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Rapimento Eitan, domani l’udienza a Tel Aviv che deciderà per il ritorno in Italia

Si svolgerà domani, giovedì 23 settembre, la prima udienza a Tel Aviv che deciderà sul ritorno in Italia di Eitan, il bimbo di 6 anni sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. Dall’11 settembre il piccolo è al centro di una contesa famigliare: la parte materna vuole che rimanga in Israele mentre quella paterna che torni in provincia di Pavia.
A cura di Ilaria Quattrone
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Domani, giovedì 23 settembre, sarà un giorno fondamentale per il futuro di Eitan: i giudici del tribunale di Tel Aviv dovranno decidere sul possibile ritorno del bimbo, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone, in Italia. Per questo motivo la zia paterna Aya Biran, che il tribunale di Pavia ha riconosciuto come tutrice legale, si trova da domenica in Israele. Dall'11 settembre, il piccolo è al centro di una diatriba famigliare che vede da una parte i parenti materni e dall'altra quelli paterni. Tutto ha avuto inizio dopo che il nonno materno Shmuel Peleg lo ha prelevato dalla casa degli zii paterni, lo ha portato fino in Svizzera e con un volo privato è arrivato in Israele. Da allora l'uomo è indagato dagli inquirenti italiani per sequestro di persona aggravata: con lui anche l'ex moglie e nonna materna di Eitan.

La nonna materna: Vuole restare in Israele

Proprio ieri la donna ha raccontato che il nipote continua a ripetere di voler restare in Israele: "Nessuno lo ha convinto a dirlo". Parole pronunciate per difendersi dall'accusa di uno degli zii paterni, l'unico ad aver visto il bambino, di un "lavaggio del cervello". Sempre lei aveva affermato di aver ottenuto dal comune di Tel Aviv il permesso per l'iscrizione della scuola elementare. Dello stesso avviso anche la zia materna Gali che nei giorni precedenti ha presentato istanza di adozione: "Voglio crescerlo come se fosse figlio mio". Le azioni della famiglia materna, hanno scosso e sconvolto la parte paterna. La zia Aya Biran, fin da subito, aveva spiegato di voler volare in Israele per chiedere "la restituzione immediata". Il marito di Aya, Or Nirko, si è detto preoccupato per "la salute mentale del bambino" e che a decidere su adozioni e simili debba essere un tribunale italiano.

Indagato anche l'autista israeliano

All'inizio di questa vicenda, il governo israeliano aveva incaricato dei consulenti legali che avevano spiegato come il bambino "dovesse tornare in Italia". Intanto mentre infuria la polemica tra le due fazioni e si attende il giudizio del tribunale israeliano, proseguono le indagini della Procura di Pavia. Oltre ai nonni, anche l'autista israeliano che ha accompagnato Peleg e Eitan in Svizzera è stato iscritto nel registro degli indagati. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire gli spostamenti del 58enne e provando a capire se qualcuno possa averlo aiutato. In particolare si stanno concentrando su come il piccolo possa aver varcato il confine pur essendosi un divieto di espatrio e pur, nonostante avesse il passaporto, non avendo un'autorizzazione al trasferimento.

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