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Opinioni

“Buonisti!”: come l’establishment ha inventato le idee dei populisti

Nel 1995 Ernesto Galli della Loggia, sulle pagine del Corriere della Sera, scriveva un editoriale intitolato “Chi non vede gli immigrati. La solidarietà ‘buonista’ del centro sinistra”. Come nel caso della ‘casta’ le parole e le idee dei così detti populisti vengono inventate e distillate dagli organi di informazione dell’establishment.
A cura di Valerio Renzi
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Ecco cosa dice la Treccani alla voce ‘buonismo', sostantivo maschile derivato di ‘buono': Ostentazione di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli avversarî, o nei riguardi di un avversario, spec. da parte di un uomo politico; è termine di recente introduzione ma di larga diffusione nel linguaggio giornalistico, per lo più con riferimento a determinati personaggi della vita politica. Il termine ‘buonismo', utilizzato in senso dispregiativo, per indicare giornalisti, esponenti politici e comuni cittadini che sarebbero troppo indulgenti verso chi commette reati, gli immigrati e chi si trova in condizioni di difficoltà, e più in generale come etichetta per criticare la sinistra ormai distante dal "popolo" e dalla "gente", viene introdotto nel dibattito politico e giornalistico nell'ormai lontano 1995 dall'editorialista del Corriere della Sera Ernesto Galli Della Loggia, che dalle colonne del più blasonato quotidiano del paese scrive:

In realtà, su poche questioni come quella dell’immigrazione il centrosinistra sembra dare il peggio di se stesso, mostrando di non sapersi liberare di due suoi storici difetti: il già ricordato «buonismo» e il cosiddetto «benaltrismo» in forza del quale le soluzioni dei problemi sono sempre «ben altre», il modo di affrontarli dovrebbe essere anch’esso «ben altro», ma questo ben altro, poi, non si sa mai in che cosa precisamente dovrebbe consistere perché nessuno si prova a mettere qualche contenuto sotto l’etichetta. Eppure, per il centrosinistra poche questioni come quella dell’emigrazione posso rivelarsi politicamente (e dunque alla fine anche elettoralmente) delicate. Detto nelle pochissime parole che qui ci è possibile usare, […] la sinistra si gioca, su questo problema, la sua rappresentatività sociale […]. Infatti, sono gli strati più deboli della popolazione – il piccolo ceto medio urbano, gli anziani, le donne, i lavoratori dei settori più deboli, le fasce precarie metropolitane – i settori che risentono in modo più o meno negativo e diretto di un afflusso indiscriminato di extracomunitari, e dei relativi fenomeni di violenza, di illegalità, di insicurezza, che a tale flusso si accompagno. I benestanti, viceversa, vivono generalmente fuori dalla portata degli immigrati, al massimo li possono incontrare a un semaforo come lavavetri, ma tutto finisce lì. Ebbene, la sinistra vuole ancora rappresentare le fasce più deboli della società? Le rappresenta ancora? Se la risposta è sì, allora farebbe bene a dare meno retta a tanti suoi deputati e senatori – sociologicamente ormai integrati in tutto e per tutto nei ceti previlegiati – e ascoltare di più viceversa il senso comune di tanti suoi elettori che privilegiati non sono.

L'articolo si intitolava "Chi non vede gli immigrati. La solidarietà ‘buonista' del centro sinistra". Più di venti anni fa, quello che poi è diventato senso comune e cliché giornalistico, era già condensato in maniera cristallina da una delle voci di riferimento della destra moderata, delle forze "responsabili" e "istituzionali". Come è stato nel caso della casta, il bersaglio contro cui si è scagliato il Movimento 5 stelle ai tempi dei vaffanculo e dei comizi infuocati, che è anche il titolo del best seller firmato da altri due giornalisti del Corriere, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, parole e argomenti ai così detti populisti vengono forniti dai maître à penser dell'establishment. Altro che rivoluzione e cambiamo tutto.

Il padre del M5s Beppe Grillo così commentava la crisi innescata dal divieto imposto alla nave Aquarius di attraccare in Italia con 629 migranti a bordo: "La sfida che stiamo vivendo è esattamente l’opposto di ciò che viene propagandato dalla sinistra frou frou; quella che si è dimostrata tanto cinica da costruire il caos per poi criticare le mosse di chi cerca di disinnescarlo con ipocriti appelli alla parola solidarietà. La stessa che definisce “ospitalità” l’ammasso di anime, poi lasciate cinicamente nelle mani del caporalato; triste frutto di accordi balordi con gli altri paesi europei, che ha finito per far male a tutti nel nostro paese". Un discorso che sembra l'aggiornamento del ragionamento proposto da Galli della Loggia venti anni fa, e che rende possibile la saldatura della destra xenofoba e il populismo "della gente", porta il M5s ad approvare le scelte del ministro dell'Interno e leader della Lega Matteo Salvini.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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