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Animalisti contro Papa Francesco: “Delusi dal coinvolgimento di circensi in Giubileo”

“Non c’è nulla di misericordioso nel ridurre un altro vivente in cattività; nell’addestrarlo a compiere attività contrarie alla propria specie; nell’obbligarlo ad esibirsi per una presunta forma di divertimento, che risulta, tra l’altro, sempre più in declino” ha dichiarato la presidente dell’Enpa.
A cura di Redazione
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Gli animalisti si scagliano contro Papa Francesco, che oggi ha ricevuto gruppi di circensi e ha accarezzato un cucciolo di tigre e uno di pantera. "All'indomani dell'enciclica Laudato Si' speravamo che essa fosse la premessa per un pieno riconoscimento, anche da parte della dottrina cattolica, della pari dignità di tutti gli abitanti del creato, umani e non umani, e del loro diritto a vivere in pace e armonia", dichiara la presidente nazionale di Enpa (Ente nazionale protezione animali), Carla Rocchi. Per questo, gli animalisti si dicono "delusi dal coinvolgimento dei circensi nelle iniziative per il Giubileo della Misericordia", poiché non c'è "nulla di misericordioso nel ridurre un altro vivente in cattività; nell'addestrarlo a compiere attività contrarie alla propria specie; nell'obbligarlo ad esibirsi per una presunta forma di divertimento, che risulta, tra l'altro, sempre più in declino". Per Rocchi "se la misericordia è compassione per l'infelicità di un altro vivente; se la misericordia è ciò che spinge ad agire per alleviare tale condizione di sofferenza, come ci ha insegnato il Santo di cui Ella ha deciso di portare il nome – conclude Rocchi – non ci dovrebbe essere riconoscimento alcuno per chi tale sofferenza alimenta: gli animali sono stati creati per vivere liberi, e non sotto un tendone".

Non è l'unico attrito di cui in questi giorni si è dovuto occupare Bergoglio. Dal governo argentino guidato da Mauricio Macri è arrivato un assegno di 16 milioni e 666mila pesos, quasi un milione di euro, indirizzato alla fondazione internazionale di diritto pontificio Scholas occurrentes, un'organizzazione che il Pontefice ha voluto fortemente quando era arcivescovo di Buenos Aires, dedita alla promozione della cultura e dell'integrazione sociale, appoggiata all'indomani dell'elezione anche dalla Santa Sede.

Il governo argentino ha disposto la donazione con un decreto, datata 30 maggio 2016. Dopo poco più di una settimana, però, i direttori mondiali della fondazione – José María del Corral ed Enrique Palmeyro – hanno dichiarato di rinunciare all'offerta: "C'è chi cerca di minare questo gesto istituzionale al fine di creare confusione e divisione tra gli argentini", hanno dichiarato. La decisione è indubbiamente arrivata dopo un confronto con Papa Bergoglio, che, trapela da Casa Santa Marta, non avrebbe gradito il sentirsi strumentalizzato dalla donazione. Il FattoQuotidiano riporta la ricostruzione del vaticanista Andrea Tornielli, secondo cui il Pontefice avrebbe detto ai responsabili della fondazione che il governo di Macri "deve rispondere a tante necessità del popolo, non avete diritto di chiedergli un centesimo. Dio sempre provvede attraverso la divina provvidenza". E sembra anche che Bergoglio non abbia gradito la presenza del "666", il numero diabolico, tra le nell'assegno. Una cifra, però, non decisa dal governo, ma proveniente da una richiesta dalla Scholas occurrentes per alcune spese di ristrutturazione.

"Io penso ad alcuni benefattori della Chiesa che vengono con l’offerta: ‘Prenda per la Chiesa questa offerta’. È frutto del sangue di tanta gente sfruttata, maltrattata, schiavizzata con il lavoro malpagato! Io dirò a questa gente: ‘Per favore, portati indietro il tuo assegno, brucialo'", aveva dichiarato Papa Bergoglio in un'udienza generale lo scorso marzo 2016. "Il popolo di Dio, cioè la Chiesa – aveva aggiunto – non ha bisogno di soldi sporchi, ha bisogno di cuori aperti alla misericordia di Dio. È necessario avvicinarsi a Dio con mani purificate, evitando il male e praticando il bene e la giustizia".

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