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Carlo Fidanza e Giangiacomo Calovini patteggiano l’accusa di corruzione: la pena scende a 1 anno e 4 mesi

Carlo Fidanza e Giangiacomo Calovini patteggiano la pena per l’accusa di corruzione. Secondo la Procura, l’europarlamentare di Fratelli d’Italia aveva convinto un consigliere comunale di Brescia a dimettersi, assumendo il figlio come assistente.
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L'europarlamentare Carlo Fidanza e il neo deputato Giangiacomo Calovini, anche lui di Fratelli d'Italia, patteggiano un anno e quattro mesi di reclusione per l'accusa di corruzione che gli aveva rivolto la Procura di Milano nel giugno del 2022. Secondo i magistrati milanesi, Fidanza avrebbe convinto il consigliere comunale di Brescia Giovanni Francesco Acri a dimettersi per lasciare il posto a Calovini. In cambio l'europarlamentare ha assunto il figlio di Acri come suo assistente.

Fidanza patteggia per corruzione

I pm Giovanni Polizzi e Cristiana Roveda hanno accolto la richiesta di patteggiamento avanzata da Fidanza e Calovini, che permette ai due imputati di avere consistenti vantaggi processuali. Innanzitutto il capo di imputazione viene derubricato da "corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio" a "corruzione per esercizio della funzione", che prevede una pena nettamente inferiore.

Inoltre la scelta del patteggiamento al posto di provare a difendersi durante il processo dibattimentale riduce la pena di un terzo. E la disponibilità a risarcire il Comune di Brescia per il danno di immagine riduce la pena di un altro terzo. E così i due sono stati condannati per un anno e quattro mesi, ovviamente con la sospensione condizionale. E quindi non andranno in carcere e non avranno altre conseguenze dopo questa sentenza.

"Dopo venti mesi di calvario, iniziato con l’assurda inchiesta giornalistica denominata Lobby nera (quella di Fanpage.it, Ndr) e con il suo seguito giudiziario, da cui non è emerso alcun illecito (benché i fatti dimostrati non siano stati smentiti dalla Procura, Ndr), proseguito con un esposto anonimo dai tratti surreali dal quale è scaturita un’ulteriore inchiesta, ho scelto di lasciarmi questo brutto periodo alle spalle e di affrontare senza più fardelli l’anno che ci separa dalle elezioni europee del 9 giugno 2024″, così Fidanza giustifica la scelta di aver preferito il patteggiamento a difendersi in tribunale.

Tuttavia aggiunge: "Lo faccio a malincuore, perché sono sempre stato fiducioso di poter dimostrare, in sede processuale, la natura esclusivamente politica dell’accordo che portò alle dimissioni del consigliere comunale di Brescia Gianfranco Acri". E poi ancora: "Lo faccio con serenità poiché, secondo la giurisprudenza più recente, questa scelta processuale non implica assunzione di responsabilità penale, quanto piuttosto un accordo con gli inquirenti sulla definizione della congruità della pena".

L'accusa di corruzione per Fidanza e Calovini

L'accusa nei confronti di Fidanza e Calovini erano nata a giugno del 2022 in seguito a un esposto anonimo, in cui si denunciava che l'europarlamentare avesse convinto Giovanni Francesco Acri a dimettersi dal Consiglio comunale di Brescia per lasciare il posto al primo dei non eletti, Calovini. La circostanza era necessaria perché, per decisione di Giorgia Meloni, sarebbero stati candidati alle successive elezioni politiche esclusivamente esponenti di Fratelli d'Italia che avevano già maturato esperienze in ambito locale.

Calovini, non essendo stato eletto, non avrebbe quindi avuto questo requisito per poter essere inserito nelle liste elettorali, come poi è successo nonostante fosse indagato per corruzione proprio all'intero di questo procedimento penale. Per convincere Acri ha lasciare il suo posto a Palazzo della Loggia, però, Fidanza ha dovuto assumere il figlio come suo assistente al Parlamento europeo.

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