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Carlo Fidanza (FdI) rischia di dover rimborsare il Parlamento Ue dopo il patteggiamento per corruzione

Il Parlamento europeo potrebbe chiedere all’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza di restituire 16mila euro. Da Strasburgo è stata chiesta una copia della sentenza di patteggiamento per corruzione nei confronti di Fidanza. I soldi sarebbero stati usati per pagare il figlio di un consigliere di cui Fidanza voleva le dimissioni.
A cura di Luca Pons
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L'eurodeputato di Fratelli d'Italia Carlo Fidanza, pronto alla ricandidatura tra poche settimane, potrebbe essere chiamato a restituire 16mila euro al Parlamento europeo. Stando alla sentenza di patteggiamento (per l'accusa di corruzione per esercizio della funzione) arrivata a novembre dello scorso anno, Fidanza nel 2021 spinse un consigliere comunale di Brescia a dimettersi per lasciare il posto al suo subentrante, Giangiacomo Calovini. Calovini oggi è deputato di FdI, e a sua volta ha patteggiato lo scorso anno. Fidanza per convincere il consigliere, avrebbe usato proprio soldi del Parlamento Ue.

La sentenza di patteggiamento ha fissato la pena a un anno e quattro mesi di carcere, per entrambi gli interessati. Gli inquirenti avevano ricostruito che Fidanza avrebbe avuto interesse a far ottenere il posto a Calovini perché Giorgia Meloni aveva deciso che avrebbero potuto candidarsi alle elezioni politiche solo coloro che avevano già esperienza come amministratori locali. Perciò, per spingere il consigliere Giovanni Francesco Acrì alle dimissioni avrebbe assunto il figlio di lui, allora studente diciassettenne, come suo assistente parlamentare ‘locale' a Milano.

Qui entra in gioco il Parlamento europeo. Infatti, i 16mila euro pagati al figlio di Acrì venivano dai fondi che l'Europarlamento riserva agli assistenti dei deputati. Ma ora potrebbe scattare la richiesta di restituirli. Come riportato dal Corriere della Sera Didier Klethi, il direttore generale per la finanza del Parlamento Ue, avrebbe chiesto al tribunale di Milano una copia della sentenza di patteggiamento di Fidanza. L'obiettivo sarebbe quello di valutare se ci sono gli estremi per "avviare un procedimento di ripetizione dell’indebito nei confronti del deputato Fidanza" per le somme "percepite a titolo di indennità di assistenza parlamentare" per l’assunzione del figlio di Acrì come "assistente parlamentare locale".

Lo stesso Fidanza (che è stato al centro dell'inchiesta giornalistica di Fanpage.it Lobby nera) scrisse, in una chat poi ottenuta dagli inquirenti: "Se serve per levarlo dai cogl***i per agevolare la fuoriuscita sono disponibile a dargli un vitalizio di mille euro al mese sino a fine legislatura, magari mettendo sotto contratto non lui ma uno/una che lui ci dice". Insieme al patteggiamento Fidanza ha anche versato 30mila euro al Comune di Brescia per risarcimento dei danni morali. L'ex consigliere Acrì, invece, ha a sua volta chiesto il patteggiamento pochi giorni fa, pagando al ministero della Giustizia proprio i 16mila euro ricevuti dal figlio e risarcendo il Comune di Brescia con 10mila euro.

Il processo è ancora in corso, ma con rito abbreviato, per Giuseppe Romele, che all'epoca era vicecoordinatore regionale di Fratelli d'Italia. Gli avvocati hanno chiesto che non siano utilizzabili nel procedimento i suoi messaggi scambiati con Fidana, e hanno sostenuto che Romele si stesse interessando alle dimissioni di Acrì dal punto di vista politico (dato che era un'operazione discussa apertamente anche con i vertici del partito), ma senza essere a conoscenza del corrispettivo economico.

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