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Opinioni

Caro affitti, la protesta delle tende difende l’università come diritto e non come privilegio

Tutto è nato da una tenda davanti al Politecnico di Milano, ora le tende sono spuntate un po’ ovunque dei fronte gli atenei. La protesta degli studenti come il caro affitti è una battaglia per l’università come diritto e non come privilegio.
A cura di Valerio Renzi
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Ilaria Lamera studia Ingegneria Ambientale al Politecnico di Milano. Martedì 2 maggio ha piantato una tenda di fronte il Politecnico in piazza Leonardo da Vinci per protestare contro il caro affitti. Ha 23 anni, è originaria di un Alzano Lombardo in provincia di Bergamo, e ha smontato la sua tenda lunedì 8 maggio. Intanto però le tende erano diventate una decina e la protesta è continuata: forse saranno tolte oggi dopo un vertice in comune convocato dal sindaco Beppe Sala (che però in piazza non si è fatto vedere).

L'accampamento ha avuto un effetto contagioso e tende sono comparse contro il caro affitti anche di fronte altri atenei, a cominciare dalla Sapienza di Roma dove si campeggia di fronte alla statua della Minerva. Qui il sindaco Roberto Gualtieri si è invece presentato a parlare con chi protesta. Non è chiaro quando la protesta finirà, intanto stanotte le tende sono aumentate. Da una tenda, a tante tende.

La protesta è ancora contenuta nei numeri, ma ha conquistato il centro del dibattito pubblico in un batter d'occhio. Intanto il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha detto che il governo non ha nessuna intenzione di occuparsene e ha chiarito: "I problemi ci sono nelle città dove governa la sinistra". Abbiamo almeno così ricordato a tutti che il welfare universiatario è un affare che riguarda il governo e le regioni in particolare (non per questo i sindaci non si devono sentire chiamati in causa, ovviamente).

Se non è più una tenda sola, e le tende sono diventate tante, è anche vero che non sono tantissime. E la primavera dei ragazzi e delle ragazze in cerca di una stanza per poter studiare potrebbe esaurirsi presto. Magari si tratta delle prove generali di quello che potremmo vedere in autunno, ma intanto alcune cose importanti sono emerse in questi giorni. Proviamo a ricapitolarle per sommi capi.

Prima di tutto nonostante anni di definanziamento del welfare universitario, di tagli a ricerca e didattica, di retorica sul merito e di campagne contro i fuori corso, l'università italiana è ancora un'università di massa ed è ancora percepita da chi ci accede come un diritto e non come un privilegio. Per questo il tema degli affitti è un tema potenzialmente esplosivo: ribadisce che l'istruzione superiore e specialistica deve essere per tutti.

In secondo luogo la scoperta partita da Milano ha scoperchiato come i soldi del Pnrr e destinati alle residenze per studenti, stiano finendo soprattutto nella costruzione di residenze di lusso, sorta di social housing per universitari i cui prezzi sono come minimo in linea con quelli del mercato se non quando superiori. È la tendenza degli Student Hotel che non risolve i problemi di chi ha difficoltà a pagare una stanza 500, 600, 700 euro.

Terzo: il tema della casa è al centro in Italia della questione sociale, anche perché legato a doppio fila ai salari bassi e al lavoro povero. Lo ha capito Elly Schlein che ha annunciato come la prima campagna del "suo" Partito Democratico sarà proprio sul diritto alla casa. Ce lo hanno ricordato i ragazzi e le ragazze con le loro tende che non vogliono fare due, tre lavoretti per pagarsi una stanza. La cancellazione del contributo all'affitto da parte del Governo Meloni e l'ossessione contro gli "abusivi", ci hanno già chiarito la linea del governo in merito.

Quarto: gli affitti brevi nelle principali città universitarie italiane, che sono anche mete turistiche tra le più battute al mondo, vanno regolamenti perché drogano al mercato portandoli verso l'alto.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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