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CasaPound: il più importante movimento dell’estrema destra italiana è in crisi

Si apre oggi la festa della più importante, per numeri e successi, sigla dell’estrema destra italiana. Ma CasaPound sembra essere ormai irrimediabilmente in crisi dopo gli insuccessi elettorali, il ban da Facebook e soprattutto il cambio di atteggiamento dei media mainstream nei confronti del movimento, che conosce anche le prime rotture interne.
A cura di Valerio Renzi
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Alle elezioni politiche del 2018 CasaPound Italia sembrava a un soffio dall'entrare in parlamento, in molti scommettevano sull'exploit della sigla di estrema destra, la cui campagna elettorale era stata accompagnata da numerose contro manifestazioni (a volte con incidenti con i gruppi antifascisti) e da una spasmodica attenzione mediatica. Un clima euforico terminato con un bagno di realtà: il movimento si ferma poco sotto l'1% e in un clima dimesso e in una sala semivuota, Enrico Mentana canzona il capo politico Simone Di Stefano durante la sua maratona.

Il flop è fragoroso rispetto alle aspettative e soprattutto all'esposizione mediatica, e da qual momento Cp sembra entrare in una crisi dalla quale non trova una via d'uscita. L'anno successivo ci riprova, questa volta il banco di prova sono le elezioni europee dove CasaPound raggranella solo lo 0,3%, ovvero meno di 90.000 voti di lista in tutta Italia. Organizzazione piramidale e il cui dibattito interno (se esiste) è assolutamente impermeabile all'esterno, alcuni sintomi però degli scossoni emergono anche agli osservatori esterni. Un mese dopo le europee è il leader indiscusso e carismatico del gruppo Gianluca Iannone a dettare la linea: l'esperienza elettorale è finita, la tartaruga frecciata torna a essere movimento.

Alcuni successi elettorali locali – come a Bolzano o a Ostia – oltre che l'indiscutibile capacità avuta in oltre dieci anni di rinnovare l'immagine dell'estrema destra, emancipandola da quella del nazi skin senza cervello, rinnovandone la base giovanile e l'attrattività, sembravano indicare che l'ascesa di CasaPound non fosse terminata. In particolare la capacità del movimento di via Napoleone III di presentarsi come la continua novità dell'estrema destra italiana, in parte fenomeno di costume, in parte interlocutore estremista ma educato per i talk show politici, ne aveva garantito il successo nonostante la lunghissima lista di aggressioni e gravi episodi addebitati ai suoi esponenti.

Qualcosa però sembra essersi rotto. La virata di Gianluca Iannone spiazza la base, in particolare i tanti ras locali che con la visibilità elettorale e la visibilità garantita dal marchio CasaPound avevano costruito piccole carriere. Poi il colpo di grazia: a settembre del 2019 Facebook oscura i profili legati a CasaPound e Forza Nuova. Spariscono le pagine ufficiali del movimento, così come quelle degli esponenti più in vista a tutti i livelli. Il più importante strumento di propaganda e visibilità, in particolare sui territori, viene cancellato, così come un colpo durissimo dopo le batoste elettorali viene assestato alla legittimità di CasaPound. A dicembre il tribunale ordina a Facebook di ripristinare le pagine di CasaPound che tornano online, ma il danno all'immagine (e alle capacità organizzative) dopo mesi di black out dai social è un dato di fatto. Anche l'esclusione dal Salone del Libro di Torino di Altaforte, la casa editrice di riferimento ha segnato un importante spartiacque nella percezione pubblica e mediatica del gruppo. Anche il circuito imprenditoriale sorto come corollario dell'iniziativa politica non sembra godere di grande salute, se circa metà dei negozi Pivert (il marchio di abbigliamento di proprietà di Francesco Polacchi, già portavoce del gruppo giovanile di CasaPound e leader di primo piano) hanno chiuso. Store affidati per lo più ai capi locali del movimento.

L'arrivo della pandemia ha fatto il resto. La scomparsa dell'emergenza immigrazione dall'agenda politica ha messo in grande difficoltà CasaPound, che sulle proteste contro centri d'accoglienza e insediamenti abusivi aveva fondato il suo successo, amplificando sui territori con la propaganda dei fatti gli slogan di Salvini e Meloni raccogliendo la "rabbia delle periferie". Ma è specificatamente sul terreno della protesta contro i provvedimenti governativi che CasaPound non riesce a trovare un posizionamento profittevole. Pur essendo presente nelle piazze contro le restrizioni e contro il green pass, sembra a disagio in una dimensione da condividere con complottisti, anti vaccinisti e negazionisti della malattia, facendosi scavalcare in alcune piazze (in particolare Roma) da Forza Nuova. Oscilla tra la difesa degli interessi economici di imprenditori e ristoratori (come la destra parlamentare) e la denuncia della dittatura sanitaria, ma in uno scenario sovraffollato non riesce a emergere. Non solo: per molti che ci tengono a presentarsi come apolitici e apartitici (in particolare i rappresentanti delle categorie), l'estrema destra è una presenza ingombrante e sgradita in piazza con il continuo tentativo di conquistarne la rappresentanza. Mentre le iniziative di solidarietà si moltiplicano durante il lockdown, CasaPound sembra in difficoltà anche nel far emergere una delle attività che più hanno caratterizzato la sua militanza sui territori: la raccolta alimentare e la distribuzione alle famiglie (rigorosamente italiane) degli aiuti. Alla delusione per i risultati elettorali non ha dunque corrisposto un rilancio della stagione movimentista.

Ma soprattutto CasaPound sembra non rappresentare più un utile alleato per la destra italiana. Terminata la luna di miele con la Lega di Matteo Salvini, non è mai iniziata quella con Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia, nonostantelocalmente potrebbero darsi delle candidature nelle liste degli amici di centrodestra. Oggi inizia la festa nazionale del movimento a Grosseto. Simone Di Stefano, che sul sito è presentato ancora come presidente dell'organizzazione, è stato infilato all'ultimo momento in uno dei dibattiti e sul suo profilo Twitter non ne ha neanche dato notizia. Il volto simbolo della stagione elettoralista sembra essere stato messo da parte, in favore di altri esponenti come Luca Marsella e Carlotta Chiaraluce di Ostia. Ci saranno diversi esponenti politici (più Lega che Fratelli d'Italia) e gli sponsor dei giornali di destra (il vicedirettore della Verità Francesco Borgonovo e il direttore di Libero Vittorio Feltri), a segnalare che i rapporti con il mondo della destra politica sono tutt'altro che interrotti.

CasaPound al momento sembra però imbarazzare i leader Salvini e Meloni, a questo punto pronti a far meno delle loro capacità di agit prop sui territori, e l'ambizione di fare da incubatore di idee e della cultura della destra radicale italiana sembra davvero fuori luogo, ma soprattutto non così interessante per i militanti che avevano investito il proprio tempo attratti dalla dinamicità del gruppo.

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