“Palpeggia e bacia una paziente durante una visita”: a processo un osteopata
Un osteopata è finito a processo perché accusato di aver violentato una paziente. I fatti risalgono al 3 luglio 2018 e sono avvenuti a Bergamo. La vittima è una donna che, all'epoca dei fatti, aveva 33 anni e che si era rivolta al professionista per alcuni dolori cervicali. Alla prima visita non era accaduto nulla, ma alla seconda ci sarebbe stato l'abuso. La vittima aveva poi raccontato tutto al padre.
La mattina del 3 luglio, l'uomo le avrebbe – così come raccontato dal quotidiano locale BergamoNews – chiesto di sedersi sul lettino. Avrebbe iniziato a massaggiarle le spalle, poi – come ha raccontato ai carabinieri – le avrebbe afferrato le mani e gliele avrebbe portate dietro la schiena. Nel frattempo avrebbe avvicinato sempre più il suo corpo a lei fino a farle toccare le parti intime.
La presunta violenza
Avrebbe quindi iniziato ad ansimare e avrebbe chiesto alla paziente di "lasciarsi andare". Le avrebbe addirittura morso le orecchie e baciato il collo. Poi avrebbe iniziato a massaggiarle il seno. Lui le avrebbe addirittura detto che quelle manovre sarebbero servite per "distendere la muscolatura cervicale". La vittima, confusa e spaventata, avrebbe deciso comunque di fissare un altro appuntamento.
Il 20 luglio, però, ad accompagnare c'erano il padre, il marito e il suo suocero. Con il marito, avrebbe deciso di organizzare una videochiamata nascondendo il cellulare nella borsa così da riprendere tutto l'incontro. L'appuntamento sarebbe stato una replica di quello precedente. Questa volta ci sarebbe stato anche un bacio. Quel video è stato mostrato ieri, mercoledì 22 marzo, in udienza.
Attraverso quelle immagini è stato possibile far partire le indagini: l'osteopata è accusato di violenza sessuale, ma avrebbe sostenuto che a baciarlo sia stata la vittima. Ha ovviamente negato i palpeggiamenti e sostenuto che si trattava di semplici manipolazioni. La prossima udienza sarà il 3 maggio. Nel frattempo la donna avrebbe iniziato a soffrire di un grave disturbo ansioso depressivo cronico. E sarebbero stati chiesti 125mila euro di danni morali.
