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Caso Consip, l’ex ministro Luca Lotti rinviato a giudizio per rivelazione del segreto d’ufficio

Lo ha stabilito il gup di Roma: insieme all’ex ministro dello Sport (ed ex esponente del Partito democratico), Luca Lotti, è stato rinviato a giudizio anche il generale dei carabinieri, Emanuele Saltamacchia. Sono accusati di rivelazione del segreto d’ufficio nel caso Consip. L’udienza è fissata per il prossimo 13 ottobre.
A cura di Annalisa Girardi
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L'ex ministro dello Sport Luca Lotti è stato rinviato a giudizio per rivelazione del segreto d'ufficio nel caso Consip. Lo ha stabilito il gup di Roma: insieme all'ex ministro (ed ex esponente del Partito democratico) è stato rinviato a giudizio anche il generale dei carabinieri, Emanuele Saltamacchia. L'anno scorso la procura aveva chiesto l’archiviazione, ma il gip Gaspare Sturzo aveva deciso di disporre ulteriori indagini. Poi il pm Mario Palazzi aveva chiesto il non luogo a procedere, ma la richiesta non è stata condivisa dal giudice Nicolò Marino. Il legale dell'ex ministro, Franco Coppi, ha affermato che si tratta di una "decisione che non sorprende" e che spera di "avere maggiore fortuna nel dibattimento".

Il gup ha quindi fissato l'udienza per il prossimo 13 ottobre. I giudici dovranno quindi quindi esaminare questo caso, dove sia Lotti che Saltamacchia sono imputati per il reato di favoreggiamento, e unirlo al processo principale sul caso Consip. A quanto sostiene l'accusa, lo scorso 3 agosto 2016 l'ex ministro avrebbe rivelato a Luigi Marroni, che allora era amministratore delegato di Consip, "l'esistenza di una indagine penale che interessava gli organi apicali passati e presenti di quella società e, in particolare, di una attività di intercettazione telefonica sull'utenza in suo uso". Saltamacchia avrebbe rivelato, sempre a Marroni, che la procura di Napoli indagava su Consip.

Lotti non fa più parte del Pd da quando, dopo lo scoppio del caso sulla magistratura, aveva deciso di autosospendersi.  Lotti, in particolare, avrebbe partecipato ad alcuni incontri con alcuni esponenti della magistratura, tra cui Luca Palamara. "Apprendo oggi dai quotidiani che la mia vicenda imbarazzerebbe i vertici del Pd. Il responsabile legale del partito mi chiede esplicitamente di andarmene per aver incontrato alcuni magistrati. Sono nato e cresciuto come uomo di squadra. E non so immaginarmi in altro ruolo. Per questo l’interesse della mia comunità, il Pd, viene prima della mia legittima amarezza. Ti comunico dunque la mia autosospensione dal Pd fino a quando questa vicenda non sarà chiarita", aveva scritto in una lettera al segretario dem, Nicola Zingaretti.

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