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Armi all’Egitto, Crimi: “Non venderle non avrebbe comunque portato alla verità su Giulio Regeni”

“Non vendere le fregate all’Egitto non avrebbe portato nessun valore aggiunto nel percorso per raggiungere la verità sulla morte di Giulio Regeni. Vorrei sottolineare che non stiamo regalando le navi, ma le stiamo vendendo. L’Egitto le ha chieste a vari Paesi e noi abbiamo la possibilità di fornirle, di fatto è una manovra di tipo ecomomico”: queste le parole di Vito Crimi sulla vendita da parte dell’Italia di due navi militari all’Egitto.
A cura di Annalisa Girardi
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Fa discutere la vendita di due navi militari all'Egitto. Tanto che la Commissione d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni ha chiesto di sentire urgentemente il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. I parlamentari di Liberi e Uguali sono stati i primi a criticare duramente la commessa, per essere poi seguiti da diversi esponenti del Partito democratico. Il Movimento Cinque Stelle, invece, è diviso. Alle voci critiche, come quella di Gianluca Ferrara, capogruppo pentastellato nella Commissione Affari Esteri in Senato, replica Vito Crimi. Secondo il capo politico del M5s, infatti, "non vendere le fregate all'Egitto non avrebbe portato nessun valore aggiunto nel percorso per raggiungere la verità sulla morte di Giulio Regeni".

Crimi ha poi aggiunto: "Vorrei sottolineare che non stiamo regalando le navi, ma le stiamo vendendo. L'Egitto le ha chieste a vari Paesi e noi abbiamo la possibilità di fornirle, di fatto è una manovra di tipo ecomomico". Crimi conclude affermando che invece "gli sforzi della diplomazia e il lavoro del presidente Conte" forse riusciranno ad ottenere qualche risultato. Non sono d'accordo Nicola Fratoianni e Federico Fornaro, esponenti di Leu e primi firmatari dell'interrogazioni che verrà posta al governo domattina durante il Question Time alla Camera: "Il Paese destinatario del maggior numero di autorizzazioni italiane per nuove licenze di armamenti è l'Egitto. Il governo italiano non ritiene di rivedere la politica sulle forniture militari al regime di Al Sisi?", chiedono i parlamentari.

Anche la deputata del Pd Laura Boldrini ha chiesto al governo di "riconsiderare questa decisione per una questione di giustizia verso un giovane italiano torturato e ucciso". Sempre dal fronte dem, Barbara Pollastrini invece ha denunciato: "La mia amarezza è profonda. Patrick Zaky è ancora detenuto nelle carceri e come lui tanti oppositori al dittatore. Da quattro anni al-Sisi boicotta le indagini sull'omicidio di Giulio Regeni. Non possiamo tacere. Un Paese è la propria politica estera: ripartire dai diritti umani, più che dagli interessi, è anche un modo per far riguadagnare autorevolezza all'Italia nello scacchiere internazionale".

Erasmo Palazzotto, presidente della Commissione d'inchiesta ha commentato: "La scelta del Governo italiano di autorizzare un’imponente vendita di armamenti, a partire dalla cessione di due navi militari cui seguiranno in totale circa 9 miliardi di commesse, rappresenta più di una normalizzazione dei rapporti bilaterali tra Italia ed Egitto. Una scelta, questa, che rischia di pregiudicare la ricerca di verità e giustizia inviando il messaggio sbagliato, ovvero che la morte di Giulio Regeni appartiene al passato", sottolineando che non ci sia nessun interesse economico che possa mettere in discussione i principi su cui si fonda lo Stato italiano.

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