Calitri, ritrovate dopo 19 anni le due guglie trafugate dalla Dogana di Avellino nel 2006

I due pinnacoli della Dogana di Avellino, trafugati nei primi mesi del 2006, sono stati ritrovati a Calitri, nell'Avellinese. Si chiude così un giallo durato quasi 20 anni. Dopo il furto gli ornamenti erano stati sotterrati in un fondo privato nel comune posto sulle rive del fiume Ofanto. A fare la scoperta sono stati i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale in sinergia con il locale comando provinciale. A seguito del rinvenimento i quattro proprietari dell'area in cui erano state nascoste le guglie sono stati denunciati. I reperti, alti un metro e mezzo e composti in materiale lapideo risalente al XVII secolo, sono stati stimati per un valore di 80mila euro.
La Procura di Avellino, dopo averne ordinato il sequestro e dopo averli posti sotto vincolo monumentale, ha affidato i marmi in custodia al sindaco calitrano Michele De Maio. Il furto dei due preziosi ornamenti – subito sottoposti a esame tecnico per valutarne eventuali danni e lo stato di conservazione – era stato denunciato nel 2006 dall'allora responsabile dell'ufficio furti della Soprintendenza Giuseppe Muollo. Uno dei tanti colpi inferti al monumento di Piazza Amendola che soltanto negli ultimi tempi sembra essere tornato protagonista dell'agenda politica locale. Lo storico edificio, infatti, dopo anni di abbandono è attualmente oggetto di un profondo intervento di riqualificazione da parte del comune di Avellino.
La nuova dogana, nelle intenzioni di chi se ne sta occupando, ospiterà eventi culturali, spazi di coworking, infopoint e una sala da 250 posti. L’obiettivo rimane quello di lasciare intatti i fregi decorativi originali, elementi che raccontano lo stile e l'opera di Cosimo Fanzago, tra i più importanti architetti e scultori del Seicento napoletano a cui i principi Caracciolo commissionarono l'edificio nel XVII secolo. Le sculture poste nelle nicchie della facciata, che riproducono tra gli altri Venere, Diana e Francesco Marino Caracciolo, sono attualmente conservate presso la Dogana dei Grani di Atripalda. Potrebbero tornare sulla storica facciata alla conclusione dei lavori, prevista entro il 2025.