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Morte del soldato Scieri, la commissione di inchiesta: “Emanuele fu aggredito in caserma”

La Commissione guidata da Sofia Amoddio (PD) ha accertato che alla Gamerra avvenivano “gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia”. Proprio di uno di questi episodi sarebbe stato vittima Emanuele Scieri, morto dopo tre giorni dall’arrivo nella caserma di Pisa.
A cura di Angela Marino
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"Non si è suicidato, è stato vittima di un episodio di nonnimo". Queste le conclusioni della Commissione di Inchiesta aperta in Parlamento sulla morte del parà siracusano Emanuele Scieri, il paà della Brigata Folgore trovato cadavere nella caserma Gamerra di Pisa, il 16 agosto 1999. È scritto nero su bianco nella relazione della commissione che ha concluso i lavori dopo 20 mesi. "Alla Gamerra", si legge nel rapporto, c'era "un'altissima, sorprendente tolleranza verso comportamenti di nonnismo".

Il caso

Il cadavere della recluta viene trovato sotto un tavolino nella Gamerra, ai piedi della torre dove vengono messi ad asciugare i paracadute, dopo tre giorni dal suo arrivo in caserma. Un comunicato dell'esercito dà notizia della morte del soldato Scieri, per un ‘incidente'. Increduli per la morte del figlio i genitori di Emanuele avviano delle indagini e grazie all'aiuto del consulente medico legale scoprono una terribile verità: Emanuele è precipitato dalla torre dopo ed è morto dopo sei ore di agonia. Poteva essere salvato, se qualcuno dei suoi commilitoni lo avesse cercato.

Caso riaperto grazie alla commissione di inchiesta

Solo grazie all'interessamento del deputato PD, Sofia Amoddio, il caso è tornato sotto i riflettori: "È stato fatto un lavoro puntale ed approfondito – acquisite quasi seimila pagine di documenti e 45 audizione – che ha portato la Procura di Pisa a riaprire le indagini sul caso. Intrecciando quelli acquisiti nel 1999 dalla magistratura con nuovi elementi – spiega l'onorevole – la Commissione ha accertato che alla Gamerra avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia". "Gli elementi da noi riscontrati – prosegue Amoddio – consentono di escludere categoricamente la tesi del suicidio o di una prova di forza alla quale si voleva sottoporre Emanuele Scieri scalando la torretta, tesi che nel '99 la catena di comando della Folgore suggerì  alla magistratura"

I passi falsi delle indagini ufficiali

"La consulenza cinematica di tecnici specializzati – continua – ha accertato che la presenza di una delle scarpe di Scieri ritrovata troppo distante dal cadavere, la ferita sul dorso del piede sinistro e sul polpaccio sinistro, sono del tutto incompatibili con una caduta dalla scala e mostrano chiaramente che il giovane è stato aggredito prima di salire sulla scaletta". La commissione ha fatto emergere "le falle e le distorsioni di un sistema disciplinare fuori controllo ed ha rintracciato elementi di responsabilità depositandoli presso la Procura della Repubblica di Pisa".

La presidente parla di "errori grossolani e responsabilità evidenti", nonché "numerose anomalie nei rilievi sulla scena del crimine: dalle audizioni degli stessi carabinieri che effettuarono i rilievi, apprendiamo che intervennero tre nuclei diversi dell'Arma dei Carabinieri e che le operazioni di rilevamento presero avvio in assenza del Pm e senza la presenza dei Ris. Il cadavere di Scieri fu manipolato per estrarre dal marsupio il telefono cellulare del ragazzo e risalire al suo numero di telefono".  Ora, ha concluso "speriamo che il nostro lavoro possa restituire verità e giustizia alla memoria di Emanuele".

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