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“Basta approcci ideologici, tutti i comuni italiani si rendano disponibili ad accogliere migranti”

Intervista all’ex capo del Dipartimento immigrazione Mario Morcone: “Non si può fare più consenso elettorale sulla pelle delle persone, servono servizi di integrazione e accoglienza diffusa”.
A cura di Antonio Musella
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Resta acceso lo scontro tra Enti Locali e Ministero dell'Interno sul sistema di accoglienza di migranti nelle Regioni e nei Comuni. Dopo gli allarmi lanciati da alcuni Sindaci dell'Emilia Romagna, che parlano di "sistema dell'accoglienza al collasso", dal Ministero dell'Interno stanno provando a suddividere nuovamente tra le regioni l'accoglienza ai migranti ospitati a centinaia negli Hotspot siciliani e nella tendostruttura di Porto Empedocle. Negli ultimi anni il sistema dell'accoglienza, grazie alle misure volute da Matteo Salvini ai tempi in cui era Ministro dell'Interno, ha avuto un poderoso definanziamento. Un taglio netto ai fondi per le strutture di accoglienza di prima soglia, i CAS, la cancellazione degli SPRAR in favore dei SAI, gestiti dai Comuni ma con meno fondi, la cancellazione e l'opposizione a qualsiasi forma di accoglienza diffusa, ed ancora il taglio dei servizi di integrazione come le scuole di italiano ed i corsi di formazione professionale. Tutte misure che avrebbero favorito l'integrazione dei migranti, soprattutto dei richiedenti asilo politico. Ora si fanno i conti con pochi posti all'interno dei CAS, la cui gestione da parte degli enti del terzo settore è diventata complicatissima a causa delle esigue risorse, con gare d'appalto che vanno continuamente deserte. Intanto chi scappa da guerra, povertà e cambiamenti climatici continua ad arrivare sulle nostre coste e vengono ospitati in strutture assolutamente inadeguate, basti pensare alla stessa "tendopoli" a Porto Empedocle. Abbiamo raccolto l'opinione del prefetto Mario Morcone, ex direttore del Dipartimento immigrazione del Ministero dell'Interno, ed oggi Assessore all'immigrazione della Regione Campania.

Prefetto la polemica che sta montando sul sistema dell'accoglienza sembra avere cause nelle scelte politiche degli ultimi anni, cosa ne pensa?

Il definanziamento è uno dei motivi principali. Le risorse sono sempre di meno ed inoltre i pagamenti agli enti del terzo settore arrivano con grande ritardo, si tratta di enti che non si possono permettere di avere dalle banche un sostegno infinito, il Ministero dovrebbe pagare in maniera puntuale. Poi c'è soprattutto il sistema SAI che è stato un po' fermato per favorire i CAS, le strutture di prima accoglienza che sono la parte "meno nobile" del sistema di accoglienza. Nei CAS i servizi sono limitati e di scarsa qualità, le persone si incazzano e le associazioni serie non lo vogliono fare perché sentono di mettere a rischio la loro credibilità. Il vero obiettivo dovrebbe essere quello di riattivare la rete SAI e ampliarla, finanziarla, ed arrivare poi ad un sistema di accoglienza diffusa.

L'accoglienza diffusa era basata su piccole unità abitative in cui i migranti erano sostanzialmente autonomi e ricevevano dei servizi per integrarsi, ad oggi c'è davvero poco in questo senso in Italia.

Io credo che dovrebbe essere obbligatorio da parte dei Comuni ad aderire al servizio nazionale dell'ANCI per sviluppare l'accoglienza attraverso i SAI. Poi il futuro è quello dell'accoglienza diffusa, non possiamo più giocare sulla presa di posizione del Sindaco veneto che dice che non vuole i migranti, questa roba non può esistere. E' un servizio che deve essere offerto da tutti i Comuni italiani, è chiaro che deve essere sostenibile, va finanziato, c'è chiaramente un problema sull'accoglienza per i minori non accompagnati, perché per legge costano di più. La Legge Zampa mette a carico del servizio per i minori dei Comuni una serie di misure abbastanza costose, ma d'altra parte quello è un investimento. Non si può non capire che l'accoglienza ai minori non accompagnati è un'investimento, rappresentano i cittadini italiani di domani quasi certamente. Se non vanno via, se li formiamo, saranno una parte della generazione di domani. Quando parliamo di mancanze di figure professionali in alcuni settori, quando parliamo di calo delle nascite, la presenza di questi ragazzi è un'opportunità, ma se la sai gestire come un'opportunità e la vuoi gestire come un'opportunità.

Molto spesso si fa fatica a liberare i posti in accoglienza perché i tempi per l'esito delle richieste di asilo sono lunghissimi, anche uno o due anni, come si esce da questa situazione?

Sono anni che proviamo ad affrontare questo problema. Le commissioni per il diritto d'asilo sono state più che raddoppiate, ma non siamo mai riusciti ad invertire la tendenza, è un problema vecchio. I tempi sono lunghi e bisogna aggiungere che la persona a cui viene negato lo status di rifugiato ha diritto a presentare ricorso al giudice e quindi deve rimanere in Italia nel sistema di accoglienza, in questo modo si va in corto circuito e si creano i tappi.

Qual è la strada per un'accoglienza degna e senza situazioni emergenziali?

Dobbiamo ritornare all'accoglienza nei SAI con un sistema di servizi di integrazione, che vanno dalla scuola d'italiano ai corsi di formazione professionale. I richiedenti asilo vanno inseriti nel mercato del lavoro, che sia un lavoro dignitoso e regolare con i contratti di lavoro collettivi nazionali. C'è tutto il tema del caporalato ad esempio, che va affrontato ed ormai non è più una questione di qualche ragione. Insomma sull'accoglienza bisogna fare un ragionamento di buon senso, non è il tempo degli approcci ideologici. Qualche direttore di giornale sostiene che l'approccio ideologico lo abbia io, ma il mio è puro buon senso. Bisogna cogliere questa occasione problematica per avviare una riflessione seria, non ideologica, non si può fare più consenso elettorale sulla vita delle persone, è una cosa inammissibile. Il Papa ce lo dice tutti i giorni, ma il Papa è il Papa, qui ognuno di noi ha una soglia di umanità, ci sono poi i precetti costituzionali, le persone sono persone e vanno trattate come tali. Affrontiamo questa situazione per accogliere le persone e per farne anche un'occasione di sviluppo per il nostro paese.

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