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A Caserta corsi di karate ed empatia agli infermieri contro aggressioni in ospedale

L’Ordine degli Infermieri di Caserta ha inserito nel piano formativo un corso di empatia e karate, allo scopo di far fronte alle aggressioni in ospedale.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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L'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Caserta ha deciso di inserire, nella formazione continua, un corso pensato ad hoc per rispondere ai numerosi casi di aggressione in ospedale, in particolar modo agli infermieri che si occupano del front office e quindi del primo approccio con l'utenza: si baserà sulle tecniche comunicative, ma comprenderà anche delle ore di pratica in cui verranno insegnate tecniche di autodifesa del karate.

Il "Corso in Tecniche di comunicazione preventive a manifestazione di aggressioni verbali e fisiche" è stato inserito nel piano formativo 2021-2022 dall'Opi Caserta, che conta circa 7mila iscritti. L'obiettivo principale è quello di insegnare a "trattare" in modo adeguato con l'utenza, anche adattandosi di volta in volta al tasso di alfabetizzazione e al grado di provenienza sociale; "sburocratizzare" il linguaggio, usando termini facilmente comprensibili dal paziente e dai familiari in modo da non erigere quel muro comunicativo che, in determinate situazioni come una emergenza medica, può facilmente portare a complicare il dialogo.

A Caserta corsi di karate ed empatia per gli infermieri

Il corso, tra i primi in Italia, comprenderà anche ore di pratica per insegnare l'autodifesa, con istruttori di karate che impartiranno lezioni sulle tecniche difensive di base. È stato pensato, spiega il presidente dell'Ordine Casertano, Gennaro Mona, in risposta agli episodi di aggressione registrati ai danni degli operatori sanitari, in aumento negli ultimi anni anche per via delle restrizioni anti Covid che vietavano l'ingresso nei reparti ai parenti.

Il karate, naturalmente, dovrà essere usato soltanto nei casi limite, davanti ad una aggressione. Ma lo scopo del corso resta quello di "umanizzare" ulteriormente gli operatori sanitari, fornendo quegli strumenti che serviranno a stabilire una empatia con i pazienti, anche coi più "difficili", per evitare che la paura, la frustrazione e la sofferenza possano degenerare in violenza.

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