1.390 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Muore mentre fa jogging, il fratello: “Soccorso da uno straniero, ma al 112 nessuno parla inglese”

Francesco Padovan, il fratello del 47enne Marco morto mentre stava facendo jogging al parco del Ticino: “Soccorsi sono arrivati in ritardo perché nessuno al 112 parlava inglese”.
A cura di Giorgia Venturini
1.390 CONDIVISIONI
Immagine

"I soccorsi sono arrivati tardi perché nessuno al 112 parla inglese". A spiegare cosa è successo è Francesco Padovan, il fratello del 47enne Marco morto mentre stava facendo jogging al parco del Ticino il 20 novembre del 2021.

Marco morto durante una corsa

In un'intervista a Il Corriere della Sera, il 47enne stava correndo vicino al fiume quando improvvisamente si è sentito male e si è accasciato a terra in una zona isolata e impervia. La vittima conosceva benissimo la zona, lì andava spesso a correre. Ma quel giorno ha avuto un malore. Il primo a soccorrerlo è stato un pilota di aerei britannici che vive a Londra e che a novembre dello scorso anno si trovava in Lombardia: quel giorno aveva approfittato della giornata libera per andare a pedalare nei boschi.

Lo straniero si è subito attivato per prestare i primi soccorsi. Ha chiamato il 112 ma nessuno parlava inglese: "Il pilota inglese mi ha riferito che era impossibile comunicare in modo adeguato perché chi ha risposto non parlava mezza parola in inglese. Dopo alcuni minuti al telefono finalmente gli hanno passato qualcuno in grado di comprendere la sua lingua". Così, secondo il fratello della vittima, i soccorsi sono arrivati in ritardo.

La morte per cause naturale

Il fratello poi ribadisce che Marco è morto per cause naturale e che forse con maggiore tempestività dei soccorsi le cose non sarebbero cambiate. "Ma io me lo chiedo e vorrei capire come andrebbe in futuro se accadesse a qualcun altro. Gli operatori che rispondono al telefono l’inglese devono saperlo, punto e basta".

Successivamente al pilota altri passanti si sono fermati a soccorrere la vittima, ma il fratello ha precisato che a distanza di un anno non si sa ancora la loro identità. "Vorremmo ritrovarle, contattarle, parlare con loro, ringraziarle, chiedere più dettagli possibili riguardo a quella giornata terribile. Rimane per noi il rammarico di questi soccorsi a nostro parere un po' tardivi".

1.390 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views