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Chi ha vinto (e chi ha perso) davvero alle regionali di Lazio e Lombardia, numeri alla mano

Il centrodestra ha vinto le elezioni regionali di Lazio e Lombardia. Guardando più attentamente i risultati, però, emergono alcuni aspetti nuovi: dalla Lega che perde posizioni, al Pd che regge piuttosto bene. Lorenzo Regiroli, sondaggista di Bidimedia, ha commentato i dati per Fanpage.it.
A cura di Luca Pons
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Alle elezioni regionali in Lazio e Lombardia sono stati eletti i candidati del centrodestra: Francesco Rocca a Roma, Attilio Fontana a Milano. Entrambi hanno ottenuto più del 50% dei voti, ed entrambi hanno staccato il loro avversario al secondo posto (rispettivamente Alessio D'Amato e Pierfrancesco Majorino) di circa 20 punti. Sembrerebbe un risultato netto e indiscutibile, e per certi versi lo è.

Ma le elezioni regionali hanno qualcos'altro da dire: i risultati definitivi del voto hanno anche chiarito alcuni dei rapporti di forza tra i partiti italiani, sia nella maggioranza – Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia – sia nell'opposizione – con Partito democratico, Movimento 5 stelle e Terzo polo. Lorenzo Regiroli, sondaggista di Bidimedia, ha commentato alcune di queste dinamiche in un'intervista a Fanpage.it.

Dopo un'elezione, quasi tutti cercano di spiegare perché hanno vinto, o perlomeno perché hanno perso meno di altri. Si può dire, in base ai risultati, chi ha perso ‘di più'?

Sicuramente sì. A livello di propaganda è normale che tutti dicano di essere in qualche modo andati bene, o non così male. Se si guardano i numeri, in un certo senso hanno perso tutti: con il crollo dell'affluenza, anche chi ha vinto ha perso voti rispetto alle elezioni politiche di settembre. Poi, però, i risultati mostrano percentuali nette: il centrodestra ha perso molti meno voti e così ha vinto in modo evidente, anche dominante.

E tra chi non ha vinto? Com'è andato, ad esempio, il Partito democratico?

Tra gli sconfitti, tutto sommato il Pd – nonostante sia in una situazione complicata, tra l'altro nel mezzo di un congresso fatto nel momento peggiore, in parte a cavallo di Sanremo e delle regionali – tra le opposizioni è quello che si è salvato meglio. Forse anche grazie a una struttura territoriale più solida e a uno zoccolo duro di elettori. È l'unica forza dell'opposizione che ha confermato delle percentuali significative. Si conferma la prima forza di opposizione, senza dubbio, e il dubbio invece c'era dopo le elezioni politiche. Si pensava che il Movimento 5 stelle e in parte anche il Terzo polo potessero avvicinarsi, magari anche superare il Partito democratico.

Il risultato di Movimento 5 stelle e Terzo polo (Azione e Italia viva) che cosa mostra?

In generale sono andati molto male. Il Movimento 5 stelle ha dovuto abbandonare l'idea di essere il secondo partito dell'opposizione, per adesso. Il Terzo polo in Lombardia, che doveva essere una delle Regioni di forza, ha subito un tracollo vero e proprio.

È stata la candidatura di Letizia Moratti a influenzare il risultato?

Anche, sì. Il sostegno a Moratti, che doveva rendere competitiva una nuova competizione centrista per arrivare almeno secondi, non ha funzionato. Quelli che avevano votato il Terzo polo alle politiche, soprattutto a Milano e dintorni, venivano quasi tutti dal centrosinistra. E hanno preferito astenersi o votare Majorino, di fronte alla Moratti. Perché la Moratti era un profilo incompatibile con degli elettori di provenienza progressista. Infatti il centrosinistra è andato molto bene a Milano, tornando dominante in città e in parte anche nell'hinterland.

Quindi i ‘più sconfitti' sono Terzo polo e Movimento 5 stelle.

Se vogliamo metterne due, sì, sono loro. Tra l'altro è un po' un rebus per loro, perché sono andati male sia con il centrosinistra che fuori dall'alleanza.

