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A Napoli solo uno su quattro paga le multe: i revisori bocciano il piano di rientro 2020 del Comune

Troppi debiti non previsti, vendita delle case popolari ferma al palo e riscossioni di tasse e multe bassissime. I revisori dei conti bocciano il piano di riequilibrio finanziario nel secondo semestre 2020 del Comune di Napoli, alle prese con un debito di circa 3,5 miliardi di euro: “Non è in linea”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Troppi debiti non previsti, vendita delle case popolari ferma al palo e riscossioni di tasse e multe bassissime. I revisori dei conti bocciano il piano di riequilibrio finanziario nel secondo semestre 2020 del Comune di Napoli, alle prese con un debito di circa 3,5 miliardi di euro. Nell'anno del Covid19 la riscossione dei tributi locali segna risultati deludenti. Sulle tasse incassati solo 600 milioni su 966 previsti, con una percentuale del 62,7%. Mentre per i tributi non pagati antecedenti al 2020 pari a 1,2 miliardi le entrate sono solo 107 milioni 8,67%. Va peggio per le multe e le altre entrate extratributarie, come le contravvenzioni stradali. Qui paga nell'anno solo un napoletano su 4: su 319 milioni previsti riscossi solo 71,8, pari al 22,47%, mentre addirittura su 1,3 miliardi degli anni precedenti le entrate si fermano a 23 milioni (1,74%). Diminuisce la spesa per il personale, ma grazie ad 812 pensionamenti nel 2020 per un risparmio negli ultimi 6 mesi di 11 milioni.

I revisori bocciano il piano di risanamento 2020

Questi i dati della relazione semestrale del collegio dei revisori del 3 giugno scorso – Costantino Sessa presidente, Domenico Carozza e Antonio Daniele consiglieri – inviata al ministero dell'Interno e alla Corte dei Conti sezione di Controllo della Campania. “Alla luce delle considerazioni analiticamente riferite alle leve del Piano” il collegio rileva che “l'andamento, registrato anche nell'anno 2020 ai fini del riequilibrio e del ripiano del disavanzo, complessivamente non sia in linea con quanto previsto dal Piano di Riequilibrio Pluriennale”. Palazzo San Giacomo è in pre-dissesto, infatti, dal 2013. Il piano di recupero del disavanzo è stato modificato più volte e attualmente l'istruttoria è ferma al ministero dell'Interno sull'ultima variazione del novembre 2018. Secondo l'ultimo piano il Comune doveva recuperare 167,8 milioni nel 2020, 139,3 milioni quest'anno e 111,9 milioni nel 2022. Mal'anno scorso ha recuperato solo 93 milioni, mentre sono rimasti fuori 74 milioni che dovrà recuperare quest'anno in aggiunta ai 139,3.

Flop dismissioni immobiliari

Da anni il piano di risanamento si basa su diverse leve: dismissione del patrimonio immobiliare, razionalizzazione delle partecipate, aliquote e tariffe dei tributi locali al massimo, nonché dei servizi a tariffa a domanda individuale e spending review. Sulle dismissioni però l'anno scorso ha segnato il passo. Nel piano per il 2020 erano previsti 88,6 milioni di incassi, di cui 18,6 da circa 12mila alloggi e terreni, 34,5 dalla vendita della rete del gas, 9,2 da alloggi Erp, 25,6 Terme di Agnano e 572mila da Ceinge. Sulle vendite immobiliari però ad oggi i revisori non hanno avuto ancora i risultati, per quanto chiesti più volte. Sulla vendita della rete del gas a febbraio 2021 l'aggiudicazione è andata a 2I Rete Gas di Milano. Il Ceinge è stato ceduto alla Federico II. Mentre per Terme di Agnano è in corso una trattativa con Inail.

Nessuno paga le tasse

Per quanto riguarda le tasse locali, “l'analisi dei dati complessivi dei titoli I e III delle entrate – scrivono i revisori – in conto competenza e in residui, sottolineano uno scarso grado di realizzazione degli accertamenti e delle riscossioni (principalmente in conto residui) con inevitabili riflessi negativi ai fini del reintegro dei fondi vincolati di cassa”. Per l'Imu, su 202 milioni previsti incassati 177,7. Per la Tari su 218 accertati nel 2020 incassati 83 milioni. Per il Cosap su 10,3 milioni incassati 7,5. Migliorano leggermente i tempi di pagamento alle imprese da 396 a 314 giorni, grazie all'anticipazione di liquidità dal Governo per mezzo miliardo. E i fitti passivi scendono da 3,6 a 3,4 milioni.

I revisori: “Serie criticità”

“Pur trattandosi di dati ancora provvisori – scrivono i revisori che si basano sul pre-consuntivo 2020 e non sul rendiconto non ancora disponibile – la gestione chiusa al 31 dicembre evidenzia serie criticità nel raggiungimento degli obiettivi prefissati nel piano di riequilibrio per l'esercizio 2020. La situazione è aggravata anche dalla preoccupante dinamica dei debiti fuori bilancio. Rispetto all'obiettivo di spesa stimato di euro 53 milioni, sul capitolo 42051, nel corso del 2020, sono stati assunti impegni per € 54,3 milioni”. “In un tale contesto, il protrarsi della pandemia da COVID 19 e la recente sentenza n. 80/2021 della Corte Costituzionale rende ancor più preoccupante il quadro generale, essendo l'Ente chiamato a verificare le conseguenze in termini di maggiore disavanzo”.

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