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Il caso di Giovanna Pedretti

“La recensione è vera, ma di aprile. Non so chi sia il cliente”: la versione di Giovanna Pedretti ai carabinieri

Giovanna Pedretti, quando era stata in caserma come persona informata dei fatti, aveva spiegato ai Carabinieri che la recensione era stata pubblicata su Google nell’aprile del 2023. La donna avrebbe conservato lo screenshot del post e deciso di replicare pubblicamente a inizio 2024.
A cura di Francesca Del Boca
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Giovanna Pedretti
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Sabato 13 gennaio i Carabinieri avevano convocato in caserma Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano trovata morta il giorno dopo. Gli inquirenti cercavano di capire se in quella recensione postata l'11 gennaio sul profilo Facebook dalla donna, un commento scioccante contro gay e disabili diventato a tutti gli effetti un caso mediatico, si potesse prefigurare il reato di istigazione all'odio.

Nel frattempo la 59enne, nei giorni successivi alla diffusione della notizia, finisce al centro delle polemiche social con l'accusa di essersi inventata tutto per fare pubblicità al proprio locale, nonostante si tratti di una piccola attività di provinci,a frequentata soprattutto dalle persone del posto. Domenica 14 gennaio, il ritrovamento del suo corpo senza vita nel fiume Lambro, a due passi dalla pizzeria.

La versione di Giovanna Perdetti ai Carabinieri

In quest'occasione Giovanna Pedretti, convocata dai Carabinieri unicamente come persona informata dei fatti, tiene il punto e nega fermamente di aver costruito il post Facebook ad arte. Racconta che la recensione su Google era autentica, sì, ma era stata pubblicata nell'aprile del 2023: all'epoca la 59enne aveva fatto uno screenshot del commento, poi cancellato, e se ne era ricordata solo quando, mesi dopo, durante un servizio serale, avrebbe cacciato – per non meglio precisati motivi – un cliente dal ristorante. Pur non avendo riconosciuto in quest'ultimo l'autore della recensione omofoba, la signora – secondo quanto ha riportato ai Carabinieri – avrebbe così deciso di rispolverare quel vecchio commento e di "rispondere" pubblicamente attraverso un post su Facebook.

La ristoratrice, quindi, non ha mai confermato di aver riconosciuto l'autore della recensione, né di sapere di chi si trattasse. Così come non avrebbe mai ammesso di aver modificato lo screenshot con programmi appositi. Quindi sarà l'autorità giudiziaria, che ora ha richiesto informazioni direttamente a Google, l'unica a poter accertare la veridicità del commento e della successiva risposta.

La ricostruzione di Lorenzo Biagiarelli

"Lo screenshot sembra falso", era immediatamente intervenuto Lorenzo Biagiarelli, chef tv e blogger di cibo, dopo che la storia di Giovanna Pedretti era stata diffusa dalla stampa nazionale. Il post social, in men che non si dica, fa il giro del web. "Il font della recensione, come quello della risposta, è diverso da quello usato da Google. Google Maps usa Product Sans, mentre questo è un altro. Le scritte di Google (‘risposta del proprietario', ‘6 recensioni', gli stessi loghi) sono sgranate, mentre il corpo del testo è perfettamente a fuoco", scrive il protagonista del programma Rai È Sempre Mezzogiorno, che poco dopo chiama la 59enne per chiedere spiegazioni.

E ancora. "Alcune lettere escono dalla linea immaginaria tracciata dai tre puntini in alto (è il formato standard Google, le parole restano sempre all'interno di quella linea, o lo sforano di poco, ma in nessun caso una parola comincia dopo quel limite). Sia la recensione che la risposta presentano simili errori di ortografia, il più evidente è la minuscola dopo tutti i punti: sembrano scritte dalla stessa mano". Infine, "lo stesso testo della recensione è pericolosamente simile a un'altra scovata su Dissapore, che a suo tempo destò le stesse reazioni".

La Procura indaga per istigazione al suicidio

La donna, 59 anni, è stata trovata senza vita il 14 gennaio scorso: il suo corpo è stato ripescato dalle rive del Lambro, a due passi da casa, dove verosimilmente si era gettata dopo aver compiuto gesti autolesionsitici. Sulla vicenda la Procura di Lodi ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, mentre tra domani e giovedì sono in programma l'autopsia e l'esame tossicologico. Sotto l'occhio della compagnia dei Carabinieri di Lodi anche i dispositivi elettronici della donna, che insieme al marito Nello D'Avino gestisce da decenni il locale in centro a Sant'Angelo Lodigiano.

Le indagini coordinate dal Procuratore Maurizio Romanelli si concentreranno anche sulla veridicità di quel post. Gli inquirenti cercheranno inoltre di ricostruire se e come la pressione mediatica e social possa aver influito sulla tragica decisione finale, e quanto possa pesare il quadro familiare della donna, che proprio 13 anni fa aveva perso un fratello nello stesso modo.

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