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Renzi “Cambiamo Italicum dopo referendum”. Cuperlo: “O ci dice come o votiamo no”

La minoranza Pd ufficializza la decisione di votare “no” al prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre nel caso in cui non si riuscisse a trovare un accordo sulla riforma della legge elettorale. Cuperlo: “Se voterò no, il giorno dopo mi dimetterò da deputato”. Speranza: “La proposta di Renzi non è sufficiente”.
A cura di Charlotte Matteini
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direzione pd renzi

20:40 – "Siamo gli unici che fanno questi dibattiti", ha detto Renzi nella sua replica in chiusura della direzione Pd. "Io oggi sono arrivato qua e ho chiesto a tutti di fare ulteriormente uno sforzo per trovare un punto di caduta – ha detto – Lo ritengo un metodo di lavoro e lascio al partito e il massimo impegno da parte nostra di lavorare su questo tema. Si discute, ma è evidente che bisogna arrivare a trovare un punto di caduta". Il premier ha quindi ribadito la proposta di una commissione per cambiare l'Italicum: "Comunque vada il referendum, vediamo se è possibile farlo. Mettiamoci a lavorare e poi nelle settimane successive al referendum verifichiamo lo stato dell'arte". Renzi ha poi risposto a Cuperlo: "Io non so se ho inchiodato il paese su queste tematiche. Penso che il paese era inchiodato quando siamo arrivati". Nei prossimi giorni "la commissione si deve mettere a discutere e dialogare ma ciascuno di noi smetta di parlare al proprio interno", ha concluso. In seguito la relazione di Renzi è stata votata, con nessun voto contrario e nessun astenuto.

Ore 20:30 – Per il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini "siamo dentro a un'enorme tempesta che sta attraversando questo tempo", una benzina che "alimenta tante forme di nazionalismo e populismo" nel mondo, e il referendum "arriva perfettamente dentro questa tempesta": "Come facciamo a non vedere che in caso di vittoria del ‘No' la lettura che sarà data in tutto il mondo sarà come figlia di questa tempesta?". Il segretario "ha aperto uno spazio importante", ha concluso il ministro che spera che "questa proposta venga accolta" ma che "vede il rischio di un tormentone" – la legge elettorale ndr.  Franceschini ha quindi proposto "dei paletti" a Renzi: "Lavoriamo su correzioni dell'Italicum, non su nuovi modelli; tempi brevi, giorni, non mesi".

Ore 19:30 – "Io parto da un punto decisivo per me: sono molto convinto che legge elettorale e riforma siano due pezzi di un'unica grande riforma del nostro paese", ha detto Roberto Speranza, uno dei maggiori esponenti della minoranza dem, secondo cui "il voto di dicembre è un voto su entrambe le riforme". Se si concentra "tutto il potere in una Camera, diventa decidiso come questa viene eletta", e "se mi viene detto che il punto della legge elettorale è un alibi non ci siamo", ha aggiunto Speranza, che ha identificato "lo strappo enorme" all'interno del Pd in un momento preciso: dopo l'elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica, quando la riforma elettorale è arrivata alla Camera. "In tanti – ha detto l'esponente dem a Renzi – ti abbiamo chiesto di fermarti. E invece è nata la spaccatura più forte della storia di questo partito". Il punto, ha proseguito ancora, "non è accontentare la minoranza, ma capire che chi dice che questo meccanismo tra rifoma costituzionale e legge elettorale cambia sostanzialmente la forma di governo pone un argomento vero". Per Speranza, "chi ha fatto questo passaggio oggi deve avere il coraggio e la forza di porre rimedio. Io fino all'ultimo istante non mi voglio sottrarre a nessun tentativo. Si faccia un comitato, ma dobbiamo dirci una verità: se vogliamo cambiare davvero l'Italicum dobbiamo partire da un'iniziativa del Pd e del governo". La conclusione è che la proposta fatta da Renzi oggi "non è sufficiente".

Ore 18:30 – Parla Gianni Cuperlo, che rimprovera "un'arroganza" diffusa, aggiungendo una stoccata a Orfini: "Dovevi solidarizzare con Marino, non scrivergli che lo hai cacciato perché era un incapace". Poi aggiunge, nel merito della proposta di Renzi: "Per mesi ho cercato di dare il mio contributo, sulla legge elettorale in particolare, ma non c'è mai stato un atto politico da parte della segreteria in tal senso". E continua: "La via che hai indicato si è arrestata a metà del sentiero, ma è un segnale che io voglio cogliere. Il tema è però se esiste la volontà di ricomporre una frattura destinata a produrre un trauma e per questo è importante la sostanza delle parole che hai pronunciato. Il PD deve avere una sua proposta di legge elettorale, non può solo rinviare la discussione sulle modifiche alla legge elettorale. Quindi io chiedo un passo convinto e convincente prima del referendum". Poi un avviso a Renzi: "Anche se vincessi il referendum spaccando il Pd, allora cammineresti su tante macerie. Alla fine di questa vicenda, ognuno saprà cosa fare. Per quanto mi riguarda, se non troveremo un accordo e mi costringerai a votare no, allora il 5 dicembre mi dimetterò da deputato, comunque vada a finire".

