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Bocciati referendum su eutanasia e cannabis, Magi: “Giudici hanno cercato il pelo nell’uovo”

Corte Costituzionale boccia u referendum su eutanasia e cannabis, il deputato Riccardo Magi: “Buttati via due referendum su cui erano stati raccolti 2 milioni di firme e che avrebbero garantito maggiore partecipazione dei cittadini, riavvicinandoli alla politica”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La Corte Costituzionale ieri ha ammesso cinque referendum sulla giustizia (in tutto erano sei) mentre ha bocciato quello sulle "sostanze supefacenti". L'altro ieri sera era arrivato il verdetto della Consulta anche sul quesito referendario sull'eutanasia legale, che è stato dichiarato inammissibile. Oggi intanto riprende nell'Aula della Camera l'iter della proposta di legge sul suicidio assistito, con il voto agli emendamenti, che vede tutto il centrodestra fermo sul no. Mentre il segretario del Pd Enrico Letta e il leader del M5s Giuseppe Conte lanciano un appello alle forze parlamentari, affinché non ostacolino il percorso della legge.

"Noi vogliamo assolutamente che la legge sul suicidio assistito vada avanti – ha detto ai microfoni di Fanpage.it Enrico Letta,  -. Credo che si debba fare un appello forte al Parlamento perché c'è una attesa da parte della società che deve e può trovare una risposta oggi, perché le condizioni affinché in pochi mesi la legge sia approvata ci sono. Gli italiani si aspettano che il Parlamento non si fermi e non chiuda gli occhi. È una risposta importante a una esigenza che esiste ed è fortissima".

Sulla stessa linea il leader pentastellato: "Sull'eutanasia, così come sulla questione cannabis, prendiamo atto delle valutazioni della Consulta ma su entrambi questi temi sono in corso di esame qui in Parlamento dei progetti normativi molto strutturati e riteniamo che la risposta migliore la debba dare proprio il Parlamento perché questa richiesta e questa attesa non possono rimanere inevase. Il Parlamento deve assumersi questa responsabilità. Il m5S è in prima linea, lo ha già fatto proponendo questi testi e aprendosi al confronto con le altre forze politiche".

Ieri in conferenza stampa il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato ha spiegato il perché dello stop al referendum promosso dall'Associazione Coscioni, per il quale sono state raccolte in pochi mesi oltre un milione e 200mila firme: "Il referendum non era sull'eutanasia ma sull'omicidio del consenziente", ha spiegato, sottolineando che "l'omicidio del consenziente sarebbe stato lecito in casi ben più numerosi e diversi da quelli dell'eutanasia".

Riccardo Magi, deputato e presidente di +Europa, tra i promotori del referendum sulla cannabis, ha dichiarato che voterà a favore dei cinque referendum sulla giustizia: "Ma – dice a La Stampa credo che il vero referendum sulla giustizia fosse questo sulla cannabis, perché in Italia il motivo principale per cui si finisce in carcere sono i reati di droga". Secondo Magi "sono stati buttati via due referendum, eutanasia e cannabis, su cui erano stati raccolti 2 milioni di firme e che avrebbero garantito maggiore partecipazione dei cittadini, riavvicinandoli alla politica, come auspicato dal presidente Mattarella". E invece i giudici della Consulta hanno ignorato le parole del presidente Amato, cercando "il pelo nell'uovo": "A differenza della sua indicazione si sono davvero impegnati per arrivare a questa bocciatura, con motivazioni che non ci hanno affatto convinto".

"Se ci mettiamo anche a inventare complotti della Corte Costituzionale possiamo chiudere i battenti della Repubblica. E lo dico da sostenitore dei Referendum. Quindi rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo in Parlamento", ha scritto sui social il leader di Azione, Carlo Calenda.

Il parere del costituzionalista Giovanni Maria Flick

"Non è stato accolto il quesito che in sostanza richiedeva di trasferire le norme sull'aiuto al suicidio all'omicidio del consenziente, attraverso la pronuncia della Corte. Ciò non è possibile con un referendum abrogativo che non può comportare aggiunte al quesito e al testo", ha detto Giovanni Maria Flick al Corriere della Sera a proposito del no al referendum sull'eutanasia.

Il presidente emerito della Corte costituzionale ha spiegato che già tre anni fa la Corte "aveva detto che anche l'aiuto al suicidio rimane reato. Proprio a difesa dei soggetti fragili. Ma in casi particolari, ovvero quando c'è sofferenza intollerabile, infermità irreversibile e necessità di interventi salvavita continui, aveva previsto la possibilità di non punire chi aiuta il suicidio. Ma qui è diverso, perché l'aiuto al suicidio è cosa diversa dall'omicidio. Anche di chi lo consenta o lo chieda. Se fosse stato accolto il quesito sarebbe rimasto punito solo l'omicidio dell'infermo di mente o del minore. Non di colui che accoglie la richiesta dell'amico: ‘Premi tu il grilletto perché non me la sento'. O di chi lancia una sfida. Pensiamo a TikTok: ci sono le sfide per gioco tra ragazzi che possono essere mortali: chi rimane più a lungo con un sacchetto di plastica in testa o su un binario di un treno. Tutto sarebbe stato legalizzato".

A trasferire le stesse cautele previste per l'aiuto al suicidio, sottolinea Flick, deve pensare "la legge e non una pronunzia della Corte. Invece, paradossalmente, il quesito finiva per includere tutte le possibilità, non solo le situazioni di sofferenza. Si va sotto il Parlamento e si chiede di decidere, oppure alle elezioni se ne vota un altro. Non è un'offesa alla democrazia il fatto che la Corte faccia il suo dovere. E che serve una legge per risolvere un problema di questo genere. Come ha detto Amato, il Parlamento è il luogo dove discute di valori e non può venire meno ai suoi doveri. La Corte ha esercitato il suo potere: non deve tener conto della sacralità della vita, che è un concetto religioso. Ma nemmeno deve ignorare il principio della solidarietà e la tutela dei soggetti deboli".

Riguardo al respingimento anche del quesito sulla cannabis, ha aggiunto, "quello coinvolgeva tutte le droghe e non solo la coltivazione per uso personale. Perciò incideva su una situazione regolata anche da trattati internazionali: cioè su una situazione in cui non può richiedersi un referendum abrogativo". 

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