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Cede un affresco di Villa Sora, il Parco archeologico di Ercolano: “Siamo subito intervenuti”

Il direttore Francesco Sirano: “Siamo subito intervenuti”. La Villa, che si trova a Torre del Greco, è stata da poco assegnata al Parco Archeologico di Ercolano.
A cura di Vincenzo Piccolo
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Un affresco di Villa Sora, sito archeologico da poco assegnato al Parco archeologico di Ercolano, ha ceduto nei giorni scorsi. Dalla direzione del Parco fanno sapere che i funzionari sono subito intervenuti per programmare gli interventi di restauro. «Il cedimento accende i riflettori su un tema attuale che interessa l’intero territorio del golfo di Napoli ed è lo sciame sismico che quotidianamente ci interessa», ha fatto sapere il direttore Sirano.

In una nota dello stesso direttore del Parco archeologico di Ercolano, si legge:

Non possiamo escludere che il crollo sia dovuto proprio a tali fenomeni (lo sciame sismico, ndr), che si sommano alle sollecitazioni che i diversi mutamenti dello scenario climatico determinano anche sul patrimonio culturale. Garantire la sicurezza del patrimonio e di tutti coloro che lo vivono, dai lavoratori ai visitatori, è una delle direttrici principali del nostro operato, in un processo di continuo miglioramento ed adeguamento alle circostanze ambientali e agli elementi di contesto, ad esempio sono recenti gli interventi per l’installazione di defibrillatori nel Parco di Ercolano.

Villa Sora, una dimora del I secolo avanti Cristo

Nella contrada di Sora, a circa 3,6 km a sud-est di Ercolano, sorgeva una villa marittima che si protendeva per 150 metri sul mare che faceva parte di un complesso di residenze citato anche da storici come Strabone e che punteggiavano il golfo di Napoli, dimora delle élite romane dell'epoca. La costruzione della villa risale alla metà del I secolo a.C., ma le strutture e le magnifiche parietali, che ancora oggi si posso ammirare, sono frutto di rimaneggiamenti effettuati a partire dalla prima epoca imperiale. Durante l'eruzione del 79 d.C., la villa era in fase di restauro, come dimostra un graffito rinvenuto, che annotava i costi dei lavori, i cumuli di calce presenti in alcune stanze e i pavimenti in pregiato marmo importato, che non erano ancora stati completati.

Le prime scoperte nell'area risalgono al XVII secolo, quando furono rinvenute due lastre in bronzo contenenti i decreti dei consoli Gneo Osidio Geta e Lucio Vagellio, insieme a un rilievo in marmo raffigurante Orfeo, Hermes ed Euridice, ora custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Furono gli scavi intrapresi da Francesco IV di Borbone tra il 1797 e il 1798 a portare alla luce il nucleo centrale della villa, che ruotava attorno a un grande salone absidato. Tuttavia, l'area cadde in un progressivo stato di abbandono fino agli scavi condotti tra il 1989 e il 1992 dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei.

Durante queste ricerche, furono esplorate aree mai indagate in epoca borbonica, rivelando corridoi di servizio, spazi per ricevimenti e stanze da letto finemente decorate. Ma a dare lustro alla Villa sono gli affreschi di una delle stanze da letto, caratterizzati da riquadri in blu egizio all'interno di cornici rosse ornate da motivi vegetali dorati. Nella parte superiore, si dipanano architetture fantastiche stilizzate su fondo blu, che decorano anche il soffitto, conferendo alla villa un'atmosfera di ineguagliabile raffinatezza.

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