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Sorelle 15enni scappano di casa ma ai carabinieri raccontano di essere state aggredite

Volevano evadere per qualche giorno dalla quotidianità, facendo perdere le proprie tracce e mandando in panico i genitori. Due ragazzine di 15 anni hanno finto un’aggressione per mascherare la propria fuga di casa. I carabinieri sono però riusciti a costruire l’accaduto, costringendole a confessare.
A cura di Filippo M. Capra
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Hanno pensato che le figlie fossero state rapite, tesi rafforzata anche da una preoccupante telefonata ricevuta dalle due che, dopo ore di silenzio, hanno contattato i genitori per dire: "Aiuto, stavamo camminando, ci hanno preso, non so dove mi trovo". In realtà, le due ragazzine di 15 anni, si erano allontanate volontariamente da casa senza recarsi a scuola, decidendo di far perdere le proprie tracce per vivere qualche giorno di spensieratezza e di fuga da una quotidianità che gli stava andando sempre più stretta.

Tutto è iniziato quando in una mattinata come un'altra, i genitori hanno lasciato le 15enni alla fermata del bus che le avrebbe portate all'istituto scolastico di Casatenovo, paese in provincia di Lecco. All'orario di fine delle lezioni, però, le due non sono tornate a casa, gettando nel panico marito e moglie. Così, quando nel pomeriggio le ore passavano e di loro non si avevano più notizie, hanno deciso di contattarle trovando entrambi i cellulari spenti. Inevitabile per i genitori recarsi al comando dei carabinieri di Carate Brianza (Monza e Brianza) e sporgere denuncia per la loro scomparsa. Proprio in quel momento, una delle due ha chiamato i genitori, lanciando l'allarme: "Aiuto, stavamo camminando, ci hanno preso, non so dove mi trovo". I carabinieri hanno immediatamente avviato la macchina delle ricerche, rintracciando le due ragazzine in una zona boschiva vicina al fiume Lambro grazie al gps dei loro cellulari, finalmente accesi dopo una giornata di silenzio.

Erano già passate le 18 quando i militari, per cercare di sfruttare al massimo le poche ore di luce rimaste, si sono avviati verso l'area in cui il segnale dei telefonini segnava fossero le due. Dopo diversi minuti di ricerca, i carabinieri hanno individuato un rudere in stato di abbandono con grate e porte chiuse, notando le due 15enni infreddolite e visibilmente provate dal freddo. Salvate, hanno raccontato di non sapere come fossero finite lì, ma di ricordare solamente di essere state aggredite da dietro. Per questo motivo, i carabinieri hanno attivano la procedura antiviolenza, trasferendo le due giovani alla clinica Mangiagalli di Milano dove dopo alcuni accertamenti i medici hanno escluso la violenza fisica e sessuale. Nonostante la buona notizia, i militari non hanno interrotto le indagini e, tornando sul luogo in cui le 15enni sono state ritrovate, hanno rinvenuto tracce di cibo, coperte ed effetti personali delle ragazzine. Altri rinvenimenti hanno portato i carabinieri a pensare che la fuga fosse stata organizzata proprio dalle 15enni. Sottoposte a tale tesi, le giovani hanno ribadito di essere "state aggredite da dietro da degli sconosciuti".

Due ore dopo l'interrogatorio, davanti alle evidenze offerte dai carabinieri di Carate Brianza, le giovani sono crollate, raccontando la verità: volevano scappare dalla quotidianità per qualche giorno. Dopo aver finto di aver preso il pullman che le avrebbe condotte a scuola, erano andate al supermercato per comprare del cibo. Subito dopo si sono dirette verso il bosco, dove poi sono state ritrovate. A fargli cambiare idea, il repentino cambio di temperatura, il freddo e il gelo e l'impossibilità di allontanarsi dal rudere in cui si erano rintanate. Fortunatamente i cellulari avevano ancora batteria sufficiente per concedere ai carabinieri di individuarle e condurle a casa.

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