di dover tornare indietro aumenterebbe", dice ancora Locatelli in un un'intervista a ‘Repubblica'.

In questo contesto il ruolo dei cittadini sarà fondamentale: "Rischieremo di meno se ognuno di noi farà la sua parte nel rispettare le regole che ormai tutti conoscono".

In Italia ci sono ancora tanti casi, intorno ai 15mila al giorno, "Però – precisa Locatelli – abbiamo un Rt in calo e l'incidenza scende. Neanche una Regione ha più di 250 casi settimanali per 100mila abitanti. Nelle prossime settimane, dovremo essere tempestivi nel valutare se c'è un cambiamento della situazione epidemiologica, per prendere eventuali interventi correttivi. Oggi abbiamo somministrato il vaccino all'84% degli ultra ottantenni, il 55% dei quali ha ricevuto due dosi. Nella fascia 70-79 il primo dato è vicino al 50% e tra i 60 e i 69 siamo sopra al 20. Queste fascia di età sono le più colpite in modo grave dal virus". 

Il caso del vaccino AstraZeneca

A febbraio AstraZeneca era indicato per gli under 55, ora, come Johnson&Johnson, per gli over 60. "Si è agito per tutelare al massimo coloro che vengono vaccinati. Non dobbiamo mai dimenticarci – spiega il presidente del Consiglio superiore di sanità – che ci stiamo confrontando con una situazione nuova. Non devono né sorprendere né sconcertare eventuali aggiustamenti di tiro. Anzi vanno letti in modo opposto: come dimostrazione di flessibilità e di adeguamento alle evidenze. E, comunque, oltre i 60 anni è stato indicato un uso preferenziale, nessuno ha detto che non si possano ricevere anche sotto quell'età".

"Bisogna trarre vantaggio da tutti i vaccini ma non possiamo nascondere che tra quelli oggi disponibili in Italia qualcuno ha distribuito numeri di dosi significativamente inferiori alle attese. C'è stato un problema di disponibilità di AstraZeneca e mi dispiace. Questo però non ha a che fare con l'efficacia del vaccino – aggiunge – e con i potenziali effetti collaterali. Tra l'altro proprio riguardo a questo prodotto rivendico la posizione dell'Italia, che ha indicato di fare il richiamo con AstraZeneca anche ai più giovani che lo avevano già ricevuto come prima dose. C'erano riserve da parte di Germania e Francia, ma Ema ha appena ribadito la nostra stessa linea. Non temo particolarmente le varianti presenti ora perché i vaccini possono comunque dare una chiara e indiscutibile protezione contro di loro. Visto che non sappiamo quanto dura l'immunità, comunque, non si può dire con quale frequenza andrà ripetuto il vaccino. Ma se dovesse essere necessario rifarlo, ricordiamo che tra un anno, o più, ci sarà una situazione ben diversa, con una pressione epidemiologica nettamente ridotta e, quindi, con la possibilità di programmare e condurre una campagna vaccinale in un contesto meno emergenziale".

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