Questa era una delle questioni: capire se il Pd sarebbe andato meglio in alleanza con Azione e Italia viva o con il Movimento 5 stelle, e se a loro volta questi partiti avrebbero preso più voti in una coalizione o da soli. Com'è andata?

Non è chiaro se una delle due alleanze funziona. Anzi, a me sembra chiara una cosa: non funziona nessuna delle due, così come sono. Perché in realtà gli elettori vedono entrambe queste alleanze come perdenti in partenza contro il centrodestra. Quindi si innesta una narrazione del "tanto si perde, cosa si va a votare a fare". E questo è avvenuto anche alle politiche, infatti c'è stato un dato sorprendente.

Cioè?

Normalmente, con l'alzarsi delle astensione, il centrosinistra va meglio. Da qualche mese, dalle elezione politiche, succede il contrario: si astengono di più gli elettori di centrosinistra. Si sono astenuti molto di più anche in queste elezioni. Perché l'idea è che si parte sconfitti, e in questi mesi evidentemente non c'è stata un'offerta politica credibile all'opposizione. Così, a votare ci vanno solo gli elettori di centrodestra, e il centrodestra stravince. E continuerà a stravincere, se non ci sarà un cambiamento forte all'opposizione.

Cosa dovrebbero fare le opposizioni?

Quella è una questione politica. Ciò che posso dire è che in questo momento, a livello numerico, l'opposizione può tornare competitiva solo se è tutta unita. Non con esperimenti a due per volta. Poi è evidente che a livello politico è complicato avere un progetto che unisca tutti, da Calenda ai 5 stelle. Però se stiamo sui numeri questo è il dato.

Però guardando ai risultati, anche se Majorino e D'Amato avessero preso tutti i voti di chi è arrivato terzo (Moratti con il Terzo polo in Lombardia, Bianchi con il M5s nel Lazio) non avrebbero battuto il centrodestra.

No, ma in politica quasi mai due più due fa quattro. A volte fa tre, a volte fa cinque. Con un'alleanza unica, forse farebbe cinque. Perché si innesta una narrazione per cui l'elettorato ci crede. Ovviamente poi serve una vera idea politica, non un "andiamo insieme tanto per provare", ma una forte coalizione con un programma. Così, una parte dell'elettorato di centrosinistra che non vota potrebbe essere tentata di tornare a partecipare.

E se questo non succede?

Il centrodestra diventa un gigante senza avversari. In Italia gli elettori avversi al centrodestra ci sono, in realtà. Alle politiche ha preso il 44%, non il 55 o 60%. Però le opposizioni sono disunite, e in questo momento il centrodestra ha la vittoria facile per assenza di avversari.

A proposito di centrodestra: uno degli aspetti da osservare sono i rapporti di forza tra i vari partiti. Fratelli d'Italia ha stravinto, ma la Lega?

In Lombardia, se sommiamo anche i voti presi dalla lista di Fontana, la Lega torna un pochino in crescita. Però con un'affluenza così bassa poteva anche essere prevedibile, perché la Lega è molto radicata in Lombardia. Quindi Salvini può vantare perlomeno una tenuta, questo sì. Ma c'è un altro aspetto da tenere in conto.

Quale?

Non è che ai vertici della Lega faccia tanto piacere arrivare terzi in Lombardia. Primo c'è Fratelli d'Italia, secondo il Pd. Così si perdono anche posizioni di potere. Finora la Lombardia a livello di amministrazione regionale era stata in mano al binomio Forza Italia-Lega. Anche nella sanità, con tutto quello che implica. Questo inevitabilmente cambierà, e c'è un cambio di peso dei partiti molto importante.

Questo potrebbe portare a dei malumori nella maggioranza?

In realtà, secondo me la sorpresa in questi mesi di governo è che Salvini e Berlusconi, tutto sommato, sono stati tranquilli. Si pensava che avrebbero potuto essere più ‘ribelli' per recuperare consenso, invece finora si sono comportati bene. Vedremo se queste regionali cambieranno qualcosa, ma io credo di no, perché tutti possono vantare una qualche piccola vittoria, a modo loro.

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