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Pensioni a 67 anni, il governo potrebbe escludere 11 lavori dall’aumento dell’età pensionabile

La commissione europea chiede all’Italia chiarimenti sull’aggiustamento strutturale previsto dalla manovra e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, per un aggiustamento dei conti pubblici, starebbe pensando di escludere 11 mestieri “gravosi” dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni.
A cura di Maurizia Marcoaldi
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La proposta era quella di aumentare l’età minima per andare in pensione per adeguamento dell’età di vecchiaia all’aspettativa di vita. In particolare il governo aveva previsto l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019, tra le proteste dei sindacati e quelle di esponenti della sinistra parlamentare. Di qui la volntà di rinviare, a dopo il voto per le elezioni 2018, la decisione sull’innalzamento dell’età. Ora però, alla luce della lettera inviata all'Italia da Bruxelles, sembrerebbe che un indirizzo vada preso in tempi brevi: l'età minima a 67 anni per ottenere la pensione non riguarderà tutti i lavoratori.

Il governo sta infatti pensando di bloccare l’aumento dell’età pensionabile per alcune categorie di lavoratori che svolgono le cosiddette attività gravose. Undici le categorie interessate dalla proposta: maestra di asilo e di scuola materna, infermieri con i turni di notte, badanti di persone non autosufficienti, addetti delle pulizie e alla raccolta rifiuti, macchinisti, camionisti, gruisti, muratori, facchini, addetti alla concia delle pelli, operai edili.

Aumento età pensionabile dal 2019

Per legge il ministero dell’Economia e del Lavoro emanano un decreto “direttoriale”, un provvedimento di natura amministrativa, con cui i due ministeri elaborano i dati dell’Istat e calcolano la speranza di vita. L’stat ha rilevato che tra il 2013 e il 2016 l’aspettativa di vita è aumentata di 0, 4 punti rispetto al tetto attuale dei 66 anni e 7 mesi. Convertendo i decimali mesi è evidente che la speranza di vita è aumentata di 5 mesi e che quindi va innalzata l’età di pensione minima. Nelle settimane scorse il governo aveva deciso di rimandare la decisione a dopo le elezioni per evitare di influenzare il voto di primavera, viste anche le proteste in merito. Ora il cambio di rotta.

Il cambiamento su richiesta della commissione europea

Il ripensamento è diretta conseguenza della lettera con la quale la commissione europea ha chiesto chiarimenti al governo italiano in merito alla manovra, il disegno di legge che sarà a breve esaminato dal parlamento. Da Bruxelles hanno sottolineato che c’è “il rischio di una deviazione significativa” per quanto riguarda l’aggiustamento strutturale previsto dalla manovra e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha tempo fino a martedì 31 ottobre per inviare possibili aggiustamenti dei conti pubblici alla commissione Ue. L’Ue pone in dubbio, con la lettera, il fatto che l’Italia possa raggiungere gli obiettivi a medio termine, ovvero il pareggio strutturale nel 2020. In particolare Bruxelles contesta un buco nei conti pubblici da 1, 7 miliardi.

Questo andrebbe a influire sulla decisione dell’età pensionabile. Infatti la manovra di bilancio, dove è contenuto anche l’aumento dell’età a 67 anni dal 2019, traccia il percorso non solo per il 2018 ma per i prossimi tre anni. Rimandare la decisione a dopo il voto significherebbe dover accantonare il costo per le casse pubbliche del mancato aumento dell’età, circa 2,5 miliardi di euro tra il 2019 e il 2020.

Aumentare l’età pensionabile caso per caso

Il governo voleva rimandare la decisione di aumentare l’età pensionabile a dopo il voto per valutare la speranza di vita a 65 anni non come media nazionale generica ma analizzando i singoli mestieri. Ora dovendo valutare la questione in tempi più brevi, si potrebbe cambiare metodo di analisi e utilizzare una suddivisione già pronta che andrebbe a individuare 11 categorie di lavori gravosi. In questo modo l’aumento della pensione vedrà l’esclusione di questi undici mestieri. Anche in questo caso sarebbe necessario correggere la manovra, perché bloccare l’aumento della pensione per alcune categorie comporta comunque un costo, ma basterebbero però meno di 100 milioni di euro, cifra che potrebbe essere recuperata direttamente dal bilancio.

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