Update 17:41 – "Abbiamo scelto la democrazia interna e non i caminetti dei big o presunti tali. Lo avevamo promesso durante le primarie: noi parliamo qui dentro. E gli impegni con gli iscritti valgono più dei mal di pancia dei leader". Così Matteo Renzi ha aperto la Direzione del Partito democratico di oggi pomeriggio, ricordando che fuori da qui – dalla sede di Sant'Andrea delle Fratte – è "inquieto", citando la questione migranti, la guerra in Siria e il rischio della vittoria del populismo negli Stati Uniti. L'Italia, ha detto, ha la consapevolezza di avere il capitale umano per guidare l'Europa, non per inseguirla". Renzi ha fatto poi un elenco di ciò che è stato fatto, partendo della crescita economica, dove i numeri "sono ancora troppo bassi per le nostre ambizioni, ma ci sono segnali positivi ed elementi da prendere seriamente in considerazione".

Per Renzi "potrebbe sembrare surreale che la discussione politica si concentri sul modello di assegnazione di premio alla lista o alla coalizione del singolo partito, ma penso che sia giusto e doveroso parlarsi con grande chiarezza e con totale trasparenza". Il premier ha ricordato che sin dal primo giorno della segreteria non ne ha passato uno "senza che vi fosse polemica interna, ma noi siamo gli unici a ricondurre lo scontro a una dimensione interna. Fuori da qui lo scontro è ancora più forte". Questa direzione, ha aggiunto il segretario Pd, "è stata preceduta da un appello all'unità e poi il giorno prima ha visto una girandola di interviste" in cui già si dava per scontata la rottura. Ma l'Italicum, ha ribadito, non deve essere una scusa: "Se qualcuno vuole utilizzare la legge elettorale come un alibi sappia che noi vogliamo smontare tutti gli alibi".

"Provo a offrire una soluzione – ha detto Renzi – nel rispetto di tutti. Io ho il compito politico di affrontare il tema del cosiddetto combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale. Essendo così importante la riforma costituzionale mio compito è cercare ulteriormente le ragioni di un punto di accordo. Se ognuno immagina di usare la legge elettorale come alibi, lo smontiamo, per non perdere l'occasione della riforma costituzionale". Il Partito democratico, dunque, è pronto a fare una discussione", ma che "ci siano tempi certi, sicuramente non durante campagna referendaria", ma fin dalle "settimane successive al voto e prima della fine dell'anno".

I punti della proposta di Renzi sono 4: "Elezione dei senatori, poi cambiamo ballottaggio, premio alla lista o alla coalizione e modo in cui si eleggono i parlamentari. Su questi punti apriamo una discussione profonda, seria e con tempi certi".

Dopo le dichiarazioni rilasciate ieri da Pierluigi Bersani al Corriere della Sera, è molto probabile che durante la Direzione del Partito Democratico prevista per oggi pomeriggio maggioranza e minoranza del Pd arriveranno alla resa dei conti. La posizione dell'ex segretario dem, che ha pubblicamente dichiarato che voterà "no" al referendum del prossimo 4 dicembre, ha creato malumori e spaccature all'interno del partito, con conseguenti accuse e insinuazioni scambiate tra i vari esponenti di maggioranza e minoranza. Matteo Renzi già ieri pomeriggio, durante un'intervista a L'Arena di Massimo Giletti, ha risposto alle dichiarazioni di Bersani sottolineando l'incoerenza dell'ex segretario dem, che dopo aver votato in Aula per tre volte la riforma, ora passa all'attacco dichiarandosi pubblicamente a favore del "no".

Durante la Direzione Pd di questo pomeriggio, convocata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi per illustrare la proposta di modifica alla legge elettorale Italicum, la minoranza del Partito Democratico, capitanata da Pier Luigi Bersani, Massimo D'Alema e Gianni Cuperlo, ufficializzerà la decisione di votare "no" al referendum, già anticipata questo week-end sui media, provocando ulteriori spaccature all'interno del partito. A commentare le mosse della minoranza Pd è intervenuto il presidente del partito Matteo Orfini, che ha dichiarato: "Non è scandaloso che Bersani voti No, è sbagliato che invece di cercare fino alla fine una soluzione si lavori per la spaccatura". La legge elettorale è il punto chiave che ha portato la minoranza a propendere per il "no" al referendum, sostenendo che la riforma in combinato disposto con l'Italicum metterebbe a serio rischio la democrazia parlamentare. Nonostante Matteo Renzi poche settimane fa abbia dichiarato di essere disposto a cambiare la legge elettorale per venire incontro alle richieste di alcuni esponenti, la minoranza Pd sembrerebbe ormai aver deciso di entrare a far parte del fronte del "no", schierandosi dunque contro il proprio partito.

Il fronte del "no" all'interno del Partito Democratico, a livello elettorale, potrebbe acquisire una quota significativa di votanti del Pd, circa un quarto o un quinto, e dunque, alla luce delle risicate distanze tra i due fronti contrapposti rilevate dagli ultimi sondaggi, potrebbe drenare consensi fatali.

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