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Boccia chiede certezze agli scienziati: “Pretendiamo chiarezza, non possiamo aspettare il vaccino”

Il ministro Boccia ha lanciato un appello agli scienziati, lamentando la diversità di opinioni e indicazioni sul virus e sulla pandemia: “Pretendiamo chiarezza, altrimenti non c’è scienza. Noi politici ci prendiamo la responsabilità di decidere, ma gli scienziati devono metterci in condizione di farlo. Non possiamo stare fermi finché non arriva il vaccino”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema". Lo ha detto il ministro degli Affari regionali e delle autonomie, Francesco Boccia, in un'intervista al Corriere della Sera. "Chi ha già avuto il virus, lo può riprendere? Non c'è risposta. Lo stesso vale per i test sierologici. Pretendiamo chiarezza, altrimenti non c’è scienza. Noi politici ci prendiamo la responsabilità di decidere, ma gli scienziati devono metterci in condizione di farlo. Non possiamo stare fermi finché non arriva il vaccino", ha aggiunto.

"Nella fase due entreremo dal 4 maggio, dobbiamo ancora mantenere la barra dritta", ha affermato, parlando della fine prevista del lockdown, e quindi delle misure restrittive per coronavirus, fissata dal dpcm del governo. "Siamo nella fase in cui vediamo le prime luci e dobbiamo difendere i risultati raggiunti. Capisco la voglia di uscirne, ma i numeri ci dicono che siamo ancora dentro l'emergenza. Se il presidente Emmanuel Macron prolunga il lockdown all'11 maggio, è perché sa che senza salute non c'è economia", sottolinea il ministro dem, secondo il quale "parlare di normalità vuol dire illudere la gente, perché se fai un errore distruggi settimane di sacrifici di tutti. A chi non ha colto l'insegnamento di questi 45 giorni perché annebbiato dal dio denaro, ricordo che l'Italia conta 160 mila casi e 20 mila morti. Chi pensa che il futuro sarà come il passato pre coronavirus, non ha capito in che fase del mondo siamo entrati. Ai fautori dell'aprire a tutti i costi ricordo che la solidarietà è venuta dal volontariato, dai medici e dagli infermieri partiti anche a Pasqua per andare in corsia al Nord, mettendo a rischio la loro salute".

E sulle Regioni che procedono in ordine sparso, il ministro ha detto: "I presidenti che vogliono riaprire se ne assumono la responsabilità, come ho detto a Fugatti che guida la Provincia di Trento e vuole sbloccare alcuni cantieri. Non è meglio aspettare la valutazione sulle classi di rischio di ciascun lavoratore, pronta fra sei o sette giorni? Perché partire prima, rischiando che si accenda un focolaio? Consiglio di seguire le linee della comunità scientifica e le scelte del governo. Zaia avrà fatto le sue valutazioni sulla base dei contagi, ma io penso che se qualche presidente di Regione apre i cantieri senza aspettare le classificazioni di rischio dell'Inail si assume la responsabilità delle forzature".

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