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Brunetta dice addio allo smart working per la Pubblica amministrazione, si torna tutti in ufficio

Il ministro della Pubblica amministrazione chiude la porta allo smart working in un’intervista al Giornale: “È stata una grandissima sperimentazione sociale che è riuscita a tenere in piedi il Paese”, ma ora “abbiamo bisogno di dare gambe alla crescita” e “il lavoro in presenza è l’anima di questa rinascita”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Lo smart working è stata una delle novità più importanti portate dalla pandemia nel mondo del lavoro, soprattutto nel pubblico. Ora, però, ha fatto il suo tempo e si può tornare indietro, riportando le lancette dell'orologio all'inizio del 2020. Il messaggio del ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, è più o meno questo: "La pandemia è stato uno shock che ha richiesto misure straordinarie – ha spiegato in una lunga intervista al GiornaleLo smart working, sia nel pubblico sia nel privato, è stata una grandissima sperimentazione sociale che è riuscita a tenere in piedi il Paese". E adesso? La linea del ministro, e quindi del governo, è quella di far tornare tutti in ufficio prima possibile, anche con il green pass obbligatorio.

Il progetto del ministro Brunetta è chiarissimo: "Grazie ai vaccini stiamo tornando verso la normalità, che senso ha continuare con le stesse misure nate per resistere alla pandemia? Già prima della pandemia esistevano montagne di arretrati. Negli ospedali, nei tribunali, negli uffici comunali. La pandemia ha moltiplicato questo cumulo di arretrati e di ingiustizie". Secondo il ministro "adesso abbiamo bisogno di dare gambe alla crescita, anche riempiendola di capitale umano" e "il lavoro in presenza è l'anima di questa rinascita". Ma attenzione: "L'assenza è ancora più pericolosa nel privato, perché rischia di essere prodromica ai licenziamenti di massa".

Sull'operato del governo il ministro è convinto della bontà del lavoro: "Stiamo, come da mandato, salvando l'Italia, portandola fuori dalla crisi pandemica ed economica. Tutti insieme, tutti i partiti della grande coalizione, come non era mai accaduto in passato – ha spiegato – È quasi un miracolo. È una congiuntura astrale mai vista: i soldi dell'Europa, la grande apertura di credito di Angela Merkel. Draghi sta dando a questo Paese un posizionamento internazionale mai visto". Sul partito unico di centrodestra ci va con i piedi di piombo: "È possibile, ma ci vuole lavoro, fatica. È un percorso lungo. Bisogna crederci, ma ce ne vuole".

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