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Catalfo (M5s) a Fanpage.it: “Ripartiamo dal lavoro e dal salario minimo, lo dobbiamo ai giovani”

L’ex ministra del Lavoro e senatrice del Movimento 5 Stelle, Nunzia Catalfo, ha spiegato in un’intervista a Fanpage.it perché è fondamentale ripartire dal lavoro e approvare il salario minimo: “Bisogna intervenire subito, basta anche un piccolo passo per aiutare lavoratori e famiglie e proteggerli dall’inflazione”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Ripartire dal lavoro. È questo il messaggio dell'incontro tra Giuseppe Conte e i sindacati, tenuto due giorni fa. Si è parlato, tra gli altri temi, di salario minimo e della proposta dell'ex ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo. La senatrice del Movimento 5 Stelle ha spiegato in un'intervista a Fanpage.it cosa bisogna fare per garantire a tutti un salario adeguato, soprattutto ai giovani, tra i più colpiti dalla crisi economica. Ma ha anche sottolineato con forza la necessità di ulteriori misure per aiutare famiglie e imprese, che rischiano di essere messi in ginocchio dai rincari e dall'inflazione.

Il presidente Conte ha incontrato due giorni fa i sindacati, proponendo l’apertura di un tavolo permanente. Che ne pensa?

Il confronto con le parti sociali è assolutamente necessario, soprattutto in questo momento. Nella prima fase della pandemia di Covid, quando ero ministra del Lavoro, mi ha consentito di affrontare l’emergenza e le sue conseguenze su lavoratori e imprese. Come ad esempio hanno dimostrato i protocolli di sicurezza per riaprire le aziende e riprendere a lavorare.

Perché secondo lei è un passaggio importante e perché il Movimento 5 Stelle vuole ripartire dal lavoro?

Perché è un tema centrale per il benessere dei cittadini, della nostra società, perché coinvolge in modo strettissimo il progetto di vita dei giovani, il progetto di vita delle famiglie italiane. Perché se si ha una stabilità, se si punta sulla qualità del lavoro, se si assicura maggiore potere di acquisto ai lavoratori, questo influenza la costruzione delle famiglie, i consumi, aumenta la domanda interna e va a beneficio dell'economia e delle imprese.

Durante l'incontro con i sindacati c'è stata anche un'apertura sul salario minimo, nello specifico sulla sua proposta di legge. Sappiamo che sul tema c'è sempre stata una certa freddezza…

Ovviamente è una buona notizia, un punto di partenza. È sotto gli occhi di tutti che in Italia la povertà lavorativa è cresciuta, con l'11,7% dei lavoratori che hanno minimi salariali al di sotto della media dei contratti collettivi stessi. Il progetto di legge sul salario minimo vuole rafforzare la contrattazione collettiva, eliminare il dumping contrattuale e salariale, fermare la proliferazione dei contratti pirata. Se noi definiamo dei criteri e stabiliamo che è quello il contratto di riferimento, quello sarà il contratto che si applicherà per definire il minimo salariale. Se fosse inferiore a una soglia dignitosa, che abbiamo definito di 9 euro, allora si potrebbe e dovrebbe intervenire.

Quali sono le altre strade per affrontare il problema dei salari troppo bassi?

Bisogna intervenire detassando l’incremento salariale che proviene dai rinnovi contrattuali. Servirebbe ad aumentare i minimi, promuovere la contrattazione e aiutare il rinnovo contrattuale. Bisogna intervenire subito, basta anche un piccolo passo per aiutare lavoratori e famiglie e proteggerli dall'inflazione.

Un altro tema è quello del precariato, soprattutto tra i giovani. Il ministro Bianchi ha letto in commissione dei dati inquietanti sulla difficoltà per i neodiplomati nel trovare un lavoro e soprattutto un lavoro stabile. Con un divario ancora più marcato tra Nord e Sud…

I dati ci confermano un aumento dei contratti a termine e una diminuzione dell’apprendistato e dei contratti a tempo indeterminato. Bisogna intervenire sull’utilizzo distorto dei tirocini, perché dovrebbero essere seguiti da un inserimento lavorativo e invece spesso sono fini a se stessi.

E quindi cosa si può fare?

Si deve rafforzare la normativa che regolamenta l’uso dei contratti a termine, eliminare le deroghe che ci sono state in tempo di pandemia. E poi incentivare forme di istruzione e formazione, come l'apprendistato duale, rafforzare le competenze dei giovani anche attraverso partenariati tra pubblico e privato. L'obiettivo è andare verso una formazione più coerente rispetto alle professioni che vengono richieste nelle aziende. Ma serve anche una staffetta generazionale e altri interventi che riguardano il sistema delle pensioni. Bisogna dare spazio ai giovani.

L'Inps ieri ha parlato di un vero e proprio boom di contratti incentivati. È una strada?

C’è stato anche un aumento importante dei contratti a tempo indeterminato per giovani e donne, con buoni risultati nel Mezzogiorno. Queste politiche, adottate dal governo Conte due con gli sgravi al 100% per le assunzioni di giovani e donne, si sono rivelate valide e insieme alle altre di cui abbiamo parlato fino a ora ci possono aiutare a portare l’Italia verso contratti di lavoro più stabili.

Intanto però c’è l’allarme inflazione, il caro bollette, il caro benzina. Per la prima volta il governo ha deciso di tassare gli extraprofitti delle imprese energetiche, che ne pensa? 

Abbiamo portato avanti, come Movimento 5 Stelle, diverse proposte per aiutare cittadini e imprese: dalla tassazione sugli extraprofitti, che avremmo voluto anche in misura maggiore del 10% deciso dal governo, all'estensione della fascia protetta dallo scudo anti-rincari.

Su questo, quindi, si può fare di più? Si parla anche di uno scostamento di bilancio, ma Draghi non sembra d'accordo…

Lo scudo è di 12mila euro di Isee. Insomma, mi sembra abbastanza basso. E poi si deve intervenire anche rispetto ai criteri del prezzo del gas. Noi abbiamo chiesto uno scostamento di bilancio, è vero, ma abbiamo chiesto anche affrontare in Europa il tema dell'Energy recovery fund. In ogni caso è necessario un intervento per aiutare famiglie, imprese e lavoratori italiani. Non possiamo fermarci all'ultimo decreto.

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