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Nuove perquisizioni sulla Enrica Lexie, De Mistura: “Porteremo presto i marò a casa”

L’India nega l’immunità e procede con le indagini sulla Enrica Lexie interrogando gli altri marò sulla nave, Monti telefona al suo omologo indiano e Napolitano fa riferimento a un’azione politica e giuridica per farli tornare a casa. Intanto si attendono i test balistici sulle armi: “Se la prova balistica è a nostro favore non si solleva il putiferio, si esce, non si ringrazia”.
A cura di Susanna Picone
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L’India nega l’immunità e procede con le indagini sulla Enrica Lexie interrogando gli altri marò sulla nave, Monti telefona al suo omologo indiano e Napolitano fa riferimento a un’azione politica e giuridica per farli tornare a casa. Intanto si attendono i test balistici sulle armi.

La vicenda dei due marò italiani accusati in India di omicidio non solo diventa di giorno in giorno più complessa ma abbraccia ormai diversi esponenti della vita politica di entrambi i Paesi coinvolti. L’episodio che ha condotto in carcere Latorre e Girone, i marò presenti sulla Enrica Lexie e accusati di aver ucciso due pescatori indiani, è apparsa complessa e con troppi aspetti poco chiari sin dall’inizio e sin dall’inizio l’Italia ha insistito per giudicare il presunto reato nel nostro Paese poiché l’incidente sarebbe avvenuto in acque internazionali. Negli ultimi giorni, da quando cioè Latorre e Girone sono stati condotti al carcere di Trivandrum, dall’Italia in tanti si sono mobilitati rispondendo alla decisione del giudice di Kollam e chiedendo, infine, anche l’intervento dell’Unione Europea.

Le dichiarazioni di Monti e di Napolitano – Mentre il governo centrale di New Delhi ha dichiarato di non riconoscere l’immunità ai nostri marò, il premier Monti ha telefonato direttamente il suo omologo indiano facendo presente che “ogni atteggiamento da parte indiana non pienamente in linea con il diritto internazionale rischierebbe di creare un pericoloso precedente in materia di missioni internazionali di pace e di contrasto alla pirateria”, così come si è espresso il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha definito la situazione “molto delicata” ricordando che sul piano politico e diplomatico “l’unico modo per riportare i nostri ragazzi a casa è quello di evitare qualsiasi elemento di incrinatura nel rapporto di amicizia tra Italia e India”.

Ispezionata la Enrica Lexie e interrogati gli altri marò – Tutto questo mentre, dal punto di vista delle indagini, continuano in India le ispezioni sulla Enrica Lexie (già ieri i funzionari indiani avevano compiuto un primo sopralluogo interrogando gli altri marò presenti e i membri dell’equipaggio che hanno dovuto rispondere a tutte le domande sull’inchiesta) con i tecnici indiani che avrebbero prelevato la “scatola nera” della nave sulla quale non sarebbero presenti i dati relativi all’incidente del 15 febbraio. Si aspettano, intanto, anche i risultati degli esami balistici sulle armi: secondo la stampa indiana verranno sparati i proiettili dai fucili dei militari italiani e verranno confrontati con i proiettili estratti dal corpo dei pescatori.

Un esperto americano: “L’Italia ha ragione” – A tal riguardo si è espresso Staffan De Mistura che ha ripetuto l’importanza della prova balistica e assicurando che presto Latorre e Girone torneranno a casa: “Il diritto internazione non può essere tradito, sarebbe una tragedia per tutti anche per gli indiani”.

Se la prova balistica è a nostro favore non si solleva il putiferio, si esce, non si ringrazia, si saluta e si portano i marò fuori. Se, invece, la prova è contraria ai marò, in quel caso si alza in tiro o il tono con la comunità internazionale.

Dalla parte dell’Italia c’è anche, secondo quanto afferma l’Ansa, il capitano Joseph Murphy, esperto americano che è stato intervistato sulla vicenda dei marò: “Roma fa bene a reagire con forza perché la soluzione di questo caso ha un’enorme rilevanza internazionale”, per il docente “se passa la linea indiana, rischiamo di compromettere l’intera lotta internazionale alla pirateria”.

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