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Gaia Romani e il cambio della targa in “assessora”: “Da 5 mesi centinaia di persone mi insultano”

L’assessora ai Servizi civici e generali del Comune di Milano, Gaia Romani, ha ricevuto centinaia di migliaia di insulti e offese da quando, poco dopo l’insediamento a Palazzo Marino, ha deciso di cambiare la targa del suo ufficio da “assessore” ad “assessora”. “Manca un sistema in grado di proteggerti dall’odio sui social”, spiega a Fanpage.it.
A cura di Giorgia Venturini
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Tutto è iniziato qualche giorno dopo la sua elezione come assessora ai Servizi civici e generali del Comune di Milano. Quando Gaia Romani con una foto pubblicata sui social ha mostrava di aver cambiato la targa sulla porta del suo ufficio: da "assessore" ad "assessora". Allora Gaia Romani aveva precisato che "il cambiamento parte dalle piccole azioni". Fin da subito la foto aveva scatenato un dibattito social, tutto però nel segno del rispetto e dell'educazione. Fino a quando quel post con il passare delle settimane ha raggiunto 200mila commenti: tutti insulti e messaggi violenti che su qualsiasi social è quasi impossibile fermare. A Fanpage.it Gaia Romani ha raccontato tutto.

Assessora, quando sono iniziati gli insulti sui social?

Ho pubblicato questa foto sui social il 2 dicembre perché da sempre porto avanti la battaglia di genere con grande convinzione. Quando ricevo persone nel mio ufficio non mi piaceva l'idea che si trovassero sulla mia porta la scritta "assessore", perché ci tengo al linguaggio di genere. Quindi per me è stato immediato: entrare in ufficio e cambiare alcune cose. Ho sistemato così qualcosa che per me era da aggiornare. Ho condiviso sui social questa foto senza pensare che potesse creare questo tipo di reazione. Mi sono accorta che ha avuto un effetto positivo.

Poi a un certo punto sono arrivati i commenti negativi…

Sono arrivati gli insulti. Erano rivolti all'inizio più al mio incarico. Mi scrivevano cose come: "così spendete i fondi pubblici", "vi sembra questa una priorità". Poi è stata la volta anche degli insulti alla persona, come "idiota" e "cretina". Con il passare del tempo però i contenuti degli insulti sono peggiorati: i peggiori sono iniziati in privato e quando il mio post è stato ricondiviso in gruppi violenti. La cosa ha iniziato a spaventarmi, avevo il terrore che diventasse virale. Ho sperato che prima o poi tutto questo finisse.

Sono diminuiti i commenti con il passare delle settimane? 

All'inizio sì. Ricevevo però sempre qualche insulto che mi faceva rivivere ancora tutto. Ho notato che a scriverli erano soprattutto nomi maschili. Però non volevo eliminare il post e limitare i commenti perché io ho il diritto di pubblicare cosa voglio. A un certo punto però tutto è peggiorato: in pochissime ore i nuovi commenti di odio sono arrivati a 1.200. Così è ricominciato l'incubo: ogni 10 secondi avevo un commento nuovo. E ancora: negli ultimi giorni i commenti di violenza sono arrivati a 200mila.

Sono arrivate anche minacce? 

Per lo più messaggi di violenza. Nessuna minaccia di morte. Tanti insulti su come sono arrivata a ricoprire il mio nuovo incarico da assessora e qualche messaggio legato alla violenza sessuale. Comunque è tutto molto logorante, da cinque mesi ho centinaia di persone che mi insultano.

Si è rivolta a qualcuno per chiedere aiuto?

Ho fatto un video che ho pubblicato per chiedere aiuto, avevo paura che tutta questa violenza potesse andare avanti. La prima volta pensi che potrà andare avanti e finire. Non c'è un limite. Mi sono rivolta a una avvocata che segue i personaggi pubblici che sono esposti a questo tipo di violenza. Stanno analizzando i commenti che ho ricevuto. Mi sono rivolta anche alla polizia postale, ma non possono fare molto.

Nel senso che i commenti violenti non possono essere sempre fermati?

Purtroppo Facebook, così come gli altri social, è una piattaforma privata quindi lo stesso social e la polizia postale non ti possono proteggere e non possono evitare tutto questo. Unica cosa che possono consigliarti è quello di eliminare il post o limitare i commenti. Solo che io non toglierò mai il post. Ho limitato i commenti ultimamente. Manca però un sistema in grado di proteggerti dall'odio sui social.

È riuscita a capire chi è che ti commenta?

Non è sempre e solo un'unica persona. Ci sono sicuramente anche dei troll, ma molto spesso sono persone che hanno un profilo: nelle foto si vede che hanno una famiglia, una vita vera insomma. Non sono finti profili. La polizia postale però può intervenire solo in presenza di minaccia grave, solo se c'è un concreto pericolo. Non sempre ci sono gli estremi per una denuncia. Una volta che lo studio legale ha analizzato i commenti più brutti, la polizia postale può decidere se intervenire ma in qualsiasi caso ci deve essere una notizia di reato. Ora non so chi denunciare, devo però gestire un fenomeno che va avanti da mesi.

Secondo lei non ci sono abbastanza tutele?

Manca un sistema di protezione, eppure io sono una vittima. Non c'è soluzione se sei sommersa da commenti di critica e di violenza. Diverso invece se sei vittima di minaccia. La cosa che tengo a precisare è che se fanno fatica persone come me, cioè che hanno un ruolo nelle istituzioni, ad avere qualche tutela sui social, figuriamoci altre ragazze completamente sole.

E l'unica soluzione non può essere abbandonare i social…

Ho sempre vissuto i social come qualcosa di bello che ti premette di metterti in contatto con le persone. Quando sei vittima però di migliaia e migliaia di commenti simili ti accorgi che sei solo. Non c'è un numero che puoi chiamare per chiedere aiuto. Dovresti segnalare tutto alla piattaforma social ma non è facile: è molto più semplice eliminare i social. Ma io non lo posso fare e non voglio. A me piace usare i social: è un modo per parlare con i cittadini e con le persone. Bisogna però cercare di tutelare di più gli utenti. E soprattutto le donne, sono soprattutto loro le destinatarie di questi messaggi di odio.

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