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Caos procure, Palamara: “Il sistema ha fallito per il peso delle correnti”

L’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara, torna a parlare dello scandalo che ha scosso la magistratura. E su nomine e correnti afferma: “Il sistema ha fallito quando ha escluso coloro che non facevano parte delle correnti, come per le nomine a pacchetto per Cassazione o per la direzione antimafia”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Torna a difendersi in tv, a Tg2 Post, l’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara, dopo lo scandalo sulla magistratura che lo ha coinvolto in prima persona. “Posso rispondere di quello che ho fatto, di essermi messo a disposizione dei magistrati, di trovare accordi per la scelta migliore. Questo sistema criticato ha prodotto i più grandi magistrati nei ruoli più importanti. Il sistema ha fallito quando ha escluso coloro che non facevano parte delle correnti, come per le nomine a pacchetto per Cassazione o per la direzione antimafia”, afferma. Poi aggiunge: “Io devo chiarire fatti, vicende e situazioni che non riguardano solo me, ma tutti quelli che hanno fatto con me parte del sistema, quello delle correnti, che oggi ha fallito”.

L’ex presidente dell’Anm parla anche di altro, in riferimento a questo sistema: “Favori non me li ha chiesti mai nessuno, sono stato visto come una persona alla quale chiedere consigli, notizie, come uno sfogatoio per tutti i mali della giustizia, venivo visto come una figura rappresentativa di un certo mondo, al quale investire sulle disfunzioni di un certo mondo”. Palamara è convinto che il tema dei rapporti tra politica e magistratura “è un nodo problematico: il tema è in che modo la politica sia entrata nel versante delle nomine. Tutte le nomine vengono precedute da accordi, tutto avviene dopo mediazione”.

Su Di Matteo, poi, Palamara ritiene che “fu escluso dalla Direzione nazionle antimafia per scelte di corrente”. Poi torna a parlare di indipendenza della magistratura: “L’indipendenza va praticata quotidianamente quando si fanno le sentenze, ma va praticata anche quando si fanno le nomine. L'imparzialità si deve vedere quando il Csm effettua una nomina, se no questo rischia di diventare una formula vuota”. Sulla sua posizione, infine, sottolinea: “Penso di essere testimone di un sistema messo fortemente in discussione, e penso che in questo momento sia mio dovere per rispetto di tanti magistrati esclusi da questo meccanismo, dare speranza combattendo per un sistema migliore”.

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