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Clonavano auto di lusso di San Marino per non pagare l’IVA, 25 denunciati a Napoli

La Polstrada ha scoperto un traffico di auto clonate nel Napoletano: venivano fatte risultare come provenienti da San Marino per non pagare l’IVA. Denunciate 25 persone.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Le auto risultavano tutte provenienti da San Marino, dove sull'acquisto c'è un'IVA dell'8%, totalmente azzerata per le reimmatricolazioni in Italia grazie ad accordi tra i due Stati. In realtà i veicoli, molti dei quali di pregio, provenivano sì dall'estero, ma da altre nazioni, ed erano dei cloni di veicoli circolanti nella piccola repubblica. Il traffico è stato ricostruito dalla Polizia Stradale del Compartimento Campania-Basilicata grazie ad accertamenti incrociati sulle autovetture, con i quali si è scoperto prima la "duplicazione" e poi il sistema escogitato per truffare lo Stato.

Le indagini sono nate quando sul tavolo della Motorizzazione di Napoli sono arrivati dei documenti per una reimmatricolazione di una automobile e che sembravano essere stati contraffatti. Sono partiti quindi gli accertamenti ed è risultato che quella stessa autovettura si trovava, almeno apparentemente, ancora a San Marino. Si trattava, con tutta evidenza, di un clone. Da qui le verifiche mirate su altri veicoli che avevano passato la stessa trafila, che hanno portato all'individuazione di 27 automobili, tra le quali Suv di pregio come Porsche Macane, Audi Q2, Q3, SQ5, A3 Sportback, Range Rover Evoque e anche berline come BMW Coupè, Mercedes A180D e 200D e numerose altre vetture da decine di migliaia di euro.

Appurando la reale provenienza dei veicoli, gli agenti hanno accertato che molti arrivavano dalla Germania. Con questo meccanismo, attuato grazie alla complicità di alcune agenzie di pratiche automobilistiche del Vesuviano, le reimmatricolazione avvenivano senza pagare il 22% di IVA dovuto per l'importazione. L'operazione ha portato alla denuncia a piede libero per 25 persone, ritenute responsabili, in concorso tra loro, di truffa e falsa attestazione a pubblico ufficiale.

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