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Caro benzina, l’Antitrust fa ispezioni nelle sedi di Eni, Esso, Ip, Q8 e Tamoil

Questa mattina, l’Antitrust ha lanciato una serie di ispezioni nelle sedi di cinque compagnie petrolifere, nate dalle segnalazioni della Guardia di Finanza. Secondo l’Autorità per la concorrenza, le aziende non avrebbero effettuato i necessari controlli sui propri distributori.
A cura di Luca Pons
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Eni, Esso, Ip, Q8 e Tamoil. Sono queste le aziende che, secondo un comunicato dell'Antitrust italiano, avrebbero commesso delle possibili irregolarità sui prezzi di benzina e carburante. Questa mattina, "l'Autorità Garante della concorrenza e del mercato, con l'ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha svolto ispezioni" delle società elencate, si legge nella nota.

Le ispezioni sono partite anche in seguito alla "documentazione tempestivamente fornita dalla Guardia di Finanza" che segnalava delle "infrazioni accertate sui prezzi dei carburanti praticati da oltre mille pompe di benzina (marchio Eni 376, marchio Esso 40, marchio Ip 383, marchio Kuwait 175, marchio Tamoil 48) distribuite su tutto il territorio nazionale".

I documenti della Guardia di Finanza, ha detto l'Antitrust, avrebbero fatto "emergere da parte delle compagnie petrolifere condotte riconducibili alla omessa diligenza sui controlli rispetto alla rete dei distributori, in violazione dell'art. 20 del Codice del consumo". Secondo l'Autorità, i distributori legati a queste aziende avrebbero applicato un prezzo più alto rispetto a quello pubblicizzato, o non avrebbero esposto il prezzo praticato, o ancora non avrebbero comunicato il loro prezzo al portale ‘Osservaprezzi carburanti', utile per i consumatori.

Le aziende, però, non avrebbero vigilato per evitare che succedesse. Nonostante queste condotte di alcuni dei loro distributori, infatti, "Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil non avrebbero adottato misure o iniziative idonee a prevenire e a contrastare queste condotte illecite a danno dei consumatori".

I controlli della Guardia di Finanza sui distributori, che hanno portato alle segnalazioni all'Antitrust e alle ispezioni di oggi, sono state aumentate da alcuni mesi su richiesta del governo Meloni. L'aumento dei controlli era stato contestato dai sindacati dei benzinai, che hanno annunciato un possibile sciopero – poi congelato. La contestazione era rivolta al governo, che dopo aver ripristinato le accise sul carburante è sembrato scaricare la responsabilità dell'aumento dei costi della benzina e del diesel sui distributori, parlando di possibili fenomeni di speculazione.

Le ispezioni dell'Antitrust di questa mattina hanno lo scopo di accertare un'eventuale "omessa diligenza" delle aziende, quindi controlli troppo scarsi o assenti sui loro distributori, ma le irregolarità riscontrate sono diverse. Come detto, la Guardia di Finanza in alcuni casi ha trovato benzinai che applicavano un prezzo più alto di quello pubblicizzato, ma in altri casi si è trattato di violazioni più ‘tecniche', come la mancata comunicazione del proprio prezzo a un portale informatico, e non di un aumento irregolare dei prezzi per chi faceva benzina.

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