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Milano, consigliera comunale si autodenuncia: “Ho preso il bonus di 600 euro, non vivo di politica”

“Non vivo di politica perché non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa e mantengo mia figlia”. Con un lungo post su Facebook la consigliera comunale milanese Anita Pirovano si è ‘autodenunciata’ per aver richiesto il bonus di 600 euro previsto per le partite Iva tra le misure per combattere l’emergenza coronavirus.
A cura di Simone Gorla
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"Mi autodenuncio. Non vivo di politica perché non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e – addirittura – ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza". Sono le parole con cui la consigliera comunale milanese Anita Pirovano in un post sul suo profilo Facebook si è simbolicamente ‘autodenunciata‘ come una delle "duemila persone tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci", che hanno chiesto e ottenuto il bonus di 600 euro previsto per le partite Iva. Una polemica nata dal caso dei 5 parlamentari che hanno preso il denaro previsto per il sostegno dei lavoratori autonomi in crisi durante l'emergenza coronavirus.

La consigliera milanese si ‘autodenuncia': Ho preso il bonus, lavoro e mantengo mia figlia

Le parole della consigliera milanese sono una denuncia contro chi fa "di tutta l'erba un fascio" e non considera che la situazione di chi fa il consigliere comunale o l'amministratore locale è ben diversa da quella dei parlamentari. I rimborsi per chi siede nei consigli comunali non sono certo tali da sostituirsi a una professione. "Ho studiato fino al dottorato e all’esame di stato per diventare psicologa e ricercatrice sociale, professione in cui negli ultimi tempi mi sembra spesso di essere “più utile” alla società che in consiglio comunale (attività a cui comunque dedico tutto il tempo non lavorato e la passione di cui sono capace)", ha scritto la consigliera eletta con la lista ‘Sinistra x Milano'.

"Non potevo chiedere una misura di sostegno ai lavoratori destinata perché faccio anche politica?"

"Infine e soprattutto pur non cedendo alle sirene antipolitiche ho capito sulla mia pelle che avere un lavoro (nel mio caso più d’uno in regime di lavoro autonomo) mi consente di essere “più libera” nell’impegno politico presente e ancora più nelle scelte sul futuro, per definizione incerto", prosegue il post di Pirovano. "Come tanti mi indigno – perché è surreale – se un parlamentare in carica fruisce ammortizzatori sociali e penso sia paradossale che una misura di sostegno al reddito non preveda nessuna soglia di reddito. Tutto ciò premesso qualcuno – magari anche più lucido e meno incazzato di me – mi spiega perché da lavoratrice (e la politica non è un lavoro per definizione) non avrei dovuto fare richiesta di una misura di sostegno ai lavoratori destinata perché faccio anche politica?".
Lo stesso, ricorda, vale per sindaci dei piccoli comuni, amministratori "con una grandissima responsabilità pubblica e un’indennità di poche centinaia di euro annue".